Interventi di chirurgia estetica fatti passare per prestazioni salvavita (Napoli); finti acquisti di derrate alimentari e finti lavori di manutenzione che si traducono in un danno erariale da 2 milioni di euro (Bari); acquisti di protesi con “chiamata diretta” dei fornitori che succhiano indebitamente alla Asl oltre 3 milioni di risorse (Foggia).
La febbre da peculato, concussione e corruzione affligge più che mai le corsie di un Ssn già ad alto rischio di sostenibilità. E il campionario delle truffe in campo sanitario è inesauribile: i dati aggiornati delle Fiamme Gialle per il triennio 2010-2012 documentano 5.625 interventi effettuati, 5.817 denunciati e frodi accertate per 372,7 milioni, a fronte di danni erariali segnalati per 1 miliardo 648mila euro. A mettere a segno il colpo grosso non sono tanto e non sono solo i singoli cittadini, quanto piuttosto vertici sanitari e amministrativi incaricati di gestire e far marciare al meglio i luoghi di cura: i denunciati alla Corte dei conti sono 2.397.
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Tra le fattispecie ricorrenti figurano la rendicontazione di ricoveri o attività mai svolte (i pazienti convinti a trasferirsi dal Cardarelli di Napoli alla clinica privata Villa del Sole hanno pagato “in nero” ricoveri che un primario pubblico si è fatto rimborsare anche dal Ssn); la rendicontazione di prestazioni ospedaliere per le quali sono previsti rimborsi superiori (day hospital invece di visita ambulatoriale); la prescrizione di medicinali in quantità superiore alle effettive esigenze di cura; il fraudolento frazionamento dei periodi di lungodegenza che superano il limite massimo rimborsato dal Ssn.
Non mancano poi i finti ricoveri in regime d’emergenza in strutture prive di Pronto soccorso e gli emigrati o deceduti mantenuti negli elenchi dei medici di famiglia con la complicità di funzionari pubblici.
L’assistito inesistente è del resto una vecchia tradizione del Ssn. Forse un medico può “dimenticare” o non sapere che un cliente è passato a miglior vita. Più difficile credere alla buona fede nel caso delle 53 cartelle cliniche false (ricoveri mai avvenuti) o falsificate costate 364mila euro di indebito rimborso all’Azienda ospedaliera di Avellino. Difficile giustificare come distrazione le indennità di accompagnamento per complessivi 435mila euro indebitamente percepite in un triennio dall’Inps di Brindisi da circa 450 persone per parenti nello stesso periodo ricoverati in lungodegenza.
Difficile anche credere che un primario di Chirurgia plastica del Careggi di Firenze possa aver “dimenticato” per errore di versare al Fisco e all’azienda quanto dovuto per l’attività intramoenia che abbinava anche a una intensa attività “privata” svolta con i suoi più stretti collaboratori nelle cliniche non convenzionate di mezza Italia.
La fantasia non manca. La faccia tosta nemmeno. Lo stesso soggetto ha fatto creare una borsa di studio “aggiuntiva” finanziata dalla Regione e l’ha fatta assegnare poi a una dottoressa parente di un suo collega. Cattedratico pure lui.
Il Sole 24 Ore Sanità – 11 febbraio 2013