LA NOVITÀ. Una decina gli ospiti spastici coinvolti nel progetto sociale. All´Aias utilizzata la pet therapy come momento di riabilitazione Il disagio si trasforma in sorriso lavando e coccolando tre animali
I cani Jordan, Any e Max sono concentrati sui loro esercizi a quattro zampe. Davanti ci sono Angelo e Luca, due disabili ospitati nella struttura di via Adua, che li seguono con lo sguardo. Assistere i loro amici cani diventa così un rinnovato impulso per superare le barriere. È la prima scena in cui ci si imbatte entrando nel salone dell´Aias, Associazione italiana assistenza spastici di Valdagno. L´emozione è tanta: è l´ora della “pet therapy”, con attività anche esterne. Ad accompagnare gli ospiti nella nuova avventura con un golden retriver, un labrador ed un piccolo meticcio c´è Massimo Ricatti, operatore dell´associazione vicentina “Utility dog”. «L´idea è venuta al presidente dell´Aias, Claudio Lupo: una volta alla settimana vengo con i miei cani per sviluppare questo entusiasmante progetto». Proposti toilettatura ed esercizi di obbedienza, ma anche la semplice preparazione della pappa per vincere la paura dei cani. «Occorre capire quale tipo di approccio proporre con l´animale possa portare vantaggi alla persona adulta coinvolta nel progetto. C´è chi partecipa come può al lavaggio del cane e chi, invece, si limita ad osserve», spiega Ricatti che alle spalle ha un´esperienza decennale di operatore nell´Aias valdagnese fondata otre 40 anni fa da Santa Lupo, scomparsa nel luglio 2008. Operazioni semplici e quasi insignificanti per una persona normale, ma «che per un disabile diventano come una montagna da superare». Eppure loro ce la mettono tutta, ansiosi di raggiungere la “vetta”.
L´operatrice Roberta Lorenzi che assiste una decina di ragazzi del progetto “Pet therapy” afferma: «Il programma è stato inserito in un contesto di gioco. Un sorriso, una lacrima e un gesto di avvicinamento per chi ha paura sono già conquiste per persone che hanno disabilità anche gravissime come i nostri ospiti».
Il presidente Lupo ha lavorato due anni per capire come attuare questo progetto. Ora sta raccogliendo i frutti: «Inizialmente doveva essere un esperimento, ma viste le soddisfazioni che stiamo raccogliendo diventerà un´attività permanente. Andremo avanti anche quest´inverno con terapie individuali e collettive. L´aspetto più interessante per associazioni come la nostra è che non occorrono grandi risorse economiche: solo quel che viene richiesto dall´ operatore cinofilo». E Ricatti non è un novellino del settore: conta esperienze nel carcere di Verona, dove ora propone la pet therapy e collabora con i servizi sociali dell´Ulss 5, con incontri nell´ospedale vecchio “San Lorenzo” che rientrano in un progetto destinato agli studenti delle medie della Valle dell´Agno
L´operatrice Roberta Lorenzi che assiste una decina di ragazzi del progetto “Pet therapy” afferma: «Il programma è stato inserito in un contesto di gioco. Un sorriso, una lacrima e un gesto di avvicinamento per chi ha paura sono già conquiste per persone che hanno disabilità anche gravissime come i nostri ospiti».
Il presidente Lupo ha lavorato due anni per capire come attuare questo progetto. Ora sta raccogliendo i frutti: «Inizialmente doveva essere un esperimento, ma viste le soddisfazioni che stiamo raccogliendo diventerà un´attività permanente. Andremo avanti anche quest´inverno con terapie individuali e collettive. L´aspetto più interessante per associazioni come la nostra è che non occorrono grandi risorse economiche: solo quel che viene richiesto dall´ operatore cinofilo». E Ricatti non è un novellino del settore: conta esperienze nel carcere di Verona, dove ora propone la pet therapy e collabora con i servizi sociali dell´Ulss 5, con incontri nell´ospedale vecchio “San Lorenzo” che rientrano in un progetto destinato agli studenti delle medie della Valle dell´Agno
Il Giornale di Vicenza – 14 agosto 2012