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West Nile, è allarme in Veneto: 19 casi in due mesi. Palù: virus favorito dal caldo. Segnalazioni continuano

1a1a1_0aaaaaaapalE’ diventata un’emergenza sanitaria l’infezione da West Nile: l’estate più lunga e torrida del previsto che ancora attanaglia il Veneto ha fatto lievitare il numero di contagi. Nei soli mesi di luglio e agosto sono già 19 le persone contagiate: otto donatori di sangue portatori sani, sette pazienti nei quali sono state riscontrate sindromi neuroinvasive (meningite ed encefalite) e quattro con febbre da West Nile. Tutte diagnosi tracciate dal laboratorio di Medicina molecolare dell’Università di Padova, riferimento regionale, che sta esaminando i campioni biologici di altri sette veneti e diverse segnalazioni in arrivo dalle tre province colpite, Treviso, Venezia e Vicenza, dove abitano tutti i soggetti risultati infetti.

«Tredici casi sono stati citati nello studio da noi pubblicato sulla rivista scientifica Eurosurveillance — spiega il professor Giorgio Palù, direttore del Dipartimento di medicina molecolare — gli ultimi li abbiamo riscontrati in queste ore tra Oderzo, Treviso, Concordia Sagittaria e Portogruaro.

Ad allarmarci è l’aumentata incidenza del virus ma anche l’anticipo della sua circolazione a luglio, quando di solito le infezioni nell’uomo venivano identificate a settembre. A veicolarlo sono le zanzare Culex, il cui numero è cresciuto, favorito dal perdurare del gran caldo e da un’opera di disinfestazione non pressante come dovrebbe. E infatti — aggiunge Palù — ho più volte fatto appello ai Comuni e alle Usl affinchè procedano alla prevenzione, l’unico mezzo di contrasto alla diffusione del virus. Difesa nella quale però purtroppo non si investe ». Anche i medici di famiglia avevano cercato di sensibilizzare le amministrazioni pubbliche a coordinarsi tra loro e con gli amministratori di condomini, i proprietari di case singole e giardini per procedere alla disinfestazione. Che può essere di tre tipi: chimica (insetticidi), meccanica (pastiglie disinfettanti nei tombini, che vengono chiusi per evitare la fuoriuscita di acqua) o batterica.

Quest’ultima procedura è indicata dai virologi, perchè più rispettosa dell’ambiente: consiste nella diffusione di microorganismi che si nutrono delle larve delle zanzare. «Ormai siamo di fronte a un’emergenza sanitaria comunicata anche da altri Paesi europei all’European Centre for Disease Prevention and Control e dilagante negli Stati Uniti — aggiunge Palù —. Nell’80% dei soggetti punti da zanzara infetta non accade nulla, nel 19% si manifestano sintomi simili a quelli influenzali ma nell’1% il virus induce astenia, cefalea, febbre alta, dolori articolari e muscolari, disturbi gastrointestinali, fino a meningite ed encefalite. Il West Nile in alcuni pazienti attacca infatti il sistema nervoso centrale e può essere letale». Tutti i veneti infetti sono stati contagiati da un virus dello stesso ceppo virale, endemico nella nostra regione e identificato per la prima volta dall’équipe di Palù nel 2011 in un residente vicino al fiume Livenza.

L’ultimo caso giunto alla ribalta della cronache è quello di un libero professionista 61enne di Dolo, che si è ammalato ad agosto e ha riportato seri problemi neurologici e alla retina di entrambi gli occhi. Ma perchè, se basta disinfestare, i Comuni non lo fanno? «A me risulta che la maggioranza dei sindaci abbia provveduto a quest’operazione, anche organizzandosi in gruppi — obietta Giorgio Dal Negro, presidente di Anci Veneto —. L’intervento è avvenuto tra maggio e giugno, in forma capillare, probabilmente il problema sta nell’eccessiva durata del caldo, che evidentemente richiedeva un’altra passata oltre alle 2/3 programmate ogni estate, per una spesa di 4/5 mila euro a Comune. Ma non è una questione di soldi, il capitolo igienico-sanitario ha sempre la precedenza per noi amministratori, che con varie ordinanze raccomandiamo alle famiglie proprietarie di giardini di non tenere acqua stagnante.

