Api italiane più in salute delle inglesi: con una moria delle colonie ferma al 5%, contro il quasi 34% di Gran Bretagna e Belgio. Questo uno dei primi risultati di Epilobee, il primo studio armonizzato pan-europeo sulle api ad oggi disponibile.
Efsa del resto lo aveva chiesto a più riprese: studi armonizzati, e su aspetti ancora poco noti (salute delle api regine, sui fuchi, e su nuove fonti di esposizione): facendo il punto sui gap di ricerca tuttora presenti in Europa sulle api e relativi studi tesi a investigare la “moria delle api”. La richiesta è emersa pure con forza nel corso di un incontro con le parti interessate (Stakeholders) dell’ultimo mese; e sembra aver trovato una prima- ancorchè parziale-risposta: una ricerca pionieristica, che ha valutato 32mila colonie di api in ben 17 Stati membri dal 2012 al 2013, ha scoperto che la mortalità delle api varia dal 3,5% al 33,6%. Cifre comunque più contenute di quelle temute. La moria è quella invernale, ben peggiore di quella estiva, che vede tassi di mortalità decisamente più bassi (fino ad un massimo del 13,6%).
Lo studio-primo nel suo genere- si presenta come incoraggiante. In confronto, gli apicoltori USA hanno perso circa un terzo dei propri alveari, nel corso dell’ultimo inverno.
Le cause
Lo studio, reso pubblico dalla Commissione Europea i giorni scorsi, sembra incoraggiante. E ha permesso di fare luce su uno degli aseptti più controversi: le cause reali della mortalità delle api. Se la Varroa (un acaro parassita) sembra contraddistinguere tutti gli stati membri, in Europa solo un massimo di 11,6% degli alveari presenta l’American fouldbrood, batterio del genere Paenibacillus Larvae- e ancora meno la variante Europea (fino ad un massimo del 2%). La ricerca è costata 3, 3 milioni di euro alla Commissione, ma è stata finanziata anche dai 17 Stati che vi hanno preso parte.
Ricordiamo che l’Europa ha fortemente ristretto l’uso dei neonicotinoidi, che stando ad EFSA, avrebbero il potenziale di danneggiare in profondità gli alveari europei. In tal senso è stato pubblicato il Reg. 485/2013, con condizioni specifiche e cautelative di uso e che vieta definitivamente la vendita di sementi trattate con neonicotinoidi (cosiddette “conciate”).
Nel 2012, EFSA aveva poi svolto il più ampio e sistematico lavoro mai fatto prima per la comprensione della moria delle api. Nel 2013 poi, EFSA aveva indetto una consultazione pubblica per la valutazione del rischio dei fitosanitari in relazione alla salute delle api. Fino al 13 marzo scorso, quando EFSA ha rinnovato la richiesta di sforzi tesi a stabilire un network europeo di ricerca per studiare in modo più armonizzato e completo la salute delle api. Tenendo conto in particolare dei cosiddetti “stressori multipli”, che sembrano avere tanto ruolo nel determinare la moria delle api.
Ancora controverso il ruolo degli OGM. Stando però alla stessa EFSA, proprio gli OGM potrebbero essere parte in causa del problema. Secondo diversi scienziati proprio gli insetticidi inseriti in alcune vareietà agronomiche diventano a tutti gli effetti uno “stressor” per le api. Con effetti negativi ancora da scoprire.
Sicurezza Alimentare Coldiretti – 2 maggio 2014