Si riaprono i giochi sul prezzo del latte. Il faticoso accordo siglato con il gruppo Lactalis a 37 centesimi al litro sarà in vigore solo per un altro mese, mentre entro marzo sono in scadenza gli altri contratti. Il negoziato, che si annuncia molto complesso, dovrebbe partire però con qualche nuova freccia nell’arco. L’altro ieri infatti si è svolta una riunione sull’indicizzazione e si è raggiunta una prima intesa in sede tecnica.
Mentre per il 28 gennaio prossimo è stato fissato un incontro «politico» tra agricoltori, industria e grande distribuzione con il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, che sul fronte del latte è sceso pesantemente in campo.
Sull’indicizzazione un possibile modello (non ancora tutto è definito) prevede quattro gruppi merceologici: prodotti a bassa e media stagionatura, come per esempio mozzarella e gorgonzola, prodotti esteri (soprattutto polvere di latte), prodotti a elevata stagionatura (parmigiano e grana Dop) e costi agricoli (dalla soia al mais). Assolatte rileva che il protocollo di intenti prevede la definizione di più indici, mentre per ora il lavoro è stato svolto solo su uno.
L’associazione riconosce quindi che il lavoro fatto dal tavolo può concorrere a facilitare la contrattazione, ma ritiene che si debba andare avanti, cercando altri possibili indicatori di mercato. A favore di un prezzo che soddisfi agli allevatori giocano qualità e distintività del prodotto italiano che la Coldiretti ha evidenziato in tutti questi mesi di battaglia e l’andamento rialzista delle ultime settimane di Parmigiano e grana. Un elemento che pesa come un macigno sui prezzi futuri è invece l’andamento negativo delle quotazioni sui mercati di riferimento europeo e mondiale. Nella Ue, secondo un recente studio realizzato dagli uffici di Bruxelles, nel medio periodo i listini si dovrebbero attestare su 30 centesimi al litro. Senza dimenticare – sottolinea Assolatte – la montagna di polvere di latte stoccata e le abbondanti produzioni Ue.
Molte dunque le incognite. Un dato certo è la boccata di ossigeno per gli allevatori sul fronte fiscale con l’aumento delle percentuali di compensazione Iva che si traduce in un ristoro di circa 0,5 centesimo al litro a cui si aggiunge un altro mezzo centesimo per la cancellazione Irap. Le misure (previste dalla legge 51 «firmata» dal ministro Martina) e inserite nella Stabilità saranno operative con un decreto interministeriale (Economia e Politiche agricole) già pronto.
L’altro capitolo in discussione è quello dei costi di produzione. La legge 51/2015 stabilisce che il prezzo alla stalla non può essere palesemente inferiore ai costi di produzione. Secondo uno studio Ismea, il costo medio produttivo si aggirerebbe (il condizionale è d’obbligo perchè i numeri sono ancora top secret in attesa anche della fine dell’indagine Antitrust) tra i 34 e i 38 centesimi al litro a cui si dovrebbe aggiungere una percentuale variabile di costi fissi non calcolabili stimata nel 10%. Restano però ancora molti aspetti da chiarire. Prima di tutto il fatto che il monitoraggio di Ismea si riferisce solo a 135 stalle e rischia di essere poco rappresentativo .
Annamaria Capparelli – Il Sole 24 Ore – 23 gennaio 2016