Colpito e (forse) affondato. Flavio Tosi esce dal consiglio federale di ieri a Milano con le ossa rotte. Commissariato nei fatti come segretario della Lega Veneta, con una settimana di tempo per scegliere (e i suoi fedelissimi con lui) tra il partito e la sua fondazione politica Ricostruiamo il Paese, che ha aperto circoli in tutta Italia.
Parlando in serata ad Antenna 3, Tosi si dice comunque «sereno», per essere sempre stato «lineare» e «coerente». Ma non si nasconde dietro un dito: lo sconfitto della giornata di ieri è lui, l’arbitro Giampaolo Dozzo «è solo formalmente un arbitro, la verità è che sono stato commissariato». Se a questo si aggiunge l’ultimatum per la sua fondazione («Dà da pensare che la questione sia stata posta solo adesso») c’è n’è abbastanza per raffigurare un Tosi con le spalle al muro: non formalmente espulso dal Carroccio, ma caldamente invitato a rientrare nei ranghi o in alternativa a fare la valigie dal partito che è stato casa sua per 25 anni.
Ora, la decisione spetta a lui. «Sono una persona abituata a ponderare e a riflettere, mi prendo un po’ di tempo per pensarci». Spiega che ne discuterà, in prima istanza, con il consiglio della Lega veneta, le cui deliberazioni Tosi ha difeso fino allo stremo, fino allo scontro frontale con Salvini e con Zaia. Già, Zaia. «Mai la lealtà degli uomini a me vicina gli è venuta meno in questi cinque anni. Gli ho chiesto per la prima volta il 19 settembre scorso di incontrarci per parlare delle liste per le regionali, da allora ho ripetutamente chiesto di poterci incontrare». Invano. L’incontro c’è stato infine ieri, in via Bellerio. Tosi lo ricostruisce così: «Ho ribadito le posizioni della Liga veneta» che, ricordiamo, vuole dettare sia la composizione della lista del Carroccio, che la strategia delle alleanze, «come è sempre stato fatto e come è giusto che sia. Ma c’è stata la non disponibilità di Zaia a confrontarsi su quei punti». Tosi contro Zaia, dunque. E Salvini a intervenire d’imperio con la nomina di Dozzo. «Una decisione milano-centrica, inaccettabile. Salvini dice che ha vinto il Veneto? No, ha vinto via Bellerio».
Date le premesse, che finisse così in fondo era scritto. Rimane da capire ora cosa farà Tosi, se si candiderà a governatore contro Zaia tanto per cominciare. «Devo ragionarci su, a mente fredda», ripete.
«Qualsiasi cosa deciderà di fare, lo seguiremo», assicura Fabio Venturi, leghista e luogotenente della fondazione tosiana, su cui ora pende la spada di Damocle di Salvini. «Dispiace per questo trattamento per la persona di Flavio Tosi, per un commissariamento senza motivo alcuno, con un arbitro non certo imparziale». Dozzo, sostengono i tosiani, ce l’ha ancora a morte con il segretario veneto per la mancata ricandidatura in Parlamento. Ma per l’europarlamentare veronese Lorenzo Fontana, un tempo vicino a Tosi, oggi pasdaran di Salvini, Dozzo è figura «super partes, la figura migliore per trovare una mediazione». Quanto all’aut-aut tra Lega e fondazione, è «l’unica soluzione possibile».
Nel resto del centrodestra, si vivono con apprensione gli ultimi sviluppi in casa Lega. Il coordinatore di Forza Italia Marco Marin, pur guardandosi bene dal mettere il dito nei litigi leghisti («Parlo con Zaia, con lui i rapporti sono ottimi») avverte Salvini: «Senza di noi il centrodestra è un’altra cosa. Non è più quella forza liberale e riformatrice, forse potrà arrivare al 15/20% come Le Pen in Francia ma perde a livello nazionale e a livello regionale». Interviene invece nel merito Marino Zorzato, vicepresidente della Regione del Nuovo Centrodestra, su cui Salvini ha posto il veto all’alleanza. «C’è una guerra interna alla Lega sulla stessa Lega, oggi la matassa è ancora più ingarbugliata – afferma – se già era difficile parlare di alleanze prima, ora resta solo da guardare auspicando che questa guerra finisca proprio per continuare a lavorare assieme». In ogni caso, la figura di Dozzo mediatore-commissario «non sposta nulla rispetto a ieri».
Il Corriere del Veneto – 3 marzo 2015