L’epidemia, in Veneto, l’anno scorso iniziò il 26 giugno, con un primo paziente contagiato a Polesella. Continuò a luglio, registrando altri 18 casi e un decesso, ed esplose nei mesi successivi, per concludersi il 14 novembre con un bilancio di 19 morti e 257 contagiati, 64 dei quali nella grave forma neuroinvasiva. Peggio andò all’Emilia Romagna, l’altra regione colpita dal virus, che infettò 253 persone e ne uccise 21. Fu una stagione record per il West Nile, veicolato dagli uccelli migratori e poi dalla comune zanzara Culex pipiens che, pungendoli, lo trasmette a uomini e cavalli. E la cui proliferazione venne favorita dalle abbondanti piogge e dalla scarsa e tardiva disinfestazione messa in atto dai Comuni.
Per contro, l’estate in corso è partita senza West Nile. «A oggi (ieri, ndr ) non ci sono nè contagiati nè zanzare infette — rivela il professor Giorgio Palù, direttore del Laboratorio di Virologia e Microbiologia dell’Università di Padova, incaricato delle diagnosi e la cui équipe ha mappato il genoma del West Nile e creato un vaccino in attesa di essere prodotto —. Il virus non ha subìto mutazioni, è stabile, come emerge dal confronto tra le quantità trovate nel 2018 nelle zanzare infette e quelle riscontrate nelle persone colpite. Ora bisognerà vedere se gli uccelli migratori, serbatoio del West Nile, hanno sviluppato l’immunità oppure se il maltempo ne abbia ritardato l’arrivo in Italia. Motivi che potrebbero essere alla base dell’assenza di casi». Legata a una serie di concause, spiega Fabrizio Montarsi, biologo dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie che sta monitorando le 72 trappole per zanzare piazzate tra Veneto (55) e Friuli (17). «Le abbiamo posizionate in aree pianeggianti, aperte, di campagna — spiega — dove vive la zanzara comune. I controlli sono partiti a metà maggio, per concludersi a ottobre, e finora hanno dato esito negativo. In nessun esemplare di Culex pipiens catturato e analizzato è stato individuato il West Nile e possiamo dire di essere in linea con il trend consueto. Di solito la prima zanzare infetta si trova nel mese di luglio, non sempre all’inizio. Il 2018 è stato un anno anomalo anche nel resto d’Europa, probabilmente per un cambiamento climatico importante o per la mutazione delle rotte delle migrazioni degli uccelli».
In effetti l’European Center for Disease Control (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) ha definito «eccezionale» l’anno passato, con un aumento del 300% dei casi di West Nile in Europa. «Le zanzare cominciarono a circolare a maggio — ricorda Montarsi — quest’anno invece fino a metà maggio c’è stato freddo e non ne ha favorito la comparsa. In più la disinfestazione coordinata dalla Regione ha contribuito ad abbassarne il numero, distruggendone le uova, soprattutto in città». Ogni zanzara, pur vivendo solo un mese, può arrivare a deporre oltre 500 uova, poco più di 120 per «covata». Il Piano straordinario di disinfestazione finanziato da Palazzo Balbi l’anno scorso con 500mila euro e quest’anno con 1,5 milioni, ha distrutto tra fine febbraio e metà marzo le larve e in questi mesi ha predisposto due interventi contro gli esemplari adulti.
«Fino a questo momento dal monitoraggio avviato non risultano zanzare infette nè cittadini colpiti dal West Nile — conferma Francesca Russo, a capo della Direzione regionale Prevenzione — ma bisogna essere cauti, la situazione potrebbe cambiare da un momento all’altro. La disinfestazione ha coinvolto tutto il Veneto e a breve faremo un incontro con le Usl, protagoniste di un grande lavoro, per capire esattamente quanti Comuni vi abbiano aderito. Per tenere la situazione costantemente sotto controllo è stata attivata una commissione regionale permanente, alla quale siedono i tecnici del mio settore, dello Zooprofilattico, dell’Istituto superiore di Sanità, delle Usl e dei Consorzi di bonifica, oltre a una rappresentanza dei Comuni». Altrettanto importante il tavolo interregionale tra Veneto, Emilia e Lombardia, guidato dalla dottoressa Russo, nato per scambiarsi conoscenze, esperienze e predisporre azioni coordinate. Ha sviluppato linee guida nazionali di prevenzione e intervento contro la malattie tramesse da vettori. Ora al vaglio delle altre Regioni. «Se ne stanno raccogliendo le osservazioni in conferenza Stato-Regioni», spiega Francesca Russo.
Il Corriere del Veneto