Un costo del personale su quello della produzione che in Basilicata sfonda il 57 per cento e un quoziente di indebitamento che nel Molise è pari a quarantatre volte la media nazionale. Debiti a 65 mld a fronte di crediti per 21,3 con un patrimonio netto di 45 mld. E tanto, troppo altro ancora che non va. Fabbriche di posti, dunque di perdite e di clientele. Serbatoi di consulenze.
Macine di debiti occulti. Grandi evasori dai controlli e dalla concorrenza grazie agli affidamenti «in house». A svelare altri retroscena di quell’universo mai abbastanza noto e mai abbastanza denunciato degli enti partecipati dagli enti locali, è ancora una volta la Corte dei conti. Che con una puntuta relazione della sezione autonomie appena inviata al Parlamento, ha tentato di fabbricare un’anagrafe per tanti versi ancora inedita del pianeta “partecipate”.
Idrovore di non piccola dimensione dei conti pubblici, le 7.472 società partecipate in tutto o in parte possedute dalle autonomie censite dalla magistratura contabile. E per questo da tenere sotto strettissima osservazione, è il sottinteso del rapporto alle Camere. «Per prevenire o contenere i fenomeni elusivi dei vincoli di finanza pubblica», sottolinea la relazione della Corte. Un fenomeno che sembra interessare in maniera particolare le società in house che prevalgono tra i 1.521 organismi a totale partecipazione pubblica finiti sotto la lente dei magistrati contabili.
È alla voce “costi del personale” che, tra le tante, la Corte dei conti dedica una serrata analisi. I valori sono nettamente più elevati tra le società a totale partecipazione pubblica: pesano per il 37% sul totale della produzione (il 30% sul totale degli enti), ma superano il 50% in Liguria, Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna. Con la Basilicata al top. Valori che restano elevatissimi anche nel raffronto del costo del lavoro con i valori di produzione degli enti: il 36,5% negli enti totalmente posseduti dagli enti locali e il 30% tra tutta la galassia delle partecipate. Spiega (anche con gergo burocratico) la Corte dei conti, nel mettere all’indice l’esplosione dei costi per il personale negli enti totalmente in mano agli enti locali: «I valori possono essere indicativi della scarsa efficacia dei vincoli assunzionali e, in generale, delle politiche di contenimento del costo del lavoro nei confronti di tali società».
Tradotto: sono stati non raramente aggirati (almeno fino al 2012, anno di riferimento della relazione), i vincoli alle assunzioni. Senza neanche poter capire se ciò sia dipeso da esigenze di erogazione dei servizi agli italiani. Che poi, oltreché utilizzatori (e primi pagatori) dei servizi, contribuiscono anche con
Gestione caratteristica delle controllate pubbliche osservate Regione Valle d’Aosta Piemonte Lombardia Liguria Trentino Alto Adige Veneto Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna
Il Sole 24 Ore – 11 giugno 2014