Incassavano bonus per mandare i figli all’asilo nido, avevano sconti per l’acquisto di libri e riduzioni per la mensa scolastica, ma non ne avevano diritto. Sono 3.435 i «falsi poveri» autori di truffe scoperte dalla Guardia di Finanza. Per non parlare delle agevolazioni sotto forma di borse di studio, servizi socio-sanitari domiciliari e per i servizi di pubblica utilità, cioè luce, gas e trasporti. Complessivamente sono stati diecimila, secondo le Fiamme Gialle, i cittadini che hanno percepito nel 2013 aiuti fiscali irregolari.
Secondo i calcoli elaborati dal Lef, l’associazione per la legalità e l’equità fiscale, i «furbetti» non versavano nella casse dello Stato e dei Comuni di residenza ogni anno circa 2 miliardi di euro. Gli errori nella dichiarazione Isee (Indicatore della situazione economica equivalente), quasi sempre elaborate dai Centri di assistenza fiscale (Caf), hanno prodotto per i contribuenti maxi multe comprese tra 5.164 e 25.822 euro. Molti cittadini, però, denunciano la pesantezza delle sanzioni che giudicano sproporzionate a fronte di quella che ritengono una loro sostanziale buona fede: «Devo pagare 7 mila euro per un errore del Caf, che non ha conteggiato tutte le voci di reddito. Io ho presentato tutti i documenti che mi hanno chiesto e ora non so come fare», scrive un contribuente allegando il suo verbale da 6.978 euro.
D’altra parte, però, diverse amministrazioni comunali segnalano l’aumento di casi che riguardano genitori separati per finta, che presentano un solo reddito, anche se vivono sotto lo stesso tetto, per poter poi pagare il minimo sulla retta di asili nido. Altri risultano come genitori che dichiarano redditi palesemente inferiori a quelli reali. Complessivamente, denunciano gli enti locali interpellati, in media, un terzo dei contributi erogati è frutto di dichiarazioni false o comunque fuorilegge. Le Fiamme Gialle ormai da anni effettuano questo tipo di controlli in maniera costante anche dopo avere stipulato protocolli d’intesa con i singoli Comuni: dal monitoraggio sui beneficiari delle prestazioni, a carico del bilancio pubblico, sono emerse migliaia di situazioni irregolari. Se le somme indebitamente percepite sono inferiori a 3.999,96 euro, si applica la sanzione amministrativa e non quella penale. Multa che comunque non può essere superiore al triplo del beneficio consentito: in sostanza, si fa la differenza tra l’importo da versare e quello effettivamente versato e si moltiplica per tre. Quindi se si sono pagati mille euro in meno rispetto a quanto dovuto, la sanzione ammonta a 3 mila euro.
Una situazione preoccupante è emersa in Liguria: i controlli a tappeto fatti dal nucleo Equità fiscale del Comune di Genova nel 2013 hanno portato a trovare irregolarità sulle dichiarazioni Isee delle famiglie nel 52% dei casi analizzati negli asili nido e nel 20% delle verifiche eseguite nelle scuole dell’infanzia. Intanto i finanzieri prendono in considerazione una gamma più ampia di tipologie di reddito, ma la guerra ai finti poveri si sposta in banca. Per combattere la piaga di chi sfrutta le prestazioni agevolate senza averne diritto, il nuovo Isee attingerà anche alle informazioni sui risparmi nei conti correnti.
Francesco Di Frischia – Il Corriere della Sera – 23 giugno 2014