Bufera sulla clinica odontoiatrica, la denuncia della Cgil. Corruzione. Questo il reato su cui indaga la procura di Padova in relazione alla gara del 2005 che portò la clinica odontoiatrica padovana nello stabile di via Venezia.
l pubblico ministero Sergio Dini ha notificato un avviso di garanzia a Gian Antonio Favero e al fratello Lorenzo Favero, i due re delle cliniche odontoiatriche private (ne possiedono 16, la maggior parte nel nord Italia, ma anche all’estero), e altri due medici: Carlo Mazzocco, 72enne di Padova e Paolo Paniz, 53enne bellunese. Il sospetto è che dietro la decisione di portare la clinica in via Venezia, anzichè all’ospedale dei Colli dov’era prevista, ci sia una tangente da 300mila euro girata a Favero (professore e primario ospedaliero) attraverso un complicato meccanismo societario. Da tempo la procura di Padova ha messo gli occhi sulla clinica, sia nella gestione dei pazienti (l’indagine è per abuso d’ufficio) e ora anche per la sede della cliniica. La prima denuncia, in merito a questi temi, era stata fatta nel 2006 dalla Cgil. Sette anni sono passati dalle ricostruzioni fdall’allora responsabile dei lavoratori pubblici Ilario Simonaggio. «Sì, è passato molto tempo dalle denunce che erano state inizialmente archiviate, e ora a distanza di sette anni sembra che io abbia avuto ragione». L’inchiesta, avviata nel 2006 era stata archiviata dopo un semplice visura camerale della società che deteneva la proprietà dello stabile di via Venezia, e nella quale non compariva Favero. Sarebbe bastato andare un po’ più indietro nel tempo per scoprire quello che oggi hanno trovato i militari del Nas, coordinati dalla procura. Mazzocco e Paniz risultano infatti essere soci del centro odontoiatrico Giotto, cui l’ospedale versa un affitto di 550mila euro l’anno. I due medici indagati avrebbero acquistato alcune quote della società Fabianna srl, che controlla il centro odontoiatrico, versando a rate 300mila euro alla Gmp, immobiliare della famiglia Favero. Le stesse quote erano state in precedenza comprate dai Favero proprio da Fabianna, per un valore di 1500 euro. Il sospetto è che quindi i fratelli Favero si siano fatti versare 300mila euro in cambio della concessione dello stabile all’ospedale (in affitto). «Io non potevo conoscere i dettagli degli investigatori – dice Simonaggio – ma già nel 2006 avevo scritto in uin esposto dettagliato questo veloce giro di quote che creavano una cortina di sospetti sulla gestione della clinica, per le mie dichiarazioni venni querelato dalla famiglia Favero, mi sono difeso e il giudice ha stabilito che in quegli atti esprimevo solo il diritto di critica, poi però su quelle carte nessuno ha messo mano, finchè il pubblico ministero Sergio Dini non ha deciso di vederci chiaro». Il consigliere regionale Piero Ruzzante dice: «Se il sistema venisse confermato si pone il problema del controlo di quanto avviene nella sanità veneta, Zaia e Coletto farebbero bene a controllare che quanto si suppone sia accaduto a Padova non accada anche in altre Ulss venete».
Corriere Veneto – 20 luglio 2013