In questo momento sono nove, più il presidente, ma presto scenderanno a otto. E così il conto è ancora più facile. Dovrebbero essere 16 secondo la pianta organica, saranno la metà. «C’è una situazione di grave scopertura», dice il nuovo presidente del Tar, Maurizio Nicolosi, arrivato in laguna lo scorso luglio.
Con la perversa conseguenza che lo Stato poi si trova spesso – come in altri settori della giustizia – a pagare lauti risarcimenti per l’eccessiva durata dei processi. «Se quegli indennizzi milionari fossero invece usati per aumentare i magistrati, si ridurrebbero i tempi e si migliorerebbe il sistema della giustizia», continua Nicolosi, che ieri ha aperto l’anno giudiziario del tribunale amministrativo regionale nella sede della prefettura, davanti al «padrone di casa» Domenico Cuttaia.
Il tema, come si sa, è di grande attualità. Già il presidente della Corte d’appello Antonino Mazzeo Rinaldi, nell’inaugurazione dell’anno giudiziario di un mese fa, aveva per l’ennesima volta lanciato l’allarme, mentre solo pochi giorni fa il procuratore generale Antonino Condorelli – intervistato sulla vicenda del ladro a cui aveva sparato Ermes Mattielli, di nuovo arrestato perché ancora incensurato a causa della prescrizione – aveva detto che in Trentino mai sarebbe potuto succedere, perché lì ci sono più magistrati. E infatti anche il governatore del Veneto Luca Zaia ha colto la palla al balzo. «Il tema degli organici in Veneto è urgente – ha spiegato Zaia – La nostra regione ha 600 mila partite Iva, 150 miliardi di euro di Pil: deve avere anche una dotazione adeguata di magistrati». Proprio nei giorni scorsi il presidente della Regione Veneto ha visto il ministro della Giustizia Andrea Orlando all’inaugurazione del carcere di Rovigo. «Mi ha garantito che troveranno una soluzione – ha aggiunto – ma noi dobbiamo fare fronte comune, «ghandianamente», contro questa situazione». Per quello che riguarda i Tar, dove in tutta Italia mancano un centinaio di magistrati, qualche piccola buona notizia arriva dal concorso in fase di svolgimento per 45 posti, a cui ne vanno aggiunti altri 78 da bandire nei prossimi due anni. D’altra parte un accenno alla carenza di mezzi l’ha fatto anche la dirigente dell’Avvocatura dello Stato, Maria Rosaria Cozzuto Quadri: «Noi siamo solo 10 avvocati e abbiamo un numero insufficiente di personale amministrativo».
Nicolosi ha ribadito fin dall’inizio che i Tar da qualche tempo sono «a rischio». Più di qualche volta a livello nazionale si è parlato di abolizione della giustizia amministrativa. «Il Tar è una risorsa di cui non si può fare a meno, che affronta tutte le questioni fondamentali per l’economia – ha spiegato – la giustizia amministrativa non può essere “rottamata”». E il verbo non è casuale, visto che si tratta del cavallo di battaglia del presidente del Consiglio Matteo Renzi. I dati dicono che quest’anno, dopo sei anni di cali vertiginosi (dai 2707 del 2008 ai 1817 del 2014), la diminuzione dei ricorsi si è fermata: ne sono stati presentati infatti 1835, con un aumento minimo di 18. Tanti relatori hanno ricordato che il crollo è dovuto agli alti costi del contributo unificato, soprattutto in tema di appalti. «C’è poi una diffusa sfiducia sulla possibilità di ottenere un risultato utile», ha ammesso Stefano Bigolaro, presidente dell’associazione degli avvocati amministrativisti del Veneto. In realtà Zaia sull’argomento ha idee un po’ diverse. «Noi siamo “buoni clienti” del Tar, visto che abbiamo 958 pratiche aperte – ha scherzato – però penso che il legislatore dovrebbe occuparsi di chi presenta ricorsi strumentali e temerari, che hanno costi sociali elevati perché rallentano il processo amministrativo. Vanno previste delle sanzioni». Nicolosi ha poi spiegato che è in atto un’operazione di smaltimento dell’arretrato.
Il presidente ha infine segnalato che lo scorso 31 gennaio è terminato il contratto di affitto di palazzo Gussoni, che da 12 anni ospita il Tar Veneto. Il palazzo è di proprietà di una società della Regione, la Edilizia Canalgrande, che lo scorso dicembre ne ha deliberato l’alienazione. «Il presidente Zaia mi ha assicurato che non saremo “cacciati” – ha detto Nicolosi – ovviamente però si apre il problema della ricerca di una nuova sede adeguata». Il presidente cita anche la possibilità di andare in terraferma, a Mestre. «Un’ipotesi che noi vorremmo evitare, perché è importante che le sedi della giurisdizione restino in centro storico – ha continuato il presidente – l’ideale sarebbe poter acquistare il palazzo, magari tramite degli enti previdenziali. Vedremo se sarà possibile».
Alberto Zorzi – Corriere del Veneto – 3 marzo 2016