Tre contratti integrativi su 25 aziende ospedaliere monitorate e 12 contratti integrativi su 45 Asl monitorate. È il risultato scarso ottenuto dall’Aran nella sua verifica istituzionale sulla contrattazione integrativa, i cui risultati sono stati inviati al Comitato di settore.
Colpa dei ritardi di sottoscrizione. I contratti ricevuti e monitorati provengono dal Nord (11), dal Centro (1), dal Sud (2), dalla Sardegna (1). Quasi tutti i contratti sono risultati concentrati soprattutto sulle materie economiche.
Circa un contratto su due si occupa di criteri per la ripartizione e destinazione delle risorse decentrate e di sistemi di incentivazione del personale (rispettivamente 52,94% e 44,12%), ma nessuno fa i conti sui costi. Circa un contratto su tre affronta il tema dei criteri per le progressioni economiche (32,35%). In misura minore, sono state trattate altre materie come, i criteri per l’attribuzione del lavoro straordinario e i criteri per la mobilità interna.
Le criticità emerse sono relative prevalentemente alla mancanza di relazione tecnica e illustrativa, rilevata in 9 casi su 34 (26%).
Per le Asl e le aziende ospedaliere il basso numero di enti monitorati deriva dalla scelta, rispetto alla «numerosità dell’universo di riferimento», di un metodo campionario.
Tra Comuni e Ssn infatti il numero complessivo di sedi negoziali potenzialmente in grado di definire un proprio contratto integrativo è di circa 24mila unità.
Per Asl e aziende ospedaliere in particolare, la ricerca si è articolata su circa un terzo delle amministrazioni, rappresentativo delle varie suddivisioni geografiche.
Il campione delle aziende ospedaliere e delle aziende sanitarie locali ha precise caratteristiche. Le Asl sono state raggruppate in tre strati, in base alla fascia di popolazione servita sono state monitorate 45 amministrazioni, su un totale di 146 (30,82%) con un grado di copertura, rispetto al numero dei dipendenti non dirigenti, pari al 39,92%. Invece, le aziende ospedaliere monitorate sono 25, su un totale universo di 80 (31,3%) e il grado di copertura, rispetto ai dipendenti non dirigenti, è pari al 39,6 per cento.
Rispetto alle altre amministrazioni monitorate, il Servizio sanitario nazionale con il 21% di amministrazioni tra quelle censite che hanno inviato almeno un contratto integrativo è al penultimo posto seguito solo dal 12% dell’Afam (Alta formazione artistica, musicale e coreutica). I migliori – che hanno superato almeno il 50% di amministrazioni con almeno un contratto integrativo – sono stati i ministeri (76%), le Regioni e le autonomie locali (52%) contro una media nazionale del 36 per cento.
Il monitoraggio Aran sui contratti integrativi
Il Sole 24 Ore sanità – 21 marzo 2013