Finire indagata per aver offerto una cioccolata calda: può succedere se il cacao in polvere utilizzato per prepararla andava «utilizzato preferibilmente» entro il mese di giugno del 1990 e se chi l’ha bevuta è dovuto andare a farsi curare al pronto soccorso.
È così che una 77enne di Vicenza è stata messa sotto inchiesta dalla procura dopo che le persone a cui l’aveva offerta (il figlio, due nipotini e un amichetto) si sono sentiti male, tanto che uno di loro, colto da vomito e dissenteria, è andato in ospedale, dove gli è stata diagnosticata un’intossicazione alimentare con una ventina di giorni di prognosi. Il referto, dal pronto soccorso, è stato segnalato alla procura ed è per questo che la nonna vicentina è indagata. Di certo lei non aveva alcuna intenzione di avvelenare i parenti, anche perché della scadenza della bustina di cacao se n’è accorta dopo, quando tutti si chiedevano perché una tazza di cioccolata calda potesse provocare quei forti dolori. Eppure, anche una busta sigillata con all’interno un prodotto senza liquidi può fare male, a dispetto del «consumare preferibilmente entro… » che non sembra un termine tassativo. Ma anche per il cacao, 25 anni sono tanti. «Probabilmente si era degradato nel tempo – spiega Angiola Vanzo, direttrice del Servizio igiene degli alimenti dell’Usi 6 di Vicenza – ci sono prodotti che non sono mai totalmente privi di organismi viventi, non sono sterilizzati del tutto». L’attenzione va data non solo al contenuto, ma anche alla confezione. «Se si deteriora il contenitore – avverte – ci possono essere contaminazioni di organismi patogeni». In generale, occorre evitare di ingerire alimenti scaduti, soprattutto se contengono liquidi. «Ci sono prodotti essiccati che possono durare di più, mentre quelli con liquidi possono ammuffire. Ci sono due categorie di scadenze, quelle in cui è vietato consumare dopo la data indicata e quelle in cui è scritto di consumare “preferibilmente” entro una certa data. Gli alimenti più a rischio sono il latte fresco e i latticini: vanno consumati al massimo qualche giorno dopo la scadenza». Altrimenti i disturbi intestinali si fanno sentire, dal vomito alla dissenteria, come è accaduto ai quattro che hanno bevuto la cioccolata della nonna finita in tribunale.
Il Giornale di Vicenza – 1 aprile 2015