Il servizio urgenze ed emergenze opera in locali inadeguati. Spazi stretti e insufficienti per la centrale del 118 ma non c´è una certezza sulla nuova sistemazione Resta in piedi l´ultima ipotesi: il polo di Laghetto
Suem. Servizio straordinario. Ogni giorno un impegno massacrante, senza soste, una responsabilità da brividi. Ma una logistica neppure da micro-ospedale di periferia per la centrale operativa del 118 guidata dal primario Federico Politi. Una sede fatiscente, inadeguata.
Locali stretti in cui il personale deve dividere pochi metri quadrati di superficie, dove è difficile fare formazione. Un paio di salette adattate per le pause o il ristoro ma con spazi insufficienti. Magazzini sistemati in qualche modo. Quattro posti di ascolto così ravvicinati per cui, quando le chiamate esterne sono concomitanti, le voci si coprono. Ambulanze e automediche che, per mancanza di garage, stazionano giorno e notte all´aperto, in un´area di passaggio di veicoli privati, camion e altri mezzi di servizio e di trasporto diretti verso il pronto soccorso o altre zone dell´ospedale, con la conseguenza, quando fa freddo, che si deteriora la meccanica e si gela il materiale sanitario, in primis le flebo, all´interno.
La cosiddetta camera calda, dove, appena arrivate le ambulanze, vengono scaricate le lettighe con i pazienti e i feriti, e che, proprio perché accoglie persone in condizioni precarie e vulnerabili, avrebbe bisogno di un ambiente chiuso e climatizzato, è anch´essa all´aperto, esposta alle intemperie e agli scarichi di gas, senza alcuna protezione. Il personale, in attesa di una nuova missione, è costretto a stare in una specie di recinto dal pavimento a gruviera. Insomma, una situazione non degna di una centrale operativa che ogni giorno, per 24 ore, è chiamata a coordinare la rete provinciale dell´urgenza sanitaria, a lanciare gli interventi di emergenza, a guidare una complessa macchina operativa e a decidere in pochi istanti cosa fare per salvare un´altra vita umana. È uno degli ultimi buchi neri di un ospedale che, sotto la gestione del dg Antonio Alessandri, dal 2003 ad oggi, quasi due lunghi mandati, si è ormai rinnovato quasi dappertutto, passando in molti quartieri del San Bortolo dal medioevo al futuro. Ma, purtroppo, è una crepa che resta. A dire il vero, Alessandri la soluzione ha cercato di trovarla a più riprese anche per la centrale del 118. Una prima ipotesi è stata di sopraelevarla, di costruire un secondo piano lungo tutto il perimetro del corridoio interno che oggi porta alla sede del Suem.
L´idea è stata, però, presto accantonata. Poi si è pensato di spostare la centrale nell´ex seminario dall´altra parte di via Rodolfi, dove sta nascendo, con qualche non ancora superato problema finanziario, il nuovo San Bortolo 2. Qui gli spazi non sarebbero certo mancati, ma, ad una valutazione approfondita, la posizione non è parsa l´ideale per i compiti della centrale e le uscite dei mezzi di soccorso. La terza via, tuttora valida e praticabile, è quella di portare il Suem nell´area marosticana di Laghetto, dove dovrebbe sorgere la cittadella della sicurezza. È il progetto che Alessandri in questi anni ha tenacemente inseguito fra non poche difficoltà, inserendolo nell´accordo di programma sancito con Comune e Regione, ma che, in questo momento, non appare immediatamente realizzabile. Un problema, uno dei principali, che passa in eredità al dg che, dal primo gennaio, sarà chiamato a governare l´Ulss per il prossimo triennio.
Il freddo più intenso previsto in arrivo a Nordest e a Vicenza nei prossimi giorni potrebbe far peggiorare lo stato del parco-macchine del Suem.
Le ambulanze a disposizione sono sette. Due hanno percorso poco più di 80 mila chilometri, ma le altre 5 hanno superato abbondantemente i 220 mila e avrebbero bisogno, se non fossero duri e impietosi tempi di spending review, di essere sostituite.
Migliore la situazione delle auto mediche. «Stiamo allestendo – spiega il primario Federico Politi – quella donataci dalla Fondazione San Bortolo grazie all´impegno del presidente Ferretto, e per dicembre dovremmo disporne di una seconda. È un mezzo che usiamo molto, che consente di far uscire subito il medico e di far arrivare più personale sul luogo del soccorso, dove si dirige subito anche l´ambulanza con l´autista e l´infermiere».
Sede funzionale o meno, prosegue, comunque, sempre il grosso lavoro della squadra del 118, un team affiatato di uomini e donne, che ha visto nelle scorse settimane andare in pensione due pilastri storici come le operatrici di centrale Alice Borgo e Rita Poli, 41 anni di milizia ospedaliera, al Suem di Vicenza dall´avvio della centrale nel 1988, due autentiche pioniere di questo servizio di urgenza in prima linea.
Fino ad oggi nel 2012 sono state soccorse e trasportate oltre 38 mila persone: 4 mila 914 codici rossi, 16 mila 920 codici gialli, 16 mila 114 codici bianchi
Il Giornale di Vicenza – 1 dicembre 2012