Maurizio Tropeano. Dopo il latte, la pasta e il riso adesso tocca a conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Ieri, infatti, il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina e quello dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, hanno firmato il decreto che autorizza la sperimentazione per due anni dell’obbligo di indicazione in etichetta dell’origine del pomodoro. «Come ho ribadito al Commissario europeo Andriukaitis questa scelta va estesa a livello europeo, garantendo la piena attuazione del regolamento europeo 1169 del 2011», spiega Martina. E aggiunge: «L’Italia ha deciso di non attendere e fare in modo che i cittadini possano conoscere con chiarezza l’origine delle materie prime degli alimenti che consumano».
Per Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, «resta ancora da etichettare con l’indicazione dell’origine 1/4 della spesa alimentare degli italiani: salumi, succhi di frutta, confetture, pane e carne di coniglio». E Giorgio Mercuri (Alleanza Cooperative Agroalimentari) aggiunge: «Bene l’etichetta ma bisogna alzare i livelli di controllo nell’agroalimentare contro capolarato e lavoro nero».
La Stampa – 22 ottobre 2017