Marco Bonet. «È il regalo di Natale più bello per i veneti» sorride il governatore Luca Zaia. «Davvero qui non vince e non perde nessuno, vincono Padova e il Veneto» s’illumina il sindaco Sergio Giordani. Scordatevi le facce torve viste all’uscita del tavolo tecnico del 27 novembre (appena un mese fa), quando la Regione minacciò di espropriare i terreni del Comune, il Comune si disse pronto alle barricate e sembrò che tutto stesse per saltare per aria un’altra volta. Ieri, a Palazzo Balbi, nella conferenza stampa convocata in gran fretta per celebrare la firma del nuovo accordo di programma per la costruzione del policlinico universitario a Padova Est, era tutto un «grazie Luca», «grazie Sergio» e insomma, «bravi tutti».
Quelle due firme in calce all’intesa di quattro pagine che stabilisce dove e come si costruirà il policlinico, d’altronde, mettono fine ad una vicenda durata 13 anni (correva il 2004 quando l’allora governatore Giancarlo Galan e l’allora sindaco Flavio Zanonato iniziarono a pensare alla costruzione di un nuovo ospedale nella capitale della sanità del Veneto, Padova), in cui più volte si è stati costretti dagli eventi – le elezioni-, dalle liti politiche e dalle raccomandazioni dei tecnici a tornare alla casella di partenza, in un estenuante giro dell’oca che ha visto sotto la lente negli anni almeno nove siti diversi.
«Quando sono arrivato qui, nel 2010 – ha ricordato Zaia – sul nuovo ospedale c’erano tante buone intenzioni e un metro cubo di rassegna stampa. Stop. Abbiamo lavorato sodo, specie nell’ultimo mese, mantenendo il massimo riserbo perché la partita era delicatissima e ora possiamo dire che la partita, finalmente, è chiusa». L’ospedale, dunque, si farà a Padova Est, sui terreni tra la Kioene Arena e il Net Center vicini all’Ikea e al casello della A4. Secondo il cronoprogramma stilato dall’Azienda ospedaliera guidata da Luciano Flor ci vorranno tre anni e mezzo per aprire i cantieri e altri cinque per chiuderli, sicché il policlinico universitario «di valenza europea» in cui si concentrerà l’eccellenza della didattica e della ricerca dovrebbe essere pronto – salvo intoppi sempre in agguato – nel 2026. Costerà 500 milioni di euro, soldi che la Regione reperirà con l’aiuto di un advisor vagliando sei opzioni: il cosiddetto «articolo 20», e cioè il fondo nazionale per l’edilizia ospedaliera (che però non viene finanziato dallo Stato dal 2007); un prestito dall’Inail, con cui è stata aperta un’interlocuzione (l’istituto pare non voglia interessi, si studierebbe una sorta di affitto); un prestito dalla Banca Europea degli Investimenti (già intervenuta sul bond di Cav, la concessionaria del Passante); un prestito da Cassa Depositi e Prestiti (con cui però i rapporti non sono buoni dopo che si è sfilata dalla Pedemontana); equity della Regione; equity dei privati (il project financing, stigmatizzato da Giordani, non è escluso a priori ma sono possibili anche l’appalto integrato e il leasing).
Ma come si è arrivati all’intesa? La mediazione non è stata semplice se si pensa che Giordani aveva vinto le elezioni al grido «nuovo ospedale sul vecchio» (esattamente come il predecessore, il leghista Massimo Bitonci) e aveva poi avvertito che i terreni di Padova Est non sarebbero mai stati ceduti alla Regione senza pagamento del dovuto. Un irrigidimento che aveva spinto Zaia a minacciare l’esproprio e allo scopo era già pronto un emendamento al bilancio – approvato giusto ieri – firmato dal presidente (padovano) della commissione Sanità Fabrizio Boron. Emendamento ritirato in extremis perché il Comune ha infine acconsentito al trasferimento gratuito dei 52 ettari. In cambio, la Regione si impegna a non abbandonare l’attuale ospedale di via Giustiniani in centro città, come minacciato nel caso si fosse arrivati all’esproprio, ma anzi a riqualificarlo, investendo nei prossimi anni tra i 150 e i 200 milioni (50 saranno deliberati dalla giunta già la prossima settimana, altrettanti potrebbero arrivare a gennaio). Così i poli saranno due: quello cittadino, in via Giustiniani, con 900 posti letto (contro i 450 iniziali); quello regionale, sempre con 900 posti letto, a Padova Est (il S. Antonio, invece, è destinato a chiusura certa). Non solo: la Regione si impegna da un lato ad abbattere le vecchie cliniche di via Giustiani, bonificare i terreni e cederne la proprietà al Comune che li utilizzerà per dar vita ad un grande Parco delle Mura; dall’altro a mantenere la destinazione pubblica dello Iov (che sarà spostato in via Giustiniani) mettendo così l’area attuale al riparo dalle speculazioni. Ed è, quest’ultima, la novità più rilevante rispetto all’intesa a suo tempo raggiunta tra Zaia e Bitonci. Un accordo comunque non facile da far digerire a Coalizione Civica, la componente più a sinistra della maggioranza che sostiene Giordani (qualcuno ieri sottolineava maliziosamente l’assenza del vicesindaco Arturo Lorenzoni, leader di Coalizione) e difatti il sindaco rinvia l’approvazione dell’accordo in consiglio comunale solo a dopo le elezioni politiche: «Non voglio strumentalizzazioni». Ma promette: «Tutto filerà liscio». Anche perché, assicura all’unisono con Zaia, «qui deve prevalere l’interesse pubblico, la salute dei malati».
Il Corriere del Veneto – 22 dicembre 2017