Secondo la notizia riportata da alcune testate venete sarebbe in corso un’indagine su presunti mancati controlli sul pescato nel Veneziano. Ci sarebbero due dipendenti dei servizi veterinari coinvolti
Gli articoli di giornale usciti in questi giorni sulla vicenda non ci permettono di farci un’idea chiara a causa dell’approssimazione con cui vengono descritti gli ipotetici fatti. Per quanto ci riguarda attendiamo con fiducia che le indagini della magistratura facciano il loro corso. In un momento di grave crisi quale è quella che stiamo attraversando, la tutela dei consumatori e della salute pubblica è prioritaria. Ed è importante che i servizi sanitari siano messi nelle condizioni di svolgere appieno il proprio lavoro di controllo e di garanzia per la sicurezza alimentare. A tutela dei cittadini e degli stessi produttori.
Di seguito l’articolo della Nuova Venezia.
Vongole e controlli, indagati due dipendenti del servizio veterinario dell’Usl 12
Due dipendenti del servizio veterinario dell’Asl 12 sono stati indagati dal pm Gava in un’indagine su presunti mancati controlli a vongole e cozze nella zona di Malamocco e Pellestrina. È un’indagine iniziata alcuni mesi fa e che due giorni fa ha portato alla perquisizione di alcuni uffici del settore veterinario nella sede Asl di piazzale Giustiniani. I finanzieri del Nucleo Natanti del Reparto Aeronavale, a cui Gava ha affidato le indagini. hanno sequestrato diversi documenti. Secondo quanto si è appreso, l’indagine è partita alcuni mesi fa quando gli uomini del colonnello Massimo Mocellin hanno eseguito dei controlli su parte del pescato. Da alcuni primi accertamenti hanno capito che quel pescato, che doveva essere stato controllato prima di essere messo sul mercato dagli ispettori dell’Asl, non era stato sottoposto a verifiche. In sostanza non era stato certificato che si trattava di pesce commestibile. Le indagini dei militari sono proseguite sentendo a verbale diverse persone, tra cui pescatori, ma pure dipendenti dello stesso settore veterinario. All’inizio come persone informate sui fatti. Ora però l’indagine ha fatto un salto e due dipendenti del settore sono stati iscritti nel registro degli indagati. Questo anche per consentire agli investigatori di compiere degli accertamenti sui due. Da stabilire se veramente gli accertamenti non sono stati eseguiti e perché questo non è avvenuto. C’è poi un aspetto preoccupante che dovrà essere ancora controllato: in quel pescato non controllato c’era anche del prodotto proveniente da zone dove la pesca è vietata per motivi igienico-sanitari? Già in passato altre indagini avevano dimostrato che vongole e cozze erano finite sul mercato con documentazione falsa, nonostante fossero state pescate in zone vietate. Una sorta di riciclaggio che avveniva con la compiacenza e la complicità di cooperative regolari che accettavano la merce di vongolari abusivi e che poi facevano viaggiare con documentazione falsa che loro stessi producevano, con timbri rubati nella varie Asl. Non viene escluso nemmeno che dei documenti autentici siano stati usati per accompagnare del pescato che era chiaro, fin dall’inizio provenisse da zone dove la pesca era vietata per motivi sanitari. Cioè pescato che puó nuocere alla salute.
La Nuova Venezia – 17 novembre 2012