Esposto in Procura del Movimento 5 Stelle sul caso dell’inquinamento delle falde da Pfas: i pentastellati fanno istanza di sequestro preventivo dello stabilimento Miteni di Trissino, quindi la nomina di un commissario giudiziale che porti avanti l’attività occupandosi anche «dell’arresto dell’inquinamento e della bonifica». Il testo, scritto dai 5 Stelle e da Medicina Democratica, è stato firmato da esponenti locali e nazionali del Movimento, compreso il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.
«Chiediamo che la Procura risalga ai responsabili di quanto accaduto, a chi non ha fatto i controlli» ha dichiarato Di Maio ieri ad un sit in davanti al tribunale di Vicenza. L’esposto chiede la bonifica dei siti inquinati e ipotizza risarcimenti danni: si stima un’area inquinata da Pfas (sostanza perfluoroalchiliche) pari a 180 chilometri quadrati, con 70 Comuni interessati da Verona a Padova, a Vicenza, a Rovigo. Ripercorre l’accaduto fino ad oggi, compresa la chiusura di 61 pozzi a gennaio 2015 a Sarego, voluta dal sindaco Roberto Castiglion (del Movimento). A pochi passi di distanza, ieri, hanno manifestato anche alcuni dipendenti della Miteni con Cgil, Cisl e Uil. «Siamo qui per solidarietà verso un collega Rsu, invalido, ingiustamente licenziato da Miteni l’anno scorso – spiegavano Renato Volpiana e Gianpietro Ceretta, Rsu – il processo è in corso. Siamo d’accordo sulla necessità di una bonifica e sul cercare i responsabili dell’inquinamento, ma chi investiga tenga conto che l’azienda è appartenuta alla famiglia Marzotto fino a fine anni Ottanta». Di Maio li ha incontrati, assicurando che «l’intento dell’esposto non è certo chiudere le aziende, quanto accaduto non è certo colpa dei lavoratori: se la magistratura sarà veloce, questo rischio non ci sarà». (Il Corriere del Veneto)
Inquinamento da Pfas, Di Maio: «Disastro ambientale per 400mila»
Un vasto inquinamento che mette a rischio la salute di quasi 400 mila residenti delle province di Vicenza, Padova, Verona e Rovigo. E’ questo l’allarme lanciato stamane a Vicenza dal Movimento Cinque Stelle che ha formalizzato un esposto alla Procura della Repubblica del capoluogo berico, con lo scopo di individuare i responsabili dell’inquinamento da Pfas (sostanze perfluoro-alchiliche) “responsabili – secondo i firmatari dell’iniziativa – del disastro ambientale legato alla presenza delle sostanze perfluoroalchiliche in Veneto”.
Prima dell’incontro con il procuratore, durante il quale è stato depositato l’esposto, i vertici del Movimento Cinque Stelle hanno incontrato i rappresentanti sindacali delle aziende coinvolte per poi tenere una conferenza stampa (che ha avuto luogo all’aperto, all’esterno del tribunale di Borgo Berga) in cui è stata sottolineata la necessità di bonifica dei siti inquinati e le ipotesi di risarcimento per il danno arrecato, ma soprattutto l’individuazione e la denuncia dei responsabili dell’inquinamento.
Presenti in Tribunale, oltre al parlamentare e vicepresidente della Camera, onorevole Luigi Di Maio, i senatori Enrico Cappelletti, Gianni Girotto e Giovanni Endrizzi, i deputati Marco Brugnerotto, Emanuele Cozzolino, e Marco Da Villa, i consiglieri regionali Jacopo Berti e Manuel Brusco e i rappresentanti dei comuni, tra cui Daniele Ferrarin per Vicenza, Roberto Castiglion e Flavio Zambon per Sarego (rispettivamente sindaco e assessore) e Sonia Perenzoni per Montecchio Maggiore. Di Maio ha parlato senza mezzi termini di disastro ambientale che riguarda quattro province, spiegando che solo a Sarego, comune dove amministra il M5S, sono stati chiusi 60 pozzi privati su 80 e dove tale inquinamento costa alle casse comunali oltre 1 milione di euro all’anno.
«Chi inquina deve pagare con la galera – ha precisato Di Maio – e per questo noi abbiamo presentato l’esposto alla Procura a Vicenza, che è stato possibile autotassandoci con gli stipendi dei nostri portavoce, dei consiglieri regionale e dei parlamentari». «Non è assolutamente in discussione la contrapposizione lavoro-salute – ha poi aggiunto il vicepresidente della Camera – noi vogliamo accertare chi sia colpevole di un disastro ambientale. Non ce l’abbiamo solo con chi inquina ma soprattutto con chi non li controlla, con chi alza i livelli di soglia di tollerabilità e con chi gira la faccia dall’altra parte per il solito ricatto occupazionale. Se questi lavoratori hanno un diritto, è quello al lavoro ma anche alla salute, perchè loro sono i primi esposti in queste fabbriche».
«Vogliamo andare sino in fondo – la promessa dell’on. Di Maio – per capire chi in tutti questi anni non ha fatto il proprio dovere. Alla fine non mi meraviglierei se grazie a questo esposto alla fine venisse coinvolto in un’inchiesta qualche burocrate o qualche politico». (Il Gazzettino)
9 aprile 2016