Non è andata bene. E il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, lo dice senza giri di parole. Al Consiglio agricolo di ieri a Bruxelles «è mancata una strategia di fondo» e le proposte della Commissione in tema di latte «sono insufficienti». Il Consiglio, convocato per affrontare la grave crisi dell’agricoltura europea – stretta tra eccessi di produzione e crollo dei prezzi per coltivatori e allevatori – ha varato un pacchetto di misure e di deroghe che, secondo Martina, non fanno altro che sostenere chi produce non per il mercato ma solo per incassare i prezzi di intervento.
E non sono certo gli allevatori o gli agricoltori italiani. Non per nulla, ieri a Bruxelles, si è mostrato molto attivo il ministro francese, Stephan Le Foll, forte anche dall’appoggio di alcuni Paesi del Nord ed Est Europa. Tanto da far ventilare anche un ritorno temporaneo al sistema delle quote. Così non sarà. Il Commissario Ue all’Agricoltura, l’irlandese Phil Hogan, parla di risposta pronta e concreta per sostenere gli agricoltori e descrive misure che vanno a completare e rafforzare il pacchetto di interventi da 500 milioni varato a settembre. In sostanza, per il lattiero caseario, Bruxelles ha deciso di innalzare a 218mila tonnellate l’intervento per il latte in polvere scremato e a 100mila tonnellate quello per il burro. Ritirando prodotto dai mercati si spera di far innalzare i prezzi della materia prima. Ma il piatto forte è l’applicazione per la prima volta nella storia dell’articolo 222 che regola il Mercato unico e la concorrenza, introducendo la gestione volontaria, per un periodo di tempo limitato (sei mesi), della produzione. Tradotto: associazioni di categoria e dei produttori potranno ridurre – ancora non si conoscono i meccanismi per applicare tale misura – le produzioni di latte senza incappare nelle regole del libero mercato. E ancora: il tetto del sistema de minimis (sostegni concessi senza essere tacciati come aiuti di Stato) resta a 15mila euro, ma con una formula burocratica posso aumentare di altri 15mila euro per singola azienda agricola. È ciò su cui puntava Martina per agevolare la trattiva che sta conducendo con l’Abi in tema di moratoria dei debiti delle aziende agricole. «L’aumento degli aiuti di Stato fuori dal de minimis – dice il ministro – è un buon segnale, ma non basta. Ci aiuterà a rafforzare il lavoro che da soli stiamo facendo per la ristrutturazione e la moratoria dei debiti bancari degli allevatori». Qualche cosa arriva anche per l’ortofrutta, dove l’Italia è alle prese con la crisi del pomodoro Pachino e di altri ortaggi. «Accogliamo positivamente la proposta della Commissione di rinnovare le misure previste con l’embargo russo e di diversificare il prezzo dei ritiri per tipologia. Si tratta di una misura – dice ancora Martina – che avevamo chiesto espressamente proprio per fare fronte alle esigenze specifiche dei nostri produttori di pomodoro. Le nostre aziende tra l’altro stanno subendo l’aumento delle importazioni dal Nord Africa. Abbiamo ribadito in Consiglio la richiesta di attivare la clausola di salvaguardia prevista dall’accordo con il Marocco e nelle prossime giornate concluderemo il dossier tecnico a supporto».
Roberto Iotti – Il Sole 24 Ore – 15 marzo 2016