A settembre 2013 si sono presentati al test d’ingresso di Medicina convinti che il bel voto del diploma avrebbe garantito qualche punto in più. Invece, all’uscita dalla prova, hanno scoperto che il governo Letta aveva appena annullato il «bonus maturità», introdotto per agevolare in graduatoria chi era uscito dalle superiori con un voto tra 80 e 100.
Una beffa. Ieri, però, il Tar del Lazio ha accolto con un decreto «cautelare» il ricorso collettivo presentato dall’Unione degli universitari per conto di oltre mille aspiranti camici bianchi esclusi: la prossima udienza, che potrebbe ratificare l’ammissione agli studi con riserva, è fissata per giovedì 20 febbraio. E tra gli oltre mille ricorrenti, 19 chiedono di essere «ripescati» proprio al Bo: «La nostra class action comprende anche 19 studenti che avevano svolto il test d’ingresso a Padova – spiega Marco Zabai, esponente padovano di Studenti per-Udu -. Sicuramente ce ne saranno molti altri che hanno presentato ricorso in forma autonoma, ma non siamo in grado di quantificarli. L’eliminazione del bonus maturità ha violato la certezza del diritto per molti candidati, che pensavano di avere più punti e di conseguenza hanno modificato il modo di rispondere alle domande». E la sentenza del Tar del Lazio potrebbe spianare la strada anche ad altri 27 candidati di Medicina a Padova, che hanno presentato ricorso per le irregolarità nei test.
Il Corriere del Veneto – 31 gennaio 2014