Mozione del sindaco alla Regione per cambiare confini perché gli attuali non portano vantaggi al «Chiarenzi». Ruzza: «Lontani dal primo ospedale per acuti ben 35 chilometri e con collegamenti difficili». Per l’azienda della Bassa sarebbe un colpo mortale
Passaggio di Zevio dall’Ulss 21 di Legnago all’Ulss 20 di Verona. È la richiesta, in via subordinata, scritta nella mozione del sindaco Diego Ruzza e che sarà vagliata nel prossimo consiglio comunale. Destinataria: la Regione. Rischia di scuotere le fondamenta dell’Ulss 21, l’ipotesi trasferimento, in altra azienda, degli 80 posti letto riabilitativi del Chiarenzi, gli ultimi rimasti nell’ospedale perché altre spese non si possono sostenere: quelle per rendere antisismica la struttura, 1,5 milioni, non sono disponibili, come ha chiarito l’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto. Se la richiesta di Ruzza venisse accolta, l’Ulss21, già considerata a basso numero di residenti-utenti, avrebbe delle serie conseguenze. Dal punto di vista economico, quindi, l’uscita di Zevio, 15mila abitanti, potrebbe togliere risorse all’azienda 21 al punto da metterne in discussione la sua stessa sopravvivenza. In questo quadro, la mozione Ruzza suona come mossa giocata per mettere in difficoltà la Regione, apparentemente intenzionata a dare al Chiarenzi il colpo di grazia, accorpando altrove un reparto riabilitativo che, secondo il sindaco, ha 1,4 milioni di euro di attivo l’anno. In via prioritaria, la mozione chiede a Venezia d’istituire una commissione tecnica indipendente per verificare l’antisismicità del Chiarenzi e di tutte le strutture sanitarie della 21 della 20. Presumendo che la maggior parte degli edifici per la sanità nel veronese non siano antisismiche, il sindaco è convinto che questa non conformità del Chiarenzi alle norme antiterremoto, rappresenti un semplice pretesto per chiudere del tutto l’ospedale del suo paese. La mozione prosegue invitando la Regione a considerare il territorio di Zevio non secondo i confini geografici dell’Unità sociosanitaria di appartenenza, ma in base al reale bacino d’utenza. Chiede poi di «riconoscere al Chiarenzi le caratteristiche di struttura a dimensione provinciale e di orientare in tal senso ogni decisione sull’ospedale», che sulla carta aspirava a diventare polo riabilitativo di provincia. A Zevio, la prospettiva cambio di Ulss rischia di sfondare una porta aperta. Già in passato l’ipotesi era sfociata in una corposa raccolta firme, poi non portata avanti confidando che rimanere con Legnago fosse più consono a strappare alla Regione più posti letto per il Chiarenzi. Ma la stragrande maggioranza degli zeviani continua a ritenere assurda la collocazione della struttura nell’ambito della 21, con un ospedale per acuti a 35 chilometri di distanza, raggiungibile attraverso uno scarsissimo servizio di trasporti pubblici, mentre il policlinico di Borgo Roma e l’ospedale di San Bonifacio sono rispettivamente a 10 e 14 chilometri di distanza. A Zevio è diffusa l’idea l’azienda 21 voglia mantenere nei suoi confini il Chiarenzi per mera volontà politica d’aggregare popolazione all’Unità sociosanitaria legnaghese per tenerla in piedi, privilegiando logiche che non sarebbero in sintonia con i reali interessi della gente.
L’Arena – 2 aprile 2013