Ciambetti: «La seconda tranche arriva a febbraio» . In quindici giorni «bruciati» 777 milioni di euro. Sono quelli compresi nella prima tranche del prestito straordinario di 1,4 miliardi chiesto dalla Regione allo Stato per pagare i settemila fornitori della 24 aziende sanitarie venete che dal 2001 avanzano 1 miliardo e 318.900.000 euro.
Si tratta di ammortamenti non sterilizzati, appunto debiti e interventi strutturali, saldati in parte con questo gettito iniziale arrivato da Roma a fine agosto. «Il 99% delle risorse è già stato distribuito, l’ultimo 1% lo sarà entro la fine della settimana — spiega Roberto Ciambetti, assessore al Bilancio —. I 633 milioni della seconda parte del prestito arriveranno tra febbraio e marzo, perciò contiamo di estinguere l’arretrato prima della prossima estate». Un risultato che va oltre le previsioni, secondo le quali l’operazione si sarebbe dovuta concludere entro la fine del 2014. Un’accelerata che coprirà l’esposizione accumulata fino a tutto il 2012, per poi consentire di mettersi in regola alle Usl non ancora allineate sui 60 giorni di limite massimo entro cui onorare i versamenti imposto dall’Europa.
Attualmente la situazione in Veneto è infatti decisamente disomogenea: le più indebitate sono le Aziende ospedaliere di Verona e Padova, seguite dalle Usl di Venezia, Verona, Vicenza, Padova e Rovigo, mentre Feltre, Bassano e Thiene hanno già azzerato l’arretrato. In mezzo Bussolengo e Pieve di Soligo, meritevoli di pagare entro 30 giorni, mentre Treviso è giunta ai 60 canonici.
«Abbiamo pagato i fornitori in ordine cronologico, partendo cioè dai debiti più vecchi — chiarisce Ciambetti — alcuni hanno già ricevuto tutto l’importo dovuto, altri saranno definitivamente saldati con la seconda tranche del prestito. E’ una manovra che ci costa, ma era giusto dare un segnale a imprese capaci di garantire un apporto fondamentale alla qualità della sanità veneta». La Regione dovrà restituire il prestito in un trentennio, a un tasso di interesse compreso tra il 3,15% e il 4% e prelevando 45 milioni all’anno da due capitoli del Sociale: 18 dal fondo riservato ai Comuni per la disabilità e 27 dagli stanziamenti destinati a minori in difficoltà e alle famiglie disagiate per sostenere la retta di nido o materna. Voci, assicura Ciambetti, che saranno rifinanziate.
Intanto le aziende creditrici tirano un sospiro di sollievo. «La maggiore liquidità legata al pagamento degli arretrati si traduce nella salvaguardia dei posti di lavoro — spiega Angelo Fracassi, a capo della «Dasit Group» di Cornaredo (Milano), che si occupa di analisi del sangue per tutte le Usl della regione, tranne Rovigo —. Ad agosto avanzavamo dal Veneto 1.257.000 euro, con tempi di pagamento giunti a 343 giorni. In queste ore sono arrivati i primi soldi dall’Usl di Chioggia, una delle realtà più ritardatarie. E’ un segnale importante, significa che l’operazione intrapresa da Palazzo Balbi sta funzionando. Per noi, che tra Italia e Francia, contiamo 475 dipendenti per un fatturato di 120 milioni che aspira ai 130 nel 2014 e un capitale sociale di 71, è una buona notizia. Anche perchè abbiamo appena acquistato la Carlo Erba, con una spesa di 30 milioni, quindi ben vengano nuove risorse, utili anche a finanziare altre linee. Finora avevamo dovuto fermare gli investimenti, perchè non riponevamo molta speranza nel futuro, adesso finalmente arriva un incoraggiamento a ripartire. Del resto in 31 anni di attività abbiamo sempre reinvestito tutto».
In linea Francesco Gobbin, direttore amministrativo di «Lohmann&Rauscher», colosso dei dispositivi medici che ha sede a Rubano (Padova), rifornisce le due Aziende ospedaliere di Padova e Verona e le 21 Usl, e avanzava in totale oltre 500 mila euro dal 2011. «Al momento la giunta Zaia ha mantenuto la parola — conviene Gobbin — ad agosto ci ha mandato la ricognizione del debito e ora ha pagato tutte le fatture, fino al 2012 compreso. Rispetto a due mesi fa la situazione è rose e fiori, anche perchè da gennaio le Usl dovranno mettersi in riga, onorando il tempo massimo dei 60 giorni. Mi è sempre risultato incomprensibile che in una stessa regione ci fossero strutture capaci di saldare entro 30 giorni e altre, generalmente le più grandi come Venezia, Verona e Padova, regolamente in ritardo di oltre 200. Adesso però non possiamo lamentarci, la Regione ha mantenuto gli impegni».
Del resto l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, ha sempre ripetuto: «E’ doveroso avere un occhio di riguardo per le imprese in credito con la pubblica amministrazione. Non si può continuare ad assistere al suicidio di imprenditori, per di più non gravati da debiti ma da crediti che non riescono a riscuotere».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 27 settembre 2013