“L’orso è ben più tutelato dei nostri allevatori, delle loro imprese, dei posti di lavoro e del turismo che tutto ciò genera. Se andiamo avanti di questo passo ci vedremo costretti a suggerire caldamente ai nostri soci di abbandonare i territori pericolosi e non presidiati adeguatamente dalle forze dell’ordine, per limitare i danni”.
Sono queste le dure parole con le quali i presidenti provinciali di Coldiretti, Martino Cerantola, e di Confagricoltura, Michele Negretto, intervengono all’indomani del tavolo di lavoro riunitosi sulla delicata questione in Regione Veneto, alla presenza dell’assessore Daniele Stival e del presidente della Commissione Ambiente, Nicola Finco.
“Pare difficile definire animale questo orso – proseguono Cerantola e Negretto – in quanto non si tratta più di un individuo che cerca cibo per sopravvivere, ma di un vero e proprio cacciatore, che semina terrore tra gli animali, tra gli allevatori e, se non verrà rapidamente fermato anche tra le persone”.
Sono otto infatti i bovini finora aggrediti ed uccisi dall’orso in altopiano di Asiago, ai quali si aggiungono molti altri capi feriti o gravemente compromessi sul versante della riproduzione e della produzione. Danni diretti che difficilmente saranno equamente pagati e danni indiretti che, invece, non sono neppure riconosciuti.
“Il tavolo regionale è stato una grande delusione – proseguono Cerantola e Negretto – e denota l’estrema fragilità ed impotenza delle nostre istituzioni, incapaci di farsi valere e, soprattutto, di tutelare cittadini ed aziende, quindi l’economia del territorio. Un livello istituzionale, quindi, attorno al quale dovrà maturare un’attenta riflessione se questi sono i risultati”. Unico punto messo a segno, peraltro a metà, fermo restando che l’orso non potrà essere né spostato, né catturato, è la richiesta al Ministero di istallare un collare per il radiocontrollo.
“Le normative europee di tutela degli orsi e la burocrazia – concludono Cerantola e Negretto – impediscono al buon senso di farsi spazio, determinando una situazione di insicurezza gravissima. Sono già molti gli allevatori che stanno valutando di riportare a valle i propri animali, mentre i greggi di pecore salteranno la stagione. Gli sventurati che hanno subito danni saranno difficilmente risarciti per intero, in quanto i fondi regionali in materia sono irrisori. Occorrono misure urgenti a difesa di cittadini ed aziende del territorio. Deve finire il tempo delle chiacchiere, per lasciare spazio alla concretezza”.
Vicenza report – 28 giugno 2014