Il governatore si schiera con Verona: «Lo è già nei fatti». Il sindaco di Venezia lo avverte: «La Regione non conterà più nulla
Resta convinto che «tutta questa storia delle città metropolitane e delle Province sia una gran pasticcio» e che, a ben vedere, «tutto il Veneto possa essere considerato come un’unica, grande, area metropolitana », se solo la si volesse intendere «come la intendono nel resto del mondo». Ma visto che il governo pare intenzionato a proseguire comunque sulla strada indicata dalla spending review, ed i margini per un cambio di rotta si sono ridotti a zero, allora dice il governatore Luca Zaia di non vederci «nulla di male» a che anche Verona voglia ottenere l’ambito riconoscimento già tributato a Venezia. «Mi pare che Tosi ponga una serie di questioni condivisibili: Verona è già, nei fatti, la nostra città metropolitana a ovest». Nella trattativa semi-segreta che sta portando avanti col governo, dunque, il sindaco scaligero trova un nuovo alleato di peso, la Regione, che va ad aggiungersi alla lobby parlamentare (Pd compreso) che pure gli ha assicurato il suo appoggio nelle stanze che contano della capitale.
«Intendiamoci, per come è stata posta dal governo, la questione delle città metropolitane si risolve in un mero problema di assetti organizzativi, si tratta di creare un rassemblement utile a creare economie di scala e risparmiare un po’ di soldi – spiega Zaia -. Di sicuro non stiamo parlando di quei monoliti da 5 o 6 milioni di abitanti che vediamo in altri Paesi, capaci di muoversi su scala sovra nazionale ». Se così è, «allora Verona, grazie anche alla posizione che ricopre sul piano infrastrutturale, può benissimo porsi comecentro di gravità di quei Comuni che le orbitano attorno e già oggi si riferiscono a lei per tutte le decisioni che riguardano il quadrante Ovest». Vicenza compresa? «Da federalista convinto, sono per l’autodeterminazione. Saranno i vicentini a decidere se limitarsi alla collaborazione o spingersi fino ad una qualche forma d’incorporazione » taglia corto Zaia, che non vede neppure ragioni di conflitto con Venezia: «La città metropolitana è tutta una questione di servizi, dai trasporti all’acquedotto. Non facciamone una cosa più grande di quel che è».
Farebbe bene il presidente a dirlo al sindaco della città lagunare Giorgio Orsoni, protagonista in passato di virulenti duelli a mezzo stampa con Tosi ed ora convinto che la nascita di una seconda città metropolitana finirebbe col «distruggere la Regione ». Parole che sembrano quasi un avvertimento a Zaia: «Un conto è avere una città metropolitana forte nel capoluogo – spiega – Altro è dividere il Veneto in tante città metropolitane: quale ruolo avrebbe una Regione così smembrata?». Orsoni sembra quasi indispettito dall’ennesimo rilancio veronese: «C’è sempre questa cosa di non essere da meno di Venezia… Penso si debba smettere di ragionare in termini di concorrenza tra territori: non serve. Verona è bella, importante, ha delle sue caratteristiche bene individuabili e non so quanto senso abbia allearsi con Vicenza, dalla quale è territorialmente e storicamente distante, solo per sfidare Venezia». Allestita la difesa, il sindaco veneziano passa poi al contrattacco ed infila nel mirino l’assessore regionale agli Enti locali Roberto Ciambetti, che ha ipotizzato deleghe soft per la nuova città metropolitana: «Mi delude un po’. Non sanno cogliere il momento importante della riforma, la ristrutturazione delle autonomie locali: l’area metropolitana dovrebbe essere vista dalla Regione come il fiore occhiello, non essere subita come una forma di concorrenza. Spero che l’assessore ci ripensi, che la Regione non resti alla finestra ma gestisca una qualche forma di coordinamento e faccia percepire questa nuova realtà non come un modo per far espandere il capoluogo, ma come un modo migliore di governare».
Corriere del Veneto – 21 settembre 2012