Le riforme non possono essere affossate. È un messaggio chiaro quello che Matteo Renzi manda presentando i due decreti approvati dal Consiglio dei ministri, il primo su crescita e semplificazioni, con la riforma della Pa e il taglio della bolletta energetica per le Pmi, e il secondo su agricoltura e ambiente.
E nella stessa ottica si collocano anche le altre decisioni prese dal Governo: dal via alle semplificazioni fiscali con l’arrivo della dichiarazione dei redditi precompilata, ai fondi per le scuole fino alla nomine: da quella, con tanto di super poteri, di Raffaele Cantone all’Autorità anticorruzione, ai vertici di Agenzia dell’Entrate, Istat, Enit e agenzia dei beni confiscati fino alla nuova commissaria Consob.
Con le misure varate «avremo 2 miliardi di tasse in meno che le imprese pagano», afferma il premer. Che ancora una volta fa capire che non intende vivacchiare. E tra i destinatari del suo messaggio c’è anche il Pd. «Il tempo delle mediazioni è terminato», dice chiaramente Renzi. Che non appare disposto a farsi imbrigliare dal “caso Mineo” mostrandosi deciso a tirare diritto sulla riforma del Senato.
«Non ho preso il 40% per per stare a vivacchiare, mentre qualcuno passa la giornata a vedere cosa fa un senatore noi stiamo rivoluzionando l’Italia», afferma il premier sottolineando come le decisioni prese dal Consiglio dei ministri siano la prova che il suo non è solo il Governo degli annunci. Come confermano i decreti legge varati e anche gli altri provvedimenti adottati con scui scatta la fase due del Governo. A cominciare dal decreto attuativo della delega fiscale sul versante delle semplificazioni, di cui il Governo ha avviato l’esame, che renderà operativa dal 2015 «la dichiarazione precompilata». Un testo che otterrà l’ok definitivo la prossima settimana probabilmente insieme all’altro decreto attuativo sulla riforma del Catasto.
Renzi si è messo al lavoro su queste misure di prima mattina appena rientrato dal viaggio in Oriente. E in conferenza stampa si sofferma anche su altri due Dpcm varati, quello che ripartisce i fondi per l’edilizia scolastica e il provvedimento sul processo telematico amministrativo, con cui dovrebbe essere garantito ai cittadini un “pin” personale per accedere alle pratiche. Il premier conferma poi che «entro la fine di giugno il Consiglio dei ministri» varerà i nuovi interventi su welfare e giustizia.
Intanto è già realtà la riforma della pubblica amministrazione. Il «grosso» del piano di riorganizzazione degli statali e delle strutture burocratiche, ricorda Renzi, è contenuto in un disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei ministri, anche perché «la riduzione delle Prefetture» o di altre sedi periferiche dello Stato «non può essere realizzata per decreto». Un provevdimento che non è blindato («Il Parlamento è sovrano»). La riforma della Pa consentirà la creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani. «Interveniamo con decreto legge sul ricambio intergenerazionale, con la modifica del trattenimento in servizio per creare 15mila posti nella Pa e riduciamo inoltre di molte ore i permessi sindacali», spiega il presidente del Consiglio. Che elenca altri due interventi emblematici: «Eliminiamo il diritto di rogito per i segretari comunali» e «riduciamo dal 75% al 10%» la percentuale sulle spese legali prevista per gli avvocati dello Stato nel caso di “giudizi” favorevole per le strutture pubbliche. Renzi non manca di evidenziare le misure per ridurre i costi a carico delle imprese facendo notare che oltre al taglio della bolletta energetica per le Pmi «è stato ridotto del 50% il diritto camerale».
«Non mi rassegno che vinca la palude», afferma il premier pensando anche all’assemblea del partito democratico che oggi vuole «mettere la residenza al 40» ottenuto alle “europee”. Renzi non sembra affatto intimorito dai 14 senatori dissidenti. Per fare le riforme il premier e il Pd «non guardano in faccia nessuno», né a chi fa le barricate in Parlamento né all’ex primo cittadino di Venezia Orsoni che ha patteggiato e quindi «non poteva più fare il sindaco». Avanti tutta, insomma. E «se c’è da incontrare Berlusconi o altri leader di forze politiche» per discutere dei testi sulle riforme «io sono pronto», assicura Renzi.
Il Sole 24 Ore – 14 giugno 2014