Dopo alcune incertezze, la Commissione europea ha deciso di inviare all’Italia, così come ad altri paesi in difficoltà nel rispettare le regole di bilancio, una comunicazione nella quale Bruxelles mette l’accento sui rischi di violazione delle regole di riduzione del debito nel 2015 e nel 2016. Nella missiva, Bruxelles non chiede una manovra di finanza pubblica, ma si aspetta da Roma entro il 15 aprile dettagliate misure di risanamento, nel quadro del prossimo Documento economico e finanziario (Def).
La lettera, a firma del vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis e del commissario agli affari monetari Pierre Moscovici, è per molti versi didascalica. La prima parte è dedicata a una descrizione minuziosa della situazione delle finanze pubbliche italiane. Nota, come già in passato, che i segnali puntano a una violazione nel 2015 e nel 2016 delle regole sul debito, che per quest’anno prevede una riduzione del passivo di un ventesimo all’anno su tre anni.
Successivamente, la Commissione ricorda la sua valutazione preliminare della Finanziaria 2016, pubblicata a fine 2015. Torna a sottolineare che il progetto di bilancio è a rischio di deviazione significativa rispetto al cammino tracciato verso il pareggio delle finanze pubbliche. Gli stessi conti pubblici del 2015 mostrano a prima vista uno scostamento rispetto alle previsioni. A prima vista, perché conferme ci saranno solo quando verranno pubblicati i dati definitivi.
Nella loro lettera, Dombrovskis e Moscovici ribadiscono che in maggio daranno la loro valutazione della Finanziaria 2016. Il progetto di bilancio preparato dal ministero dell’Economia prevede generosa e controversa flessibilità di bilancio. In conclusione, la Commissione europea non chiede esplicitamente una nuova manovra di finanza pubblica per il 2016. Preferisce usare la «mano leggera», come prevedeva lunedì un esponente comunitario (si veda Il Sole/24 Ore di ieri).
«Alla luce di questo quadro – si legge nella lettera – sarà importante per l’Italia assicurare che le misure necessarie per rispettare il percorso di aggiustamento raccomandato in modo da raggiungere l’obiettivo di medio termine (il pareggio di bilancio, ndr) vengano annunciate e dettagliate in modo credibile entro il 15 aprile». La data non è banale: è quella entro la quale il governo deve presentare il nuovo piano di stabilità e il nuovo programma nazionale di riforme, entrambi associati al Def.
«Ciò – secondo la lettera il cui destinatario è il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan – permetterà di tenere in conto queste misure nelle previsioni di primavera, che saranno alla base della valutazione (…) del rispetto italiano dei suoi obblighi secondo le norme del Patto di Stabilità». Con questa chiusa, tra le altre cose, Bruxelles sembra fare un legame tra la presentazione del prossimo Def e l’eventuale grado di concessione delle richieste di flessibilità di bilancio nel 2016.
Sempre ieri qui a Strasburgo, dove siede il Parlamento europeo, lo stesso vice presidente Dombrovskis ha confermato che l’Italia è soggetta a squilibri macroeconomici eccessivi, insieme a Bulgaria, Croazia, Francia e Portogallo, per via di elevato debito e bassa competitività, secondo un rapporto pubblicato in febbraio (si veda Il Sole/24 Ore del 27 febbraio). Ciò detto, Bruxelles ha confermato le previsioni della vigilia e preferito non aprire una procedura sanzionatoria.
In una conferenza stampa, Dombrovskis ha però notato che l’apertura della procedura può avvenire «in qualunque momento». E ha aggiunto: «Dipenderà da quanto ambizioso sarà il programma di riforme e dalle nostre valutazioni sui progressi fatti». Ancora una volta il prossimo Def appare decisivo. Da notare che la Germania è tra i paesi con uno squilibrio macroeconomico, per via di un attivo delle partite correnti particolarmente elevato, che si riflette in un basso livello di investimenti.
La decisione di inviare una comunicazione ai paesi in difficoltà di bilancio è stata dettata dal desiderio di influenzare la preparazione dei prossimi piani di stabilità e «di dare agli Stati un segnale, un allarme». Il richiamo giunge dopo che lunedì l’Eurogruppo aveva fatto altrettanto. Sempre ieri, lo stesso Ecofin ha sottolineato che «per un certo numero di paesi, l’alto debito (…) continua a costituire una importante fonte di vulnerabilità che può generare rischi di bilancio se l’instabilità sui mercati dovesse aumentare».
Beda Romano – Il Sole 24 Ore – 9 marzo 2016