di Enrico Marro, dal Coriere della Sera. Nonostante l’ottimismo del governo sul confronto con Cgil, Cisl e Uil su pensioni e mercato del lavoro, ieri i sindacati hanno manifestato disappunto rispetto alle indiscrezioni che quantificano in appena un miliardo e mezzo di euro le risorse che l’esecutivo metterebbe a disposizione del capitolo pensioni con la legge di Bilancio 2017 che verrà presentata entro il 20 ottobre. Secondo le confederazioni servirebbero almeno 2 miliardi e mezzo.
Una cifra sulla quale contavano dopo il buon andamento dell’ultimo incontro, lo scorso 29 luglio, con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, e le dichiarazioni dello stesso Poletti: «La dotazione di risorse sarà rilevante». Un «rilevante striminzito» ha ironizzato ieri la Cgil di Susanna Camusso. Uno stanziamento «iniquo», aggiunge la Cisl.
A dire il vero il governo non ha mai scoperto le carte e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha ribadito che dovranno essere rispettate le cosiddette compatibilità di bilancio che, con il peggioramento delle stime di crescita del prodotto interno lordo, diventano ogni giorno più dure. E non è un caso che Nannicini, in un’intervista pubblicata domenica dal Sole 24 ore sia rimasto abbottonato sulle risorse e abbia prefigurato un percorso in due tappe, con alcune misure che verranno prese con la legge di Bilancio e altre di cui si discuterà successivamente. Tra gli interventi che scatteranno già dal primo gennaio del 2017 c’è l’Ape, cioè l’anticipo di pensione che il lavoratore potrà chiedere a partire dal compimento dei 63 anni, cioè fino a 3 anni e sette mesi prima del requisito previsto dalla legge Fornero per la pensione di vecchiaia.
Questa misura, spiega Nannicini, interesserà nel primo anno circa 350 mila lavoratori (perché si cumulano le platee di tre anni) e poi circa 150 mila negli anni successivi. Secondo stime ufficiose costerebbe all’inizio circa 600 milioni, che serviranno soprattutto a finanziare i costi amministrativi del meccanismo e l’intervento a sostegno dei lavoratori più svantaggiati. Per il resto saranno le banche ad anticipare l’assegno Ape in base alla pensione maturata (ma il lavoratore avrà rapporti solo con l’Inps) e le assicurazioni a fornire la garanzia sulla restituzione dell’anticipo. L’Ape infatti verrà rimborsata dai beneficiari in 20 anni con una trattenuta sulla stessa pensione, la quale risulterà quindi penalizzata con un taglio che oscillerà in media tra l’1% e il 5% per ogni anno di anticipo rispetto ai requisiti della Fornero.
La penalizzazione sarà calcolata in rapporto al reddito e alla condizione di lavoratore o disoccupato del richiedente. Per chi ha perso il lavoro e ha maturato una pensione bassa il taglio verrà annullato da detrazioni fiscali ad hoc che diventeranno via via più leggere al crescere dei redditi fino ad azzerarsi per quelli alti, dove la penalizzazione potrà arrivare anche al 7-8% per anno di anticipo. Accanto all’Ape dovrebbero trovare posto la ricongiunzione gratuita dei contributi versati in fondi diversi; l’allargamento della platea dei lavoratori usuranti ai quali è consentito il pensionamento anticipato e misure a favore dei lavoratori precoci, quelli cioè che hanno cominciato a 14-15 anni. Cgil, Cisl e Uil chiedono che possano andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Infine, le due misure più costose: l’aumento della no tax area e il potenziamento della quattordicesima per le pensioni basse. Per fare tutto, dice Domenico Proietti (Uil), «servono 2,5 miliardi, che possono essere facilmente reperiti tra le pieghe del bilancio». Il confronto governo-sindacati riprenderà il 6 settembre sul mercato del lavoro e il 12 sulle pensioni.
“Almeno 2 miliardi per le pensioni”. Sindacati e minoranza Pd chiedono al governo più risorse per le misure previdenziali. Damiano: “Si tratta”
Da Repubblica. Il governo metterà sul piatto un miliardo e mezzo per finanziare il “pacchetto pensioni”. Una cifra che i sindacati considerano insufficiente. Per la Uil le risorse andrebbero aumentate fino a 2,5 miliardi, mentre la Cgil, ribattendo al ministro del Lavoro Poletti, che aveva promesso fondi «rilevanti», definisce quelli ipotizzati un «rilevante striminzito».
Una cifra, 1,5 miliardi di euro, sulla quale però, sostiene Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera, si potrà ancora discutere. «La trattativa non è finita», commenta il deputato Pd che vorrebbe arrivare a 2 miliardi e che avverte il governo: «Va risolto anche il problema degli esodati. I soldi per l’ottava salvaguardia ci sono già per 170mila lavoratori. E la chiusura di questa vicenda sarà il banco di prova per i futuri appuntamenti istituzionali».
Un miliardo e mezzo è la cifra “limite” che per ora è trapelata dalle stanze di Palazzo Chigi. La misura centrale è l’anticipo pensionistico (Ape), che dovrebbe costare 600 milioni di euro. Ma nel pacchetto ci sono anche il rafforzamento della quattordicesima per i pensionati con assegni bassi, misura cara al premier, e il ricongiungimento gratuito dei contributi versati in altre gestioni.
L’Ape, l’anticipo pensionistico con la partecipazione di banche e assicurazioni, è uno dei nodi più discussi. Il governo era partito con l’idea di un’uscita dal lavoro con tre anni di anticipo. Ora l’asticella si è alzata a tre anni e sette mesi, anche se qualcuno vorrebbe aumentarla a quattro. Il prestito sarebbe gestito tutto dall’Inps (che si confronterebbe poi con le banche) e sarebbe gratuito per alcune categorie di lavoratori come i disoccupati di lungo corso, che non possono più ricorrere agli ammortizzatori sociali e che hanno compiuto 62 anni. Ape gratuita anche per chi fa un lavoro usurante; e scontata per chi è entrato presto nel mercato del lavoro (con un meccanismo di gradualità a seconda dell’età: 14, 15, 16 anni, ecc). E anche ai lavoratori svantaggiati, come gli invalidi dalla nascita, potrebbe essere garantito un accesso gratuito. Per tutti gli altri il prestito, ha voluto precisare il governo, sarà assicurato. Dunque non avrà conseguenze sugli eredi: se il pensionato morisse prima del rimborso, si estinguerà. La platea di beneficiari, secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Nannicini, potrebbe essere di 350 mila persone. A 63 anni compiuti dunque, si potrebbe lasciare il lavoro.
Ricongiunzione dei contributi. Due le ipotesi: ricevere due differenti assegni, ognuno in base ai contributi versati, oppure rendere gratuita la ricongiunzione, anche per chi volesse far ricorso all’Ape.
Due le ipotesi anche per la quattordicesima: un allargamento della platea, che verrebbe estesa a chi ha un reddito di 12-13mila euro, oppure assegni più alti, fino a 1.000 euro.
9 agosto 2016