Nel 2012 nel rifugio di Norfolk ucciso il 90% dei cani e gatti soccorsi. La loro difesa: “Erano inadottabili”
La Peta (People for the Ethical Treatment of Animals), organizzazione no-profit a sostegno degli animali, si trova a doversi difendere da una montagna di critiche che potrebbe comprometterne per sempre la reputazione. L’associazione animalista, molto nota in America grazie a campagne shock e all’adesione di diversi vip, avrebbe infatti ordinato ed eseguito l’eutanasia di ben 1.647 animali domestici nel rifugio di Norfolk, Virginia.
I numeri
Le statistiche, che hanno costretto l’organizzazione animalista ad una difficile difesa, sono state promosse dal Center for Consumer Freedom, associazione in difesa dei diritti dei consumatori che più volte si è scontrata con la Peta. L’accusa di uccidere i propri ospiti risale infatti a diversi anni fa, già nel 2009 il Center for Consumer Freedom denunciò in maniera molto chiara l’uso dell’eutanasia da parte della Peta. Ora, però, l’accusa è sostenuta da dati precisi. Secondo le statistiche nel 2012 il ricovero in Virginia ha ospitato 1110 gatti e 733 cani, di cui sono stati trasferiti presso altre sedi 22 gatti e 108 cani, sono stati reclamati dai legittimi proprietari 2 gatti e 3 cani, mentre 1045 gatti e 602 cani sono morti attraverso eutanasia. Infine, 34 gatti e 7 cani sono stati collocati sotto la voce “Miscellanea”. Secondo il centro dal 1998 la Peta avrebbe ucciso 29.398 animali domestici.
“L’eutanasia è una tragica necessità”
Il portavoce della Peta ha difeso l’associazione affermando che “la maggior parte degli animali che prendiamo in custodia sono rifiutati dalla società, sono aggressivi, su punto di morte, o comunque non adottabili”. Quando la campagna contro la Peta mosse i primi significativi passi nel 2009, sul blog ufficiale veniva difesa la scelta dell’eutanasia come un male necessario. Le associazioni che rifiutavano l’uso dell’eutanasia – veniva scritto nel post – finivano per riempirsi subito e dover rifiutare nuovi ingressi. Del resto, “fino a quando gli animali si fanno riprodurre di propria iniziativa e le persone non sterilizzano i loro amici a quattro zampe, i rifugi aperti e le organizzazioni come le Peta devono fare il lavoro sporco della società. L’eutanasia non è una soluzione alla sovrappopolazione, ma, vista la crisi attuale, è una tragica necessità”.
23 marzo 2013