Il governatore allarmato: «Come i romeni, verranno qui per cercare lavoro». Sbalchiero (Confartigianato): «I timori del governatore mi sembrano eccessivi»
Bene la Croazia in Europa. Un po’ meno i croati in Veneto. Anche se vengono per lavorare. Soprattutto se vengono per lavorare. Il governatore Luca Zaia ha preso carta e penna e ieri ha scritto al premier Enrico Letta per chiedergli di attivarsi in ogni modo ed in qualunque sede per arginare l’approdo dei «fratelli croati» (citiamo il governatore) nei capannoni della nostra regione, una volta che il Paese balcanico siederà al gran consesso di Bruxelles. «Non vorrei che si ripetesse l’errore già commesso in occasione dell’ingresso nell’Unione dei Paesi ex Peco, come la Romania – spiega Zaia -. In Croazia c’è un tasso di disoccupazione al 25% ed un lavoratore guadagna in media il 30% in meno di un italiano, prenderanno sì e no 700 euro al mese. Di fronte a noi, dunque, si apre uno scenario pauroso, rischiamo di ritrovarci con una Cina alle porte di casa, con cooperative strane e gente che va e che viene per lavorare a prezzi stracciati».Zaia ammette che l’allarme dumping lanciato da Palazzo Balbi non trova sponde nel vicino Friuli Venezia Giulia, che essendo al confine forse dovrebbe agitarsi più di noi, «ma questo mi importa poco perché loro perseguono obiettivi diversi dai nostri ed io sono il presidente del Veneto, mica del Friuli». A preoccupare il governatore, in particolare, è il possibile esodo durante la stagione estiva («Un tema che m’inquieta ») anche perché «già oggi, senza camerieri, baristi e gelatai in arrivo dall’Est, assistiamo ad un fenomeno mai visto prima sulle nostre spiagge: i ragazzi che non trovano un lavoro, non li vogliono». La richiesta al governo, dunque, è chiara: nessuna opposizione all’ingresso della Croazia nell’Ue ma regole ferree sulla libera circolazione delle persone (che peraltro, con la libera circolazione delle merci e dei capitali, è uno dei tre capisaldi dell’Europa unita): «Si devono contingentare i flussi, per la Croazia occorre un soft landing, un atterraggio morbido».Perplesso il presidente di Confartigianato Giuseppe Sbalchiero: «Per carità, qualcuno potrebbe anche approfittarne, non dico di no, ma i timori del governatore mi sembrano un tantino eccessivi. Fossimo il Paese del Bengodi o dei balocchi potrei anche capire, ma mi pare che non siamo né l’uno né l’altro, dunque non vedo perché dovrebbe esserci l’assalto da Est. Non è con trovate come queste che si risolvono problemi, forse faremmo meglio a preoccuparci di come rilanciare l’economia in Italia e in Croazia, così da far lavorare gli italiani qui e i croati lì». Critiche anche le voci dell’opposizione. Lucio Tiozzo, capogruppo Pd: «Pochi giorni fa in consiglio si è tenuto un incontro bilaterale che ha esaltato l’ingresso della Croazia nell’Ue, visti i vantaggi che ne deriveranno, per l’Italia e il Veneto, dal punto di vista commerciale. Oggi Zaia chiede una sorta di chiusura delle frontiere con i nostri vicini di casa: dovrebbe almeno chiarirsi le idee con la maggioranza che lo sostiene». Antonio De Poli, senatore Udc: «Zaia un giorno elogia l’ingresso della Croazia nell’Ue un giorno mette le mani avanti temendo i possibili risvolti per il mercato del lavoro interno alla nostra Regione. In tema di politica europea il presidente è a dir poco confuso».
Corriere del Veneto – 6 giugno 2013