Un dossier dell’agroalimentare sul fronte cinese si è, per fortuna, sbloccato. È quello relativo all’export in Cina di prodotti lattiero caseari sui quali l’Italia ha dovuto innescare una formidabile rimonta sulla deadline, la fine di aprile, fissata per certificare gli impianti produttivi all’estero.
Oltre un terzo dei 244 aspiranti ce l’ha fatta, e Granarolo, unica realtà in lizza per il latte per l’infanzia, potrà candidarsi all’export. Per tutti gli altri bisognerà ancora aspettare, ma sembra solo una questione di tempo.
La tolleranza zero del Governo di Pechino sui prodotti locali (metà dei produttori di latte è stata tagliata fuori, salvo procedere ad accorpamenti in realtà più grandi finanziate dallo Stato) ha portato, infatti, all’apertura verso i prodotti d’importazione, specie il latte per l’infanzia, sul quale grava l’ombra delle vittime dello scandalo del prodotto contaminato con la melamina distributo dalla cinese Sanlu.
Ma con una serie di paletti, primo tra tutti la certificazione degli impianti previa presentazione dei documenti entro il 30 aprile. Lo scorso 17 giugno gli ispettori cinesi sono arrivati in Italia dove si sono fermati per una decina di giorni. La delegazione cinese era era guidata da Gu Shaopin direttore del dipartimento certificazioni di Cnca, l’ente che certifica la qualità alimentare.
A novembre scorso le autorità di Pechino hanno annunciato che avrebbero regolamentato il settore lattiero caseario con nuove normative e la registrazione di tutti gli stabilimenti che vogliono portare i propri prodotti in Cina. È iniziato un lavoro frenetico in Ambasciata per produrre e tradurre il materiale. Da Roma sono arrivate 244 pratiche, i tempi erano strettissimi, almeno la metà dovrebbe aver superato l’esame.
Il dialogo con le autorità cinesi è attivo, in collaborazione con Cfda (China Food and Drug Administration) l’Ambasciata italiana organizza oggi un Forum sulla sicurezza alimentare che servirà a favorire la commercializzazione del prodotto italiano e la conoscenza della loro qualità. È un altro pezzo del rapporto con le autorità cinesi sulla sicurezza alimentare.
A Pechino le cose sono cambiate, negli ultimi cinque anni, infatti, il mercato cinese è aumentato rapidamente: sono almeno 200 le marche straniere che nel 2013 hanno venduto 195mila tonnellate di latte importato, contro le 93mila dell’anno precedente e le 40mila del 2011.
Si dice che il lattiero caseario cinese valga 12 miliardi di dollari. Ma quanto vale questo mercato per l’Italia? «Da zero a infinito», dice Angelo Zambrini, direttore qualità di Granarolo. Paolo Zanetti vicepresidente di Federalimentare e delegato all’internazionalizzazione di Assolatte ma soprattutto imprenditore e amministratore della Zanetti Spa azienda leader nella produzione e commercializzazione di Grana Padano e Parmigiano Reggiano ha fatto due conti: l’Italia è il quinto esportatore di formaggi in Cina con un incremento superiore al 33% rispetto al 2012, 417 tonnellate esportate, quasi il 60% in più dell’anno precedente. Il quadro è promettente.
Perché, come ribadisce Flavio Innocenzi, direttore del Consorzio Asiago, «non è affatto vero che ai cinesi il formaggio non piaccia, è che ancora non lo conoscono».
Il Sole 24 Ore – 8 luglio 2014