Avvertenza per i futuri aspiranti governatori del Veneto: più saranno i quattrini su cui potrete contare per pubblicità ed eventi, più possibilità avrete di trionfare alle urne. Niente di illegale, è pura matematica da campagna elettorale, a giudicare dai primi riscontri delle rendicontazioni dei candidati, così come emergono ad un paio di settimane dalla scadenza imposta dalla legge per la dichiarazione delle spese sostenute per le Regionali 2015.
Quanto meno la testa e la coda della classifica degli esborsi, che per inciso sono anche le uniche due ad essere già state depositate, coincidono infatti con il primo (Luca Zaia) e l’ultima (Laura Di Lucia Coletti) dei votati: se la Lega Nord ha superato il milione in funzione del proprio alfiere, L’Altro Veneto e la sua portacolori sono rimasti sotto i tremila euro.
Pensare che lo scorso 17 marzo proprio Zaia aveva usato tre aggettivi per presentare la sua cavalcata verso il 31 maggio: «Pop, autofinanziata e low cost». I primi due erano stati spiegati nel senso di un’operazione «fatta dal popolo, per il popolo» e sostenuta «con l’autotassazione dei candidati, che restituiranno i soldi anticipati dal movimento, senza nessuna sovvenzione esterna». Il terzo era rimasto un concetto più vago, almeno fino a quando lo sfidante Flavio Tosi aveva spifferato lo stanziamento di 700 mila euro da parte del Carroccio, importo diviso a metà tra il federale e il nazionale. Dal documento presentato alla Corte dei conti, al Consiglio regionale e alla Corte d’appello da Antonio Mondardo, amministratore nazionale della Liga Veneta, risulta ora che la somma scucita dal partito è superiore a quell’indicazione: 1.101.468,39 euro, dettagliati al centesimo per finalità e destinatari, con la puntuale citazione di ogni singola fattura. La lettura del prospetto contabile è illuminante per chi cerca il segreto del trionfo zaiano: circa due terzi dell’investimento, pari per la precisione a 847.666,49 euro, sono serviti a pagare la produzione e l’affissione dei materiali tipografici di propaganda, in buona parte costituiti dai manifesti «Scelgo Zaia» che per due mesi buoni hanno tappezzato il Veneto. Più modeste sono state invece le uscite per gli spot radiotelevisivi (meno di 50 mila euro), gli incontri pubblici (poco più di 20 mila), le consulenze e le collaborazioni (quasi 90 mila), la cancelleria (300 e spiccioli), anche se comunque considerevoli in confronto ai costi sostenuti dalla concorrente arrivata ultima. «Personalmente ho dichiarato circa 2.300 euro», dice Di Lucia Coletti, mentre la sua lista (supportata anche economicamente da Rifondazione Comunista) ne ha certificati complessivamente 570.
Queste finora le certezze formalizzate. Il resto è ancora materia di commercialisti e tesorieri, alle prese con gli ultimi calcoli. Ad esempio Partito Democratico e comitato Alessandra Moretti finiranno di tirare le somme la prossima settimana, anche se la leader dem ha già ultimato i conti sulle sue spese personali: «46.664,57 euro, raccolti grazie alle donazioni di privati e di aziende». In corso di definizione i bilanci di Jacopo Berti e Flavio Tosi, le cui squadre hanno entrambe conquistato cinque seggi, sostenendo però spese differenti. «Grazie a tanti micro-versamenti abbiamo potuto disporre di 23.000 euro scarsi», afferma il capogruppo del Movimento 5 Stelle. «Ne abbiamo spesi poco più di 18.000 e abbiamo devoluto i 4.100 rimasti alle vittime del tornado», specifica Gabriele Antonelli, presidente dell’associazione pentastellata che ha curato la campagna. «Dobbiamo ancora finire di verificare le fatture, ma abbiamo raccolto più di 150.000 euro», anticipa invece Fabio Venturi, braccio destro del sindaco di Verona. Quanto ad Alessio Morosin e Indipendenza Veneta, «credo che resteremo rispettivamente sotto i 10.000 e sotto i 100.000 euro. Ovviamente non avevamo i mezzi di altri e si è visto…».
Il Pd dichiara mezzo milione. Zaia: «Ci siamo autotassati»
Entro il 31 agosto dovrà essere completato il quadro delle spese elettorali per le Regionali 2015. In attesa delle rendicontazioni finali, si aggiunge un nuovo tassello: l’esborso dichiarato dal Partito Democratico a favore della campagna di Alessandra Moretti (al quale dovranno essere sommati i fondi delle altre liste di supporto). «Le nostre uscite ammontano a 447.338,04 euro – riferisce il segretario veneto Roger De Menech – sostenuti in larga parte dal livello regionale, quindi dai provinciali e dal nazionale. Soldi raccolti grazie a qualche donazione e soprattutto al contributo degli eletti». I consiglieri regionali del Pd versano infatti alla cassa veneta 1.400 euro al mese, mentre i parlamentari ne girano 1.500 al nazionale e 1.000 al provinciale di riferimento.
Ancora più articolato è il meccanismo di autotassazione della Lega Nord, in funzione della campagna di Luca Zaia, costata 1.049.000 euro (su un importo di 1.101.468,39 complessivamente certificato dal Carroccio). Ogni candidato ha sborsato 3.000 euro, gli uscenti ne hanno scuciti 15.000 e gli eletti ne hanno tirati fuori 20.000, in aggiunta ai circa 1.200 detratti mensilmente dall’indennità. «Rispetto al costo totale dei manifesti stampati dal movimento grazie all’autotassazione – sottolinea il governatore leghista – io mi sono fermato a meno di 500.000 euro. Credevo fermamente nell’impatto delle affissioni e ho dimostrato che funziona, così come il recapito nelle case del programma di governo, elementi di campagna classica in un giusto mix con l’innovazione dei social network».
Il peso dei cartelloni stradali nella vittoria di Zaia entra nella valutazione di Marco Almagisti, docente di Scienza Politica dell’Università di Padova, a proposito delle strategie dei vari candidati: «Il presidente uscente ha saturato il territorio con la sua immagine ed è stato premiato, perché ha capito che la carta poteva essere un canale per raggiungere un elettorato disilluso. I canali però vanno diversificati e il risultato ottenuto dal Movimento 5 Stelle (con soli 18.000 euro, ndr. ) evidenzia che la Rete da una parte e i meet-up dall’altra non si sostituiscono l’una con gli altri, ma si stratificano, ottenendo quel consenso che è il condividere un messaggio». Secondo l’esperto sarà sempre più importante la capacità delle liste di trovare i fondi per le loro campagne. «La progressiva scomparsa del finanziamento pubblico dei partiti – osserva – ha evidenziato la necessità, per chi vuole fare politica, di reperire altrove le risorse finanziarie. Però non basta raccogliere tanto, se poi si spende male: è fondamentale studiare un buon piano di comunicazione».
Il Corriere del Veneto – 13 e 14 agosto 2015