Gli uomini che pensano di avere un’infezione da virus Zika trasmessa da zanzare in zone endemiche dovrebbero avere rapporti sessuali protetti dal condom per almeno sei mesi, secondo le linee guida appena pubblicate dai Centers for Disease Control and Prevention su Morbidity and Mortality Weekly Report, che raccomandano rapporti protetti anche alle gestanti per la durata della gravidanza e alle donne non in attesa, se il partner si è di recente recato in zone a rischio.
«Il nostro obiettivo è di suggerire a medici e pazienti il modo migliore per gestire rapporti sessuali e gravidanze nel sospetto di un’infezione da Zika» esordisce Denise Jamieson del Gruppo risposta allo Zika virus dei Cdc, precisando che il documento si basa sulle evidenze scientifiche finora note e non sulla completa e definitiva comprensione della patologia indotta dall’infezione virale. «Nonostante la maggior parte dei casi di microcefalia da Zika sembri causata da un’infezione materna in gravidanza, sono stati segnalati almeno sei casi confermati di trasmissione per via sessuale negli Stati Uniti» riprende la ricercatrice, precisando che il seme maschile mostrava i segni della presenza virale 62 giorni dopo l’esordio dei sintomi dell’infezione da Zika. Ma dal documento Cdc emergono altre indicazioni: le donne infettate dal virus devono attendere almeno 8 settimane dopo l’insorgenza dei sintomi prima di pianificare una gravidanza. Gli uomini, invece, dovrebbero aspettare almeno 6 mesi prima di tentare il concepimento, mentre chi, pur essendo asintomatico, è stato in aree a trasmissione attiva, dovrebbe attendere almeno 8 settimane.
«Un’infezione da Zika dovrebbe essere sospettata in pazienti che riferiscono l’insorgenza acuta di febbre, eruzioni cutanee, dolori articolari o congiuntivite dopo aver viaggiato in zone endemiche, oppure in chi ha avuto rapporti sessuali non protetti con qualcuno che si è recato in un’area ad alto rischio di contagio e che ha avuto manifestazioni cliniche suggestive del contagio entro due settimane dal rientro» osserva Jamieson, sottolineando un altro aspetto importante: i Cdc stimano che 138.000 donne in età riproduttiva a Puerto Rico, una zona a trasmissione attiva, non usano mezzi affidabili di contraccezione. «Il Cdc sta cercando di ampliare l’accesso delle donne alla contraccezione efficace e ad adeguate consulenze sulla salute sessuale e riproduttiva, ma le leggi e le politiche che restringono l’accesso a questi servizi dovrebbero essere modificate con urgenza per prevenire il più possibile il diffondersi del contagio per via sessuale» conclude la ricercatrice.
Doctor33 – 4 aprile 2016