Meno ottimismo tra i consumatori, buonumore in calo anche tra le imprese. Ad agosto entrambi gli indicatori del clima di fiducia rilevati dall’Istat risultano in riduzione, con una frenata corale che riguarda più componenti. Per le famiglie l’indice scende di due punti a quota 109,2: per trovare un risultato peggiore occorre tornare a luglio del 2015. In riduzione risultano tutte le singole componenti dell’indice: clima economico, personale, corrente e futuro.
Per il quarto mese consecutivo, in particolare, peggiorano le opinioni dei soggetti intervistati in relazione alla situazione economica del paese (per le attese future il saldo è tornato in rosso dallo scorso giugno) e in peggioramento sono anche le aspettative sulla disoccupazione. L’incertezza si traduce anche in una minore propensione ad acquisti impegnativi, come accade ad esempio per i beni durevoli: la quota di chi esclude in modo netto possibilità di shopping nei prossimi mesi sale di cinque punti al 31,3%.
Dal lato delle imprese la frenata è analoga, con l’indice globale di settore che per la prima volta da febbraio 2015 si posiziona al di sotto di quota 100 (99,4, da 103 del mese di luglio).
Anche in questo caso si tratta di un arretramento collettivo, che riguarda in modo più marcato servizi e commercio al dettaglio ma che si concretizza anche per manifattura e imprese di costruzioni.
Per le imprese manifatturiere (il cui indice si riduce da 102,9 a 101,1) peggiorano sia i giudizi sugli ordini, in particolare per il comparto dei beni intermedi, che le attese sulla produzione, il cui saldo tuttavia si mantiene positivo.
L’arretramento degli indici si aggiunge alla serie di notizie non brillanti sull’economia italiana che ha caratterizzato le ultime settimane ma va ricordato che i livelli assoluti raggiunti da questi indicatori si sono posizionati negli ultimi mesi su valori particolarmente elevati.
Per i consumatori, ad esempio, il dato di inizio anno della fiducia (non troppo distante dal valore attuale) rappresentava il massimo dall’avvio delle serie storiche, il top da 21 anni, mentre per le imprese si è arrivati nello stesso periodo ai massimi dall’inizio della crisi.
Il contesto esterno, in ogni caso, non aiuta e lo stesso indicatore rilevato dalla Commissione europea per la zona euro ad agosto risulta in calo.
La rilevazione di agosto arriva a pochi giorni di distanza dagli attentati in Francia e in Germania, che certo più di un’inquietudine hanno provocato anche nel nostro paese. Alle prese, inoltre, con una fase congiunturale non particolarmente brillante, come testimoniato dalle ultime rilevazioni statistiche diffuse.
La crescita zero del prodotto interno lordo del secondo trimestre lascia all’Italia un magro progresso dello 0,7% in termini tendenziali, mentre il bilancio del primo semestre per export e produzione industriale è particolarmente deludente: crescita zero per le vendite oltreconfine tra gennaio e giugno, un risicato +0,8% nello stesso periodo per l’output. Brexit, instabilità geo-politica internazionale e rallentamento dei Bric’s aggiungono altra sabbia negli ingranaggi della crescita, rendendo sempre meno agevole la visibilità sulle prospettive future.
Anche dal lato del credito sembra essersi esaurita la spinta che aveva caratterizzato le nuove operazioni di finanziamento lo scorso anno. Tra gennaio e giugno i nuovi prestiti erogati alle imprese in Italia sono risultati mediamente in calo del 6,5%, 14 miliardi di euro in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Luca Orlando – Il Sole 24 Ore – 30 agosto 2016