«A me spiace vedere che c’è qualcuno che insinua che i cittadini verranno curati di meno per colpa dell’autonomia: non è colpa nostra se, in qualche comunità, sanno solo fare buchi nella sanità ed esportare ammalati». Lasciato a Venezia il consueto aplomb, ieri a Roma il presidente Luca Zaia è sbottato davanti alla bicamerale sulle Questioni regionali, dov’era in audizione insieme al collega Attilio Fontana in merito al negoziato che Veneto e Lombardia (più l’Emilia Romagna) hanno in corso con il Governo. Una seduta quasi interamente dedicata al tema della salute, dopo che nella commissione per l’Attuazione del federalismo fiscale il ministro Giulia Grillo aveva appena sottolineato «l’ormai insostenibile peso della migrazione sanitaria che affligge una consistente porzione di nostri concittadini che risiedono nel Centro-Sud», schiudendo così la porta alle autonomie, «meglio se per ogni Regione». Un’apertura però stroncata in serata dal vicepremier Luigi Di Maio: «Sull’autonomia non ho capito se prevale la linea mediana di Salvini o quella di Zaia più talebana. Personalmente penso che l’autonomia va bene, ma non deve creare malati di serie A e B e alunni di serie A e B».
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