È una paziente emiliana di 82 anni, residente a Poviglio, nel reggiano, il primo caso di decesso in seguito a infezione del virus West Nile, malattia trasportata dalle zanzare di cui si contano in Italia già una ventina di casi quasi tutti tra Emilia-Romagna e Veneto. La donna deceduta all’Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia soffriva di una grave sindrome immunodepressiva, che quindi l’ha esposta alle complicazioni del virus che si manifesta con febbre alta e mal di testa. L’estendersi delle zone di influenza del virus ha spinto il Centro Nazionale Sangue ad aggiornare la ‘mappa’ delle restrizioni per i donatori. Il provvedimento riguarda i donatori che hanno già soggiornato o soggiorneranno tra 1° luglio e il prossimo 30 novembre, almeno una notte nelle aree interessate dove si sono rilevati contagi dal virus.
Il sangue dei donatori che vivono nelle zone principali colpite verrà testato anche per il West Nile, mentre chi ha soggiornato per almeno una notte in Basilicata (solo per la provincia di Matera), Emilia Romagna, Firuli Venezia Giulia, Lombardia (solo provincia di Mantova), Sardegna e Veneto (Padova, Rovigo, Treviso, Verona e Venezia) deve aspettare 28 giorni prima di effettuare la donazione.
Il provvedimento del Centro Nazionale Sangue
Le regioni italiane destinatarie del provvedimento sono sei. Il Veneto, che tra luglio e agosto ha registrato numerosi casi e segnalazioni, presenta cinque province coinvolte: Padova, Rovigo, Treviso, Venezia e Verona. Un numero ancora maggiore riguarda l’Emilia Romagna, che si attesta a quota sei: Bologna, Ferrara, Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia. In Friuli sono addirittura interessate tutte e quattro le province presenti, cioè Udine, Trieste, Gorizia e Pordenone. Stessa identica situazione si riscontra in Sardegna. Una a testa, invece, per Lombardia (Mantova) e Basilicata (Matera).
Da segnalare che nell’elenco elaborato dal ‘Centro Nazionale Sangue’ figurano anche diverse località estere. Si tratta di Albania, Austria, Algeria, Bosnia, Croazia, Russia, Grecia, Israele, Kosovo, Montenegro, Palestina, Macedonia, Romania, Serbia, Slovenia, Tunisia, Turchia, Ucraina, Ungheria. La sospensione dura addirittura sino al termine del 2013 per chi abbia soggiornato almeno una notte in Canada e negli Stati Uniti.
Rovigo. West Nile, la Provincia contro la Regione: «Comuni abbandonati»
«La gestione dell’emergenza West Nile da parte della Regione è deficitaria e, di fatto, si sta lasciando tutto il peso della situazione sulle spalle dei Comuni». Guglielmo Brusco attacca a viso aperto l’assessore veneto alla Sanità, Luca Coletto, contestando che a Venezia si chiudano le stalle solo dopo la fuga dei buoi. «Gli interventi sono sempre a posteriori, mentre sarebbe cruciale la prevenzione per contenere l’incidenza delle febbre del Nilo – sostiene il vice presidente della Provincia e assessore alla Sanità – Non possiamo dire di essere stati colti di sorpresa come nel 2008, quando si manifestarono i primi casi. Vanno stanziate risorse per programmare stabilmente due cicli d’intervento preventivo: in autunno per eliminare le zanzare gravide e in primavera per eliminare le uova. Non ce la si può cavare dando strumenti limitati alle Usl e praticamente nulla ai Comuni».
Comuni che continuano a tenere alta la guardia a partire da quello di Rovigo. «Siamo in costante raccordo con l’Usl – conferma il sindaco, Bruno Piva – che ci aggiorna sul da farsi con circolari che stanno confermando la correttezza del nostro operato». Lunedì mattina alle 8.30, intanto, in azione i tecnici addetti alla disinfestazione nella frazione di Borsea, dove si era verificato venerdì un nuovo caso d’infezione. Interessata l’area di via Savonarola, la strada principale dell’abitato, fino a lambire la Tangenziale Est e viale Porta Po. I cittadini sono stati invitati a consentire l’accesso agli operatori in case, cortili e negozi. Per precauzione si sono dovuti ritirare i panni stesi, i giocattoli dei bambini eventualmente posti all’esterno, si devono tenere al riparo gli animali (compresi eventuali acquari che dovranno essere coperti), coprire le verdure nell’orto che dovranno essere lavate con bicarbonato nei cinque giorni successivi. Nel capoluogo, negli ultimi giorni, sono stati registrati due casi di febbre da virus «West Nile», portata da zanzare, che si sono uniti ai quattro registrati nel resto del Polesine nell’ultimo mese. In tutto sono tredici i veneti infettati individuati dal laboratorio di Medicina molecolare dell’Università di Padova, anche tra i donatori di sangue. Proprio su quest’ultimo punto, l’Usl 18 ha garantito che il materiale nelle emoteche è controllato e, dunque, l’attività trasfusionale non subirà alcuna battuta d’arresto.
da Corriere del Veneto e Quotidiano sanità (redazione Ufficio stampa Sivemp Veneto) – 4 settembre 2013