«Attualmente ci sono 221 colonie in tutto il territorio dell´Ulss 6. Solo lo scorso anno sono state 39 quelle nuove». A fornire i numeri che permettono di scattare una fotografia sul fenomeno è Enrico La Greca, direttore del Servizio sanità animale dell´Ulss 6. E spiega: «Il gatto, rispetto al cane, gode di uno status giuridico diverso.
Non viene considerato “randagio” se si incappa in un micio che gironzola in strada e non c´è neppure l´obbligo di identificazione, se non su base volontaria. Insomma, il gatto è un animale che può muoversi libero per le strade, cosa che invece non è permessa ai cani. Le colonie altro non sono che degli aggregati di esemplari stabilmente presenti in un territorio; e questo gruppo quando è riconosciuto viene tutelato dalla legge».
È interessante sapere che le colonie sono matriarcali: in pratica, il nucleo centrale della colonia è formato dalle femmine imparentate che collaborano per l´allevamento dei gattini. Anche i maschi hanno una loro gerarchia all´interno del gruppo, sono più portati a muoversi sul territorio ed entrano in azione prevalentemente nel periodo riproduttivo. Continua La Greca insieme al veterinario responsabile del settore, Cristina Marcolin: «Nel momento in cui si identifica una colonia, e questa viene segnalata all´Ulss, si nomina una sorta di responsabile, il cosiddetto “gattaro” che ha il compito di tenere pulita l´area, somministrare il cibo in modo tale da non recare fastidi alle persone che abitano vicino e controllare lo stato di salute dei felini».
Quando si parla di colonie il principale obiettivo è quello di contenere il numero. «Una gatta – continua La Greca – è in grado di figliare anche oltre dieci cuccioli in un anno. La maturità sessuale viene raggiunta dai 6 agli 8 mesi, e quindi il numero nel gruppo può aumentare in modo esponenziale. Per questo interveniamo con le sterilizzazioni. L´anno scorso sono state 365 (247 femmine e 118 maschi), una media di un intervento al giorno. Gli interventi vengono effettuati dai nostri veterinari negli ambulatori di Vicenza e Noventa Vicentina. I gatti sterilizzati vengono marcati con un segno all´orecchio destro e un tatuaggio riportante un numero progressivo e il codice dell´Ulss, in modo tale da evitare di riprendere lo stesso micio due volte».
Si tratta di una serie di interventi chirurgici che, alla fine dell´anno costano «a fronte di trasferimenti statali sempre più ridotti – precisa il direttore -. L´anno scorso la cifra trasferita dalla Regione per l´intero capitolo sterilizzazioni di cani e gatti è stata di poco superiore ai 5 mila euro. Davvero poco. Si tratta di attività che riusciamo comunque a realizzare anche grazie alla preziosa collaborazione dei gattari volontari che si occupano della cattura, che ci portano gli animali e poi li seguono nel post- operatorio. Consideri anche che spesso la cattura non è agevole e che questi animali non si fanno prendere con facilità».
Nel Comune di Vicenza la rete di collaborazione tra Enpa, e quindi mondo del volontariato, amministrazione comunale e Ulss, ha permesso finora di garantire un servizio di assistenza anche per i gatti trovatelli malati oppure vittime di incidenti.
A fine gennaio sono state approvate, nell´ambito di un Accordo Stato- Regioni, una serie di direttive che ora il Veneto dovrà recepire entro l´anno. «Sono state fornite delle indicazioni che in gran parte qui già si attuano – dichiara La Greca – come il fatto di consigliare caldamente di far mettere il microchip al gatto di casa, per riuscire sempre ad identificarlo. E continuare nel lavoro di identificazione delle colonie e limitazione delle nascite. Si dovranno attendere le disposizioni regionali per verificare se saranno introdotte ulteriori novità. Il vero nodo del problema comunque è un altro, ovvero gli abbandoni di animali da parte dei privati. Alle campagne di sterilizzazione vanno affiancate campagne di informazione per cambiare la mentalità delle persone. Finchè ci saranno cittadini che culturalmente non accettano la sterilizzazione o che non vogliono affrontare i costi della stessa, e che abbandonano per strada i gattini nati in casa, o gli adulti dei quali si sono stufati, il numero di gatti di strada non cambierà sostanzialmente perché i gatti di casa rappresentano un serbatoio infinito».