La disinfestazione non è trascurata, anche perchè viene raccomandata da Usl e Arpav con solleciti scritti ai Comuni — insiste Dal Negro — forse però è finita troppo presto. Lunedì farò una verifica regionale e se ne riscontrerò la necessità, esorterò i colleghi sindaci a procedere con una nuova disinfestazione». Nelle stesse ore è atteso l’intervento della Regione. «Stiamo lavorando a un provvedimento sulla prevenzione del West Nile — conferma l’assessore alla Sanità, Luca Coletto —. Allerterà la popolazione sui comportamenti da tenere per non favorire il contagio e solleciterà le amministrazioni in merito all’opera di disinfestazione necessaria ad arginare l’infezione, che nei soggetti più deboli scatena disturbi importanti». E se proprio vogliamo trattare il tema in termini di spesa, costa molto di più curare i casi gravi che comprare una riserva di insetticidi.

Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 8 settembre 2012

Febbre del Nilo: due anziani gravi in Sardegna

Due anziani della provincia di Oristano ricoverati a Cagliari Anche in Italia si ricomincia a parlare del virus del Nilo

Con i due anziani della provincia di Oristano ricoverati in gravi condizioni a Cagliari anche in Italia si ricomincia a parlare del virus del Nilo Occidentale (West Nile), che anche se non è ancora ai livelli toccati al di là dell’Atlantico desta preoccupazione, con focolai già segnalati in Veneto, altra zona tra le ‘preferitè del virus. Le condizioni dei due anziani sardi sono peggiorate e stamani sono stati trasferiti in Rianimazione. Si tratta di un anziano di Nurachi, di 79 anni, e di uno di 83, di Narbolia, nell’Oristanese. Entrambi erano già affetti da malattie precedenti, e anche se i casi non sono ancora confermati il sospetto che ci sia di mezzo il West Nile è molto forte. La zona era già stata tra le più colpite lo scorso anno con tre vittime, e i casi di oggi hanno già fatto scattare l’allarme con la convocazione di un Comitato d’emergenza della Asl.

LO SCORSO ANNO – Proprio come lo scorso anno insieme alla Sardegna è il Veneto la regione più colpita: secondo uno studio dell’università di Padova pubblicato da Eurosurveillance, tra luglio e agosto di quest’anno ci sono stati tredici casi di infezione, cinque dei quali con interessamento del sistema nervoso e tre con febbre. Secondo Giorgio Palù, l’autore principale, ci si avvia ad una stagione peggiore del solito, favorita anche dal caldo torrido: «La fine dell’estate è la stagione con più attività delle zanzare, e di conseguenza con più casi – spiega Gianni Rezza, che segue il fenomeno per l’Istituto Superiore di Sanità – però per il momento l’epidemia sta seguendo l’andamento degli scorsi anni, anche se l’attenzione resta alta». Nella maggior parte dei casi l’infezione è asintomatica, ma se incontra un organismo debilitato, come nel caso dei due anziani, può diventare pericoloso: «Su 100 casi di West Nile uno diventa più grave, sviluppando una meningoencefalite – sottolinea Rezza – 20 sviluppano un po’ di febbre mentre gli altri sono praticamente asintomatici. La probabilità di avere forme gravi è maggiore nei soggetti pi— deboli, come possono essere gli anziani». La situazione è molto più preoccupante negli Usa, dove finora ci sono stati quasi 2mila contagi accertati e 90 morti: «Il virus ormai si trova bene anche nelle zone temperate – spiega Rezza – negli Usa ha viaggiato da ovest a est, e ormai è presente ovunque, mentre da noi ci sono delle zone in cui è ben stabilito mentre in altre non arriva». (fonte: Ansa)

Febbre del Nilo, è allarme. Due vicentini colpiti dal virus. In Veneto il maggior numero di casi

L’ALLARME. Un caso ogni mille di “West Nile” può portare alla morte. L’infezione è trasmessa dalle punture di zanzara. I due pazienti ricoverati ora sono fuori pericolo. Ma sale l’allerta: il Veneto è la regione più colpita

