Di qua il genero, yemenita di 29 anni, musulmano osservante; di là il suocero, vicentino di 53 anni, poco incline ad accettare la ritualità voluta dal marito di sua figlia.
Uno scontro di civiltà che ieri è deflagrato in tragedia. Alla festa islamica del Sacrificio, ricorrenza celebrata ogni anno dai musulmani di tutto il mondo con lo sgozzamento dell’agnello, l’uomo non ci ha più visto: ha impugnato una calibro 22, è sceso nel garage di casa dove stavano per uccidere l’animale e ha esploso un solo colpo, letale, al cuore del genero. A far scattare la furia omicida sarebbe stata l’idea che al rito religioso potessero assistere anche i due nipotini, di due anni e di appena due mesi.
Un delitto commesso davanti agli occhi di diverse persone, fra le quali la figlia dell’uomo, 24 anni, che è stata dunque testimone oculare dell’omicidio. Con lei, nel garage di casa, c’erano gli amici musulmani del marito, tutti chiamati ieri da polizia e carabinieri di Vicenza a confermare la dinamica del fatto di sangue.
«Deposizioni convergenti , non ci sono dubbi sulle responsabilità del suocero», ha confermato il capo della squadra Mobile di Vicenza, Michele Marchese. L’uomo è stato dunque fermato con l’accusa di omicidio volontario.
Prima del fermo, l’uomo ha vagato per ore in città, liberandosi anche dell’arma. Poi ha deciso di fermarsi in un bar del centro e lì avrebbe confessato il folle gesto alla titolare del locale. «Ho fatto una cosa terribile, chiamate i carabinieri», avrebbe detto. Dramma nel dramma, quello di sua moglie che, da una parte, ha visto uccidere il marito e dall’altra deve fare i conti con un assassino che risponde al nome di suo padre.
E i due bambini? «Fortunatamente non erano in quel garage ma al piano superiore e quindi non hanno visto nulla», riferisce un carabiniere. La festa del Sacrificio, quello di Ismaele da parte di Abramo, significherà per loro una sola cosa: la morte del papà per mano del nonno.
Il Corriere della Sera – 16 ottobre 2013