Un corso diploma le “gattare”
Nel Comune di Vicenza è operativo il nuovo regolamento che riguarda gli animali che dà autorevolezza alla figura del volontario. Entro ottobre il via alle lezioni rivolte a chi controlla le colonie. E l´istituzione di un vero e proprio albo
C´è quella mitica dei Simpson e quella che diede inizio a tutto, romana o veneziana che sia. E poi ce ne sono tante altre, volontarie ma anche volontari dell´Enpa, che ogni giorni con passione e amore nutrono e curano i gatti randagi. Per loro, gattare e gattari, ci vorrà professionalità. Lo impone il nuovo regolamento per la tutela degli animali del Comune di Vicenza. Entro l´autunno si terrà il primo corso che permetterà di diplomare formalmente i volontari che già oggi curano le numerose colonie che sono presenti nel vicentino. «Un modo – commenta l´assessore all´ambiente, Antonio Dalla Pozza – per dare dignità a queste importanti “sentinelle” che proteggono e curano i mici delle colonie dalle malattie, ma anche dagli avvelenamenti».
LO STEREOTIPO. L´immagine della “gattara” è cambiata. Una volta era infatti associata all´idea della vecchietta col cartoccio che arrivava e buttava vicino al cassonetto del cibo, rigorosamente avanzi. E lì si radunavano i gatti randagi. Oggi la “gattara” indica molto di più. È una persona che sicuramente continua a portare cibo e acqua alla colonia, ma si occupa anche delle cure, del mantenimento della pulizia, aiuta l´azione dell´Ulss nel contenimento numerico degli esemplari tramite la sterilizzazione. Per farlo ci vuole dedizione. Lo sanno bene all´Enpa, ente protezione animali, di Vicenza che “gestisce” il servizio. C´è una stretta collaborazione tra volontari e Servizi venterinari dell´Ulss 6 per mantenere sotto controllo la colonia sia dal punto di vista numerico, organizzando le sterilizzazioni, che dal punto di vista dell´aspetto igienico sanitario.
LA RIVOLUZIONE. In mezzo, tra le due visioni di “gattara” c´è una legge che ha permesso la rivoluzione: la legge 281 del 1991 che ha stabilito che, per limitare il numero di animali “vaganti”, non si deve più ricorrere alla soppressione, agli stermini di massa del passato, ma «il controllo della popolazione dei cani e dei gatti mediante la limitazione delle nascite che, tenuto conto del progresso scientifico, avviene presso i servizi veterinari delle unità sanitarie locali».
Spiega l´assessore Antonio Dalla Pozza: «Le colonie sono state fino ad oggi gestite su base volontaria. Un servizio meritorio e utile per la comunità. Ma anche il volontariato va specializzato e formare queste persone è il prossimo passo. Il nuovo regolamento degli animali, approvato a dicembre dal Consiglio Comunale, è diventato operativo da un mese, punta a istituzionalizzare tale figura. Per farlo servirà creare un percorso formativo mettendo insieme Ulss 6, Enpa e altre associazioni che intendano partecipare».
Il corso prevede una durata di 12 ore che saranno suddivise tra cenni di sanità ed alimentazione animale, nozioni generali di igiene pubblica e comunicazione. È prevista anche una prova prima del rilascio del patentino e l´iscrizioni all´Albo dei gattari che sarà costituito ad hoc in Comune.
«Tutti questi volontari rappresentano un presidio importante – conclude Dalla Pozza – e, con il nuovo regolamento, ora anche Vicenza si adegua agli standard di altre città dove già avveniva la formazione per queste figure. Si tratta di un riconoscimento, ma anche un modo per uniformare il modus operandi di tutti e garantire ancora maggiore tutela agli animali e a chi sta intorno a questi animali, a chi vive vicino alle colonie»
Il Giornale di Vicenza – 20 marzo 2013