di Fabio Chiusi. Monti che promette di abbassare le tasse. Bersani che “sbrana”. Berlusconi che parla bene del Duce. Ma anche Ingroia che se perde “torna in Guatemala” più Grillo che arruola Casa Pound. E la politica dov’è finita?
Altro che Terza Repubblica: la campagna elettorale per il voto del 24 e 25 febbraio è una sequela quotidiana e infinita di promesse e pure e semplici idiozie, proprio come quelle che la hanno preceduta. C’è Monti, l’uomo del rigore e dell’austerity, che promette di abbassare le tasse come un Berlusconi qualunque (anzi, lui ha nel cilindro una proposta «choc»; per l’estrazione, attendere l’istante che precede il gong). Bersani che vuole «sbranare» chi metta in discussione che, nello scandalo Mps, le cose siano più complicate dello slogan «il Pd fa il Pd, le banche fanno le banche». La Lega, il partito della «secessione», con Fratelli d’Italia. E con il Pdl, ma – dice il sindaco di Verona, Flavio Tosi – solo per elezioni che è «francamente improbabile» vincano, poi ciascuno per la sua strada. Da Fratelli d’Italia, del resto, del Pdl dicono: «Mah, alleati. Ci stiamo per la legge elettorale». Poi c’è il magistrato, Ingroia, che viene dal Guatemala e, in caso di sconfitta, medita di ritornarci. Il comico che non chiude (a scrivere che le apre, ci si becca del «leccaculo») le porte del suo MoVimento ai militanti di Casapound, vuole abolire i sindacati e ottenere il 100% dei consensi (così «i cittadini saranno diventati lo Stato»). I Radicali che quasi finiscono con la Destra di Storace. E la lunga, deprimente sequenza di gaffe, argomenti sconnessi e altre mostruosità politiche e non che l’Espresso ha compilato per i suoi lettori.
«Qua stiamo parlando di parlamentari della Repubblica, non stiamo parlando di bidelle. Con tutto il rispetto per un lavoro importantissimo» (Anna Finocchiaro, 28 gennaio 2013).
«Sento dire che c’è qualcuno che lascia intendere qualcosa di men che corretto da parte nostra su Mps. Parlino chiaro, li sbraniamo» (Pierluigi Bersani, 26 gennaio 2013).
«Mi riservo negli ultimi giorni della campagna elettorale di precisare un argomento che sta a cuore a tutte le famiglie italiane» (Silvio Berlusconi, 25 gennaio).
«Anche se uno è di Casapound ma ha i requisiti da noi previsti io lo candido. Io lo candido» (Beppe Grillo, 11 gennaio 2013. Poi la precisazione: «Grillo ha aperto a Casapound, vuole allearsi con i fascisti… Chi lo ha scritto è in totale malafede, un leccaculo del sistema»).
«(L’Imu, ndr) Si potrebbe già ridurre dal 2013 e anche l’Irpef e l’Irap andrebbero ripensate…». (Mario Monti, 28 gennaio 2013).
«Il fatto delle leggi razziali è stata la peggiore colpa di un leader, Mussolini, che per tanti altri versi invece aveva fatto bene. L’Italia non ha le stesse responsabilità della Germania, ma ci fu una connivenza che all’inizio non fu completamente consapevole» (Silvio Berlusconi, 27 gennaio 2013. Più tardi la smentita: «Non ci può essere alcun equivoco sulla dittatura fascista»).
«Berlusconi ormai ha fatto il suo tempo. (…) Ciò che fatica ad accettare è che con lui è finito anche il Pdl». (E allora perché vi siete alleati con il Pdl?) «Mah, alleati… ci stiamo per la legge elettorale» (Guido Crosetto, 28 gennaio 2013).
«Voglio uno Stato con le palle, eliminiamo i sindacati che sono una struttura vecchia come i partiti. Le aziende devono essere di chi lavora» (Beppe Grillo, 18 gennaio 2013).
«Se, facendo gli scongiuri, non dovesse andare bene credo che alle Nazioni Unite e in Guatemala siano pronti a riaccogliermi» (Antonio Ingroia, 8 gennaio 2013).
«Meglio la posizione di un fascista tra virgolette come Storace che dell’antifascista tra virgolette Zingaretti. L’obiettivo era un atto di giustizia contro il regime fascista» (Marco Pannella, 19 gennaio 2013. Poi l’accordo tra Radicali e la Destra è saltato. Ragioni «tecniche», ha detto Pannella; no, «politiche», lo ha contraddetto il segretario radicale, Staderini).
