Dopo che i carabinieri di Thiene hanno osservato l’ex comandante di Asiago e lo hanno intercettato con telefonate compromettenti con un indagato. L’indagato Moia che avrebbe chiesto 100 mila al presidente del Consorzio Pesavento evitò l’arresto grazie a un avvocato.
È la telefonata intercettata dai carabinieri il 24 marzo 2011 che segna, come uno spartiacque, la carriera del vicequestore della Forestale Isidoro Furlan. Due anni dopo egli ripete di essere estraneo ai sospetti e di essere stato incastrato. Ma quel giorno l´ufficiale, che guida il nucleo investigativo (Nipaf) di Vicenza e comanda i forestali dell´Altopiano di Asiago, telefona a Paolo Zentilini. Quest´ultimo, con Giovanni Turrina, è l´ex socio di Giuliano Pesavento e dei fratelli Matteazzi nella “Casearia dell´Altopiano d´Asiago”, azienda di Dueville di prim´ordine nella vendita di formaggi che fattura sui 23-25 milioni di euro. Tra i due gruppi imprenditoriali è in atto uno scontro durissimo senza esclusione di colpi. Nell´aprile 2010 c´era stato il sequestro di forme di grana padano alla Casearia per asserite marchiature fasulle in danno del Consorzio tutela. Sequestro per il quale rischiano il processo per un ipotetico tentativo di frode in commercio oltre a Pesavento e Tiziano Matteazzi (avv. Marco Dal Ben), anche Roberto Sanguin (avv. Ilaria De Marzi), contro i quali il pm Gianni Pipeschi ha concluso le indagini preliminari. Il grana, comunque, per i consulenti è ok, non è farlocco.
Proprio quel sequestro eseguito dai Nas e che ha messo in difficoltà i vertici della Casearia, scrivono i carabinieri di Thiene del capitano Sabatino Piscitello nel rapporto al procuratore di Bassano, è stato «provocato» da Stefano Moia, già dipendente della Casearia e alleato di Zentilini-Turrina. Ma anche Moia, assieme all´amica ed ex collega di lavoro Giuseppina Chimetto di Caldogno, adesso rischia il processo per ricettazione e minacce contro Pesavento, in un cortocircuito affaristico-giudiziario, allorché Moia otto mesi dopo il sequestro dei formaggi ha telefonato a Pesavento e gli avrebbe chiesto 100 mila euro per consegnargli un marchio fasullo del consorzio grana padano che sarebbe stato usato dalla Casearia. Una richiesta estorsiva che porta Moia a un soffio dall´arresto in flagranza tra il 18 e 19 febbraio 2011, evitato dal consiglio di un avvocato di Villafranca, al quale si era rivolto con Turrina e Zentilini, a dimostrazione della combutta a più livelli.
Ma soffermiamoci sul ruolo del comandante Furlan, che finisce nel mirino dei carabinieri dopo un pranzo compromettente il 2 marzo 2011 al ristorante “alla Fiera” di Verona. I commensali sono Zentilini, Turrina e Moia. Furlan si è sempre difeso sostenendo di essere impegnato in indagini per il recupero del marchio falso. Dal tenore delle intercettazioni, però, emergono altre confidenze. Non proprio commendevoli per un pubblico ufficiale. Furlan, appunto, chiama Zentilini e gli confida che il capo della procura di Bassano, gli ha detto: «Tre giorni…e dopo partiamo». «È una bomba atomica», aggiunge Furlan, alludendo alla perquisizione che ha in animo di fare. Dovrebbe avvenire il giorno prima che gli ispettori della Mc Donald certifichino la società di Dueville. Evidente il danno che la società patirebbe. Ma il forestale non può sapere che il magistrato lo sta mettendo alla prova, perché essendo stata avviata l´inchiesta sul conto di Moia che avrebbe chiesto i 100 mila euro a Pesavento a gennaio, i carabinieri stano intercettando numerose persone del giro Casearia. A che gioco sta giocando Furlan? Ai colleghi ha sempre ripetuto di essere stato incastrato. Gli accertamenti avviati sul suo conto, è la sua tesi, dimostreranno che non ha fatto alcun doppio gioco.
Ma torniamo al 24 marzo 2011 quando Furlan telefona a Moia. «Si ricorda che c´è?», gli chiede e Moia replica: «Sì, c´è il discorso di Paolo». Paolo è Zentilini, il quale sta aspettando che Casearia evada un suo grosso ordine d´acquisto e gli scoccerebbe che la Forestale intervenisse quando tutta la merce non gli è ancora stata consegnata. Furlan allora rassicura Moia (il quale in quel torno temporale è indagato di tentata estorsione a Pesavento): «Ecco, allora dobbiamo stare fermi, ma intanto la mettiamo giù a livello teorico». L´indomani, Moia chiama l´amica Chimetto per sapere del ritrovamento del marchio da parte dei carabinieri di Cremona. Le ribadisce che era d´accordo con il comandante Furlan per fare la perquisizione. Quindi Moia chiama il forestale e lo informa che i carabinieri hanno rivenuto il marchio. Per la cronaca, quel marchio fasullo del grana padano scagionerebbe la Casearia perché non è compatibile col formaggio sequestrato.
Fatto sta che Furlan è messo sotto inchiesta dal procuratore Ruberto per il suo comportamento, e non è escluso che il fasciciolo per competenza venga trasferito a Vicenza. Nel frattempo, Furlan, che fino al 2011 aveva un curriculum professionale ineccepibile, è stato assegnato al comando provinciale di Belluno.
Il Giornale di Vicenza – 15 febbraio 2013