I test per identificare il virus sono stati effettuati al laboratorio di microbiologia dell’Università di Padova Vicenza. Due casi accertati di West Nile nel Vicentino e un terzo in corso di accertamento. È allarme, ma non c’è alcun pericolo di contagio perché questa malattia, responsabile di una sintomatologia che può variare da una lieve sindrome parainfluenzale fino a gravi encefaliti, non si trasmette da uomo a uomo. È la zanzara più comune, la Culex pipiens, a trasmetterla con le sue sgradevoli punture. L’infezione, che finora aveva colpito soprattutto nel Veneziano, nel Delta del Po, nel Trevigiano, nelle zone di Jesolo, Spinea, Portogruato, Fossalta, S. Stino di Livenza, Concordia Sagittaria, Oderzo, ora è arrivata anche qui al culmine di un’estate in cui il Veneto risulta la regione più colpita da questa infezione che può diventare anche letale.

I DUE CASI. I due pazienti, uno di Cartigliano e uno di Mason, di età attorno ai 70 anni, sono ricoverati nel reparto di medicina generale dell’ospedale di Bassano diretto dal primario Gian Pietro Beltramello. Per visitarli e accertare la diagnosi si è mosso anche uno specialista infettivologo del San Bortolo, Vinicio Manfrin. È stato l’esame delle urine, che trattengono più a lungo il virus a far emergere la positività a malattie da vettori. La presenza del virus del Nilo è stata poi confermata dai test effettuati nel laboratorio di microbiologia dell’università di Padova, tra i più attrezzati d’Europa.

INFEZIONE A JESOLO. I due anziani, che avrebbero preso l’infezione a Jesolo, accusavano da giorni febbre alta resistente agli antibiotici, malessere generale, dolori muscolari, astenia, forte cefalea, disturbi gastrointestinali. Per questo dal pronto soccorso sono stati trasferiti nel reparto di medicina, dove il primario Beltramello si è collegato con il prof. Giorgio Palù, cattedratico di microbiologia e virologia dell’ateneo padovano, direttore del laboratorio di via Giustiniani, che porta avanti nel Veneto il programma di sorveglianza della West Nile in contatto costante con la Regione e il Ministero della salute.

FUORI PERICOLO. Ora entrambi i pazienti sono sfebbrati e non corrono pericolo. Resta, però, l’allarme, perché mai come quest’anno il virus sta dilagando nella nostra regione, perché non esistono né terapie né vaccini per proteggersi, e perché dopo un’estate caldissima, afosa, e dopo le recenti piogge, questo è il periodo di massima circolazione delle zanzare.

EPIDEMIA. Insomma ora la West Nile ha assunto la forma di una vera epidemia. Per capirne l’entità basta confrontare i dati. Dal 2008 al 2011 nel Veneto sono stati riscontrati 23 casi di pazienti che hanno accusato disturbi anche molto pesanti, fino alla meningite e all’encefalite, mentre quest’anno da luglio i casi accertati sono già 19: 8 donatori di sangue infetti, 7 sindromi neuro invasive, cioè meningoencefaliti, le più temibili perché possono essere letali, 4 febbri da West Nile virus. Proprio ieri all’elenco si sono aggiunti 2 nuovi casi di sindrome neuro invasiva a Portogruaro e 1 donatore positivo a Treviso, ma sono in accertamento altri 10 casi.

IL VIRUS. La lista si potrebbe, quindi, allungare sensibilmente nei prossimi giorni. Una situazione di quasi emergenza segnalata anche da Eurosurveillance, la principale rivista di epidemiologia delle malattie infettive in Europa. La West Nile è una malattia provocata da un virus isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda nel distretto West Nile, da cui prende il nome. I serbatoi sono gli uccelli selvatici e, come detto, le zanzare. Rischiano l’uomo, ancora di più i cavalli, in alcuni casi anche cani, gatti, conigli. Nell’80% delle persone infette il virus non provoca nulla. È una persona su 150, specie gli anziani, i malati cronici, le persone più fragili, a rischiare di più, fino alla paralisi e al coma. Per uno su mille il virus può innescare un’encefalite mortale.  

Franco Pepe – Il Giornale di Vicenza – 8 settembre 2012

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