Al via la discussione generale al Senato. Il termine per presentare gli emendamenti è stato fissato per la mattina di martedì 15. Le votazioni dovrebbero iniziare mercoledì 16
Al via la settimana decisiva per la riforma del Senato. Stamattina alle 11 è iniziata la discussione generale del disegno di legge Boschi in aula a Palazzo Madama, con gli interventi dei due relatori Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli. A seguire il voto su due pregiudiziali di costituzionalità: una del M5s, che ha annunciato «una lunga battaglia» in aula, e l’altra di Sel ed ex M5s. Il termine per presentare gli emendamenti è stato fissato per la mattina di martedì 15, ma potrebbe slittare di qualche ora su richiesta di grillini e “frondisti”. Salvo ripensamenti, le votazioni dovrebbero partire dalle 9,30 di mercoledì 16. Si inizia a votare mercoledì. Incerta la data del via libera. Il governo punta a venerdì. Ma Calderoli ha dichiarato che «se tutto va bene il voto finale ci sarà a metà della prossima settimana», prