Il ministero dell’Economia conferma il buon andamento delle entrate fiscali, che stanno dando un contributo importante alla riduzione del disavanzo pubblico. Nei primi sette mesi del 2015 il fabbisogno del settore statale, cioè la differenza tra le entrate e le spese di bilancio, è stato di 23,9 miliardi di euro, quasi la metà rispetto allo stesso periodo del 2014 (oltre 43 miliardi). Un livello, dice il ministero dell’Economia, «in linea» con la prevista riduzione del disavanzo nel 2015.
Sul buon risultato dei conti pubblici incidono anche fattori straordinari, ad esempio il venir meno delle spese per il rimborso dei debiti commerciali arretrati e dei contributi versati al fondo europeo salva-Stati, che avevano appesantito il bilancio 2014. Ma giocano in positivo anche i minori interessi sul debito pubblico e, sottolinea il Tesoro, «i maggiori incassi, in particolare di natura fiscale».
Per le imposte il Tesoro ha registrato «un aumento legato anche agli effetti dell’autoliquidazione» che, secondo fonti del Dipartimento delle Finanze profilano, su base annua, un possibile incremento di gettito di 2 miliardi rispetto alle previsioni contenute nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile. La proiezione c’è, ma è troppo presto per parlare di un nuovo, inatteso, tesoretto. I tecnici del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in proposito, sono prudenti. Anche perché il dato dell’autoliquidazione di luglio potrebbe rivelarsi effimero.
Dei 2 miliardi di extra gettito potenziale, più della metà vengono infatti dall’Irap, che a regola, dopo la riduzione della base imponibile decisa l’anno scorso, avrebbe dovuto diminuire. E invece sta aumentando. Probabilmente le imprese più grandi non hanno tenuto conto della nuova norma, continuando ad applicare il solito metodo di calcolo. Potranno però farlo con il secondo acconto di novembre, e solo allora si potrà avere un quadro più chiaro. Un altro motivo che induce il Tesoro alla cautela è il gettito delle accise, soprattutto quelle su olii minerali e gas, in forte calo. Dipende dal metodo di calcolo delle imposte, che fa riferimento ai consumi dell’anno precedente, ma da questo fronte è già emerso un miliardo di minor gettito per il 2015.
Sempre per prudenza, il governo ha deciso di registrare nei conti le possibili perdite (il buco sulle accise è stato coperto con il bilancio di assestamento), e non le possibili maggiori entrate che pure, Irap a parte, si sono registrate. L’Ires pagata dalle imprese, ad esempio, è in crescita rispetto al 2014. Il gettito di luglio fa segnare 250 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente, altro segnale di un miglioramento del clima economico. Scontato, invece, il calo degli incassi Irpef, dovuto alla modifica delle detrazioni fiscali (ad esempio le aliquote per le ristrutturazioni edilizie e di riqualificazione energetica).
Quest’anno, secondo il piano trasmesso a Bruxelles, il bilancio pubblico dovrebbe chiudere con un rapporto tra il deficit ed il prodotto interno lordo del 2,6%, in diminuzione rispetto al 3% cui si è chiuso il bilancio del 2014. Secondo il Tesoro, i dati del fabbisogno dei primi sette mesi dell’anno, con la riduzione di quasi 20 miliardi registrata fin qui, mettono l’obiettivo alla portata.
Chiudere bene il bilancio del 2015 è la premessa indispensabile per programmare anche nel 2016 una manovra espansiva, e anche a questo serve la correzione dei conti della sanità per 2,3 miliardi prevista dal decreto enti locali, sul quale il governo ha posto ieri la questione di fiducia alla Camera (sarà votata oggi). Per il 2016 il governo vuole tagliare 5 miliardi di tasse sugli immobili, tra prima casa, terreni agricoli e macchinari, e scongiurare l’aumento dell’Iva e il taglio delle detrazioni fiscali che pesano per 16 miliardi sui conti del 2016. Tra maggior deficit e tagli di spesa, per ora, il governo ha individuato solo 16 miliardi per la copertura di una manovra che, dai circa 20 attuali, potrebbe salire facilmente verso i 25 miliardi di euro con il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, l’adeguamento delle pensioni ed altre esigenze.
Mario Sensini – Il Corriere della Sera – 4 agosto 2015