Studentessa romana stroncata a Vienna, di ritorno dal maxiraduno con il Papa L’ospedale austriaco: antibiotico per chiunque sia stato a Casa Italia a Cracovia. Aveva 18 anni e una fede fatta di voglia di aiutare gli altri, di solidarietà e condivisione. È morta ieri per meningite fulminante a Vienna, ricoverata d’urgenza sulla via del ritorno verso casa da Cracovia, dove aveva partecipato alla Giornata mondiale della gioventù.
E ora è allarme meningite tra i giovani che, con lei, si erano commossi ed emozionati alle parole di papa Francesco, tra i novantamila connazionali che avevano frequentato Casa Italia nella città polacca. Tanto che la Cei invita i ragazzi: fate la profilassi.
Ci teneva tanto, la giovane, a partecipare con i suoi compagni di oratorio a quell’evento che radunava coetanei arrivati dai cinque continenti. Era la sua prima volta lontana da casa, dalla famiglia, ma a Roma erano tranquilli nel vederla partire. Con lei c’erano i sacerdoti, i ragazzi e le amiche con cui condivideva i pomeriggi alla chiesa di san Policarpo, nel quartiere Appio Claudio. Una parrocchia viva, inserita nel quartiere con mille attività: un oratorio dove lezioni per immigrati si alternano al teatro, alla danza, ai corsi di taglio e cucito, al calcio. Tra lezioni di catechismo, impegni della Caritas a favore dei più deboli e corsi di teologia per laici. Perché nessuno sia escluso.
Ieri la diciottenne era stanca, dopo giorni passati tra preghiere, discussioni, canti con giovani arrivati da tutto il mondo. Per questo, in un primo momento, gli organizzatori che riportavano a casa una cinquantina di ragazzi di tre parrocchie romane sul pullman, quando l’hanno vista accaldata, col mal di testa, hanno pensato ad un semplice malore, ad un colpo di sole. Così non era, il ricovero in ospedale non appena arrivati nella capitale austriaca è stato inutile, i medici non hanno potuto salvarla. La meningite fulminante non le ha lasciato scampo.
A quel punto è scattato l’allarme. I compagni di viaggio, sconvolti, sono stati sottoposti alla necessaria profilassi, che consiste nell’assunzione di una compressa di Ciprofloxacina da 500 milligrammi. Ma col passare delle ore la Cei ha deciso di ufficializzare la notizia per allargare la prevenzione. Un milione seicentomila persone si erano ritrovate assieme alla ragazza a Cracovia per la Giornata della gioventù, oltre novantamila gli italiani. Migliaia, quelli che come lei erano passati da Casa Italia, il quartier generale del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei.
Troppo forte il timore, la paura di un contagio per non mettere in allerta chi l’aveva incrociata, chi era venuto nei giorni scorsi nel punto di ritrovo allestito in un palazzo dei padri Bernardini. Un quartier generale di aiuto, informazione e ristoro. Il posto dove chiedere informazioni per chi si era perso, per chi aveva bisogno di un medico, con due sanitari a tempo pieno a dispensare consigli, a curare ferite. Nel grande palazzo con un cortile e un giardino, il caffè, frequentatissimo, distribuiva anche duemila tazze in un solo pomeriggio per quello che era diventato un punto di incontro per ragazzi di altre nazioni. Che ora hanno paura.
Non appena si è sparsa la notizia ed è diventata ufficiale la tragedia della giovane romana, decine di ragazzi appena tornati alle loro case sono andati in ospedale, pur non avendo sintomi, a chiedere consiglio. Un tam tam di dolore e paura. Ma gia dall’ospedale di Vienna l’indicazione, subito rilanciata dalla Cei, era stata chiara: a livello cautelativo tutti coloro che abbiano visitato Casa Italia devono effettuare il trattamento di Ciprofloxacina da 500 milligrammi. Nel caso di febbre alta, mal di testa o di gola, problemi di vista o perdita di conoscenza, deve andare subito in ospedale. Le ultime parole dei vescovi, che si stringono ai famigliari, sono tutte per la giovane romana. Per «la ragazza rimasta vittima, a conclusione di un’esperienza che è stata all’insegna della fraternità e della condivisione».
“RISCHIA CHI HA AVUTO CONTATTI CON LEI I RAGAZZI SONO LA CATEGORIA PIÙ ESPOSTA”
Giovanni Rezza, epidemiologo dell’Istituto di sanità “Ma il rimedio migliore resta il vaccino: lo facciano anche gli adulti”
«La prima cosa da fare, in casi come questo, è ovviamente la profilassi», avverte Giovanni Rezza, epidemiologo e direttore del dipartimento Malattie Infettive dell’Iss, l’Istituto superiore di sanità. Una prevenzione mirata «che consiste nell’assunzione di una compressa di Ciprofloxacina », aggiunge Rezza. La stessa che è stata fatta a tutte le persone del gruppo di cui fa parte la giovane romana deceduta a Vienna per una meningite.
Dottor Rezza ma è la profilassi che va sempre fatta?
«In questo caso è stato scelto quel tipo di profilassi visto che, dalle informazioni ridotte che abbiamo, c’è il sospetto che si tratti di una meningite da meningococco. Ora bisogna anche capire dove la ragazza l’abbia contratta: in Italia o altrove. E comunque hanno fatto bene a farla a tutte le persone che sono state a stretto contatto con lei».
Sono spesso i giovani ad essere a rischio, ad ammalarsi. Come mai?
«Solo perché sono quelli più esposti visto il tipo di vita che fanno, hanno più occasioni di socializzazione e hanno tante occasioni di scambio: vanno a raduni, nei pub, nelle discoteche ai concerti».
Fatti così dolorosi si portano dietro anche molta paura…
«Lo capisco, è inevitabile e umano ma la prima cosa è capire di che tipo di meningococco si tratta e poi, va ricordato, esistono anche diversi vaccini. Però ripeto, in questo caso non sapendo la giovane che tipo di ceppo abbia contratto è difficile entrare nel dettaglio».
Il rischio è sempre alto?
«Tra chi entra in contatto con l’infezione pochi si ammalano, ma va ricordato che purtroppo ci si può ammalare gravemente».
In genere quanto tempo di incubazione ha questo tipo di meningite?
«Alcuni giorni, in genere è breve, entro una settimana al massimo» Per i bambini invece quali rischi ci sono?
«I bambini ormai vengono vaccinati: dal 2005 lo sono tutti per il tipo C, i ragazzi più grandi non lo sono però, ma oggi ripeto ci sono vaccini per tutti i tipi di meningococco e anche per un’altra forma d meningite causata da un batterio diverso: il pneumococco ».
Ci si può vaccinare a qualsiasi età?
«Certo, anche se poi è previsto e raccomandato solo per i più piccoli. Esistono però casi come quello della Toscana dove si è pensato bene di vaccinare anche le persone più grandi: si è trattato di una prevenzione giusta visto che in quella regione c’erano stati molti casi di meningite».
Cosa bisogna fare se si è stati a contatto con persone che si sono ammalate?
«Subito la profilassi come ho spiegato prima, ma in genere sono le Asl, le aziende sanitarie locali, a contattare le persone a rischio».
Niente libera iniziativa?
«Assolutamente no».
Una volta sviluppata la malattia si può salvare?
«Certo anche se il decorso in alcuni casi è fulminate: riconoscere i primi sintomi e intervenire immediatamente con una terapia antibiotica può salvare la vita».
Repubblica – 2 agosto 2016