Dopo aver subìto l’onta d’essere lasciato ai margini del valzer ministeriale, il Veneto si rifà con l’invito a sedere alla gran tavolata dei sottosegretari. Non esattamente una riscossa, se si sta ai freddi numeri (appena 3 poltrone e «mezzo» su 44 in ballo), ma comunque di una certa soddisfazione, se si tengono da conto i reparti di assegnazione.
Pier Paolo Baretta è stato infatti confermato all’Economia, che anche nell’esecutivo Renzi si annuncia come la trincea più avanzata dell’azione di governo, e della squadra capitanata da Pier Carlo Padoan farà parte anche il commercialista veneziano Enrico Zanetti di Scelta Civica. Con loro scenderà a Roma la presidente della Provincia di Padova (a questo punto «ex», le due cariche sono incompatibili) Barbara Degani, alfiere del Nuovo Centro Destra e grande sorpresa di questa seconda tornata di nomine.
Chiude l’elenco dei veneti, il «mezzo» di cui si diceva, e cioè Gianclaudio Bressa, nato a Belluno nel 1956, sindaco del capoluogo dolomitico dal 1988 al 1993, deputato da cinque legislature. Non lo si può considerare un ministro «del Veneto» a pieno titolo per il semplice motivo che dal 2006 viene eletto in Trentino Alto Adige, dove vive. Tra i più strenui difensori delle autonomie speciali, è il pontiere tra i democrats e la Südtiroler Volkspartei, sicché è più facile si batta per il bene di Bolzano che per quello di Lamon, anche se il segretario del Pd Veneto Roger De Menech e il consigliere regionale Sergio Reolon (Pd), entrambi bellunesi, non rinunciano a tendergli una mano: «Spero che nella veste di sottosegretario metta la sua sensibilità e la sua esperienza al servizio dell’intero Paese e non solo di un territorio, contribuendo a risolvere i forti squilibri lungo il confine tra il Veneto ed il Trentino Alto Adige» chiosa De Menech, mentre Reolon si dice convinto che Bressa «sarà decisivo per confermare il ruolo di Belluno nell’affermazione delle Province speciali montane». Si vedrà se la fiducia è stata ben riposta.
De Menech non nasconde comunque un pizzico di delusione per una distribuzione degli incarichi che vede il Pd, al 23% in Veneto, messo sullo stesso piano del Nuovo Centro Destra e di Scelta Civica, stimati attorno al 2,7%: «Mentirei se dicessi che non ci aspettavamo qualcosa di più ma mi rendo conto che con questa maggioranza parlamentare Renzi era chiamato a rispettare equilibri delicati. Baretta, confermato in un ruolo strategico, darà un contributo importante. Resto in ogni caso convinto che più dei i nomi conti l’attenzione politica rivolta ad un territorio. E in tal senso mi pare che Matteo, con la prima uscita ufficiale a Treviso, abbia già dato un bel segnale». Nei corridoi del Pd si racconta di una certa delusione per Davide Zoggia, esponente di spicco della componente bersanian-cuperliana (il deputato padovano Alessandro Naccarato, pure della minoranza interna, commenta al curaro: «La mia città era rappresentata da Zanonato, ministro. Ora ci ritroviamo la Degani, sottosegretario. Se questo è il rinnovamento sono molto scettico…»), ma anche i renziani, che pure con De Menech hanno conquistato la segreteria regionale, sono rimasti a secco (Baretta è infatti un «franceschiniano»). Tra loro spicca l’esclusione della deputata Simonetta Rubinato, per la quale si erano spesi molti sindaci: «Avendo il Pd del Veneto ottenuto alla fine un solo esponente nel nuovo governo, confido a questo punto che si intenda dare risposta con fatti concreti alle richieste del nostro territorio» commenta sibillina lei in un concession speech postato su Facebook, mentre i bookmakers la danno ora concentrata sulla corsa alle Regionali del 2015 (corsa a cui prenderà parte un’altra esclusa eccellente di questi giorni, la senatrice Laura Puppato).
Decisamente diverso il clima che si respira in Ncd e Scelta Civica, dove la conquista di due posizioni di sottogoverno rappresenta un’occasione unica di rilancio sul territorio, a dispetto dei sondaggi deprimenti. Il vice governatore Marino Zorzato, demiurgo della nomina della Degani grazie al ruolo «pesante» di coordinatore del partito per il Nord Italia affidatogli da Alfano, gioca a fare il modesto: «E’ una vittoria della squadra, dai senatori Sacconi, Conte e Dalla Tor al gruppo regionale. Abbiamo condiviso il nome di Barbara e la richiesta che fosse destinata all’Ambiente, settore di grande importanza per il futuro del Veneto. Ci siamo spesi per questo e siamo contenti che i nostri sforzi siano stati premiati da Alfano con una nomina che dimostra attenzione per il nostro territorio». Soddisfatto anche Alberto Tondo, coordinatore regionale di Scelta Civica: «L’aspetto che più ci premeva era che Enrico fosse destinato ad una posizione coerente con le sue competenze, perché questo è uno dei cardini dell’azione politica di Scelta Civica: le persone giuste al posto giusto. Lui stesso l’aveva detto a Radio24: “All’Economia potrei dare il mio contributo, altrove non saprei”. Dalla riforma fiscale agli studi sull’Imu sono convinto che saprà giocare al meglio la sua chance, per il bene dell’Italia». Proprio dall’Economia dovrà invece fare le valige Alberto Giorgetti, che fu tra i vertici del Pdl in Veneto ed ora pare essere rimasto a metà del guado, tra Forza Italia reloaded e Ncd. Nonostante l’appoggio di alcune lobby capaci di fare la voce grossa a Roma, come quella dei concessionari dei giochi d’azzardo, il veronese dovrà lasciare il Palazzo. Caustico il commento di un irriducibile berlusconiano: «El can de do paroni, el more de fame. Vedremo se ora si convincerà a tornare con noi una volta per tutte».
Marco Bonet – Corriere del Veneto – 1 marzo 2014