Benedetta Pacelli. I contenuti del ddl delega e dello schema di regolamento su elezioni e riassetto territoriale. In arrivo la scure sugli ordini professionali. Costretti ad accorparsi se avranno un numero di professionisti inferiore a una certa soglia (1.500), a snellire i consigli nazionali rendendoli proporzionati alla quota degli iscritti e a garantire una rappresentanza di genere tra le fila delle strutture apicali.
Con due provvedimenti distinti ma in qualche modo collegati, un decreto che riordina il sistema elettorale e uno schema di disegno di legge delega sulla riorganizzazione degli ordini, il ministero della giustizia affronta lo spinoso tema del riassetto degli organismi sul territorio e delle relative elezioni. Ma lo fa focalizzando l’attenzione, per ora, sulle nove professioni di area tecnica (agronomi e forestali, architetti, chimici, geologi, geometri, ingegneri, periti agrari, periti industriali) che più volte avevano sollecitato il guardasigilli, con il quale è in corso un’interlocuzione da mesi, a «completare la riforma».
Riorganizzazione degli ordini. Una delle richieste (ma non solo) avanzate dalle categorie dell’area tecnica è proprio quella della riorganizzazione territoriale degli ordini e collegi conseguente all’abolizione delle province. Qui il principio cardine è uno: razionalizzare e ridurre i costi di organizzazione e gestione su base territoriale. Per farlo il dicastero ha fissato una soglia minima di professionisti iscritti «ai fini della costituzione o del mantenimento di un ordine o collegio». È il decreto in materia di elezioni però, che nel ritoccare il precedente provvedimento (dpr 169/05), stabilisce una nuova proporzionalità tra il numero degli iscritti e quello degli ordini sul territorio, prevedendo che non possano più esistere ordini con meno di 1.500 professionisti. Da questa regola restano fuori solo gli ordini e i collegi «già costituiti nei capoluoghi di regione e nelle città metropolitane», anche se ovviamente il tutto sarà oggetto di una disciplina transitoria.
Regolamenti elettorali. C’è poi il capitolo relativo alle elezioni. In questo caso la bozza riscrive regolamenti elettorali estendendo l’applicazione del dpr 169/2005 «Regolamento per il riordino del sistema elettorale e della composizione degli organi di ordini professionali» anche a quelle categorie che ancora rispondono a norme precedenti e obsolete. Questo significa non più elezioni con un voto diretto al singolo professionista, ma attraverso la presentazione di liste depositate presso il ministero della giustizia. La competizione elettorale, inoltre, è indetta dal consiglio in carica almeno 60 giorni prima della sua scadenza. Cambia anche la proporzione tra il numero dei consiglieri nazionali, d’ora in poi la metà, e quello degli iscritti. Il provvedimento stabilisce infatti che gli ordini che contano un numero di iscritti pari a 30mila dovranno avere una quota di consiglieri non superiori a 7, 9 componenti se il numero è compreso tra 30 mila e 60 mila, 11 componenti oltre i 66 mila iscritti». Si allargano le maglie però dei mandati come consiglieri del consiglio nazionale: il tetto limite non sarà più di due ma di tre, con la clausola: non possono essere eletti per più di tre volte consecutive e «non possono assumere la medesima carica all’interno del consiglio per più di due mandati consecutivi».
Decreto compensi Ctu. In dirittura d’arrivo infine il decreto del ministero della giustizia (di concerto con l’economia) che adegua «i compensi che spettano ai periti, consulenti tecnici, interpreti e traduttori per le operazioni eseguite su disposizioni dell’autorità giudiziaria in materia civile e penale». Si tratta di un provvedimento atteso dal 2002 (dpr 115) quando il legislatore nell’abrogare esplicitamente la legge di riferimento sulle tariffe (319/1980) ha sostituito, riscrivendole in modo quasi identico, gran parte delle norme che precedentemente riguardavano la materia. Da quella data, però, di adeguamenti degli onorari (che avrebbero dovuto esserci ogni tre anni) non si è più parlato. E i giudici nel liquidare i consulenti tecnici si sono avvalsi di tariffe che risalivano a 13 anni fa.
ItaliaOggi – 1 agosto 2015