«Il re è nudo. L’attacco di Monti è la prova che ha già fatto l’accordo con la sinistra. Lo useranno come un utile idiota. (…) Quando ho saputo che (Monti, ndr) veniva dalle mie parti sono scappato in Piemonte per non incrociarlo. Al ritorno mi sono portato del sale per disinfestare le zone dove è passato» (Roberto Calderoli, 21 gennaio 2013).
«Si potrebbe benissimo immaginare una collaborazione con quella parte (il Pdl, ndr), una volta mondata e emendata dal tappo che impedisce le riforme» (Mario Monti, 25 gennaio 2013. Il ‘tappo’ è Berlusconi. Replica immediata di Alfano: «Se c’è qualcosa da cui l’Italia deve essere mondata è Monti e il governo tecnico. Senza Berlusconi il Pdl non è»).
«Di Pietro con Ingroia? Dispiace, lui che è stato un bravo leader, vederlo caduto così in basso..» (Antonio Razzi, ex Idv e Responsabili, ora candidato nelle liste del Pdl, 21 gennaio 2013).
«Non è mica colpa sua (di Tremonti, ndr) se dentro il suo cognome ci sta la parola Monti. Anzi, contiene tre volte Monti: tre volte come capacità, come dimensione politica» (Roberto Calderoli, sulla ricusazione del nome ‘TreMonti’ nel simbolo della Lega, 16 gennaio 2013).
«E’ chiaro che passate le elezioni ognuno va per la sua strada. E’ un anno che siamo già fortemente divisi. (…) Salvo l’ipotesi, francamente improbabile, che si vinca, non vedo perché la Lega debba continuare a camminare con chi in quasi dieci anni di percorso comune, non ci ha portati da nessuna parte» (Flavio Tosi, sull’alleanza in extremis con il Pdl, 23 gennaio 2013).
«Monti ha detto che vuole combattere le lobby: si è guardato allo specchio e si è menato da solo. Chi ha dato tre miliardi di euro alla banca in questa finanziaria? Non li poteva dare ai poveri esodati che non arrivano a fine mese?» (Antonio Di Pietro, 21 gennaio 2013).
«Io sono l’ossessione di Berlusconi. Mi vuole uccidere, ma non ci riesce. Politicamente cinque anni fa ho denunciato a tutti gli italiani che era un buffone e che il discorso del predellino sarebbe stato un disastro per l’Italia. Ora fa lo smemorato, fa finta che tutto quello che è successo in Italia non è colpa sua» ( Pierferdinando Casini, 13 gennaio 2013).
«E’ chiaro che il criterio con cui il Pdl ha fatto le liste è stato il grado di assoluta obbedienza… Credere e obbedire… e non dico combattere» (Gianfranco Fini, 25 gennaio 2013).
«Sono sorpreso di fronte a questi squadristi del web. Non pensavo che ci fossero bande organizzate per attaccare altri utenti. Comunque non sono stato io ad inviare i messaggi di insulti. Mio figlio, che ha venti anni, ha trovato aperto il profilo e ha risposto agli attacchi senza pensarci troppo. Sia chiaro, condivido il senso delle cose che ha scritto, ma io ci avrei pensato su prima di scriverle in quella maniera» (Augusto Minzolini, spiegando la temporanea sospensione del suo account Twitter per insulti agli utenti, 25 gennaio 2013).
«Monti è un ritardato morale. Fa una cosa immorale, ma non la riconosce» (Beppe Grillo, 16 gennaio 2013).
«Non sono il re degli impresentabili. Se mi presentano e io stesso mi presento, significa che sono presentabile, o no?» (Luigi Cesaro, 26 gennaio 2013).
«Stavolta è più difficile per il Pdl. Solo che qui in Campania teniamo una fortuna: Ingroia. Scusate, quelli i voti a chi li levano? A Bersani e Vendola. E noi questo dobbiamo sperare» (Luigi Cesaro, 29 gennaio 2013).
«Siamo un movimento di comunità. Vogliamo mandarli via tutti, azzerare tutto, avere un’idea di cultura e civiltà nuova. Non ci interessa di sostituire il 20% di politica con altri politici. Vogliamo il 100%, e una volta che abbiamo il 100% il movimento 5 stelle si scioglierà, perché questa è la sua missione…. I cittadini saranno diventati lo Stato» (Beppe Grillo, 27 gennaio 2013).
«Credo che ‘tagliare le ali’ sia una brutta espressione, ma se le ali sono estreme è una buona cosa» (Mario Monti, chiedendo a Bersani di «silenziare» Cgil, Fassina e «la parte conservatrice» del Pd, 3 gennaio 2013).
L’Espresso – 30 gennaio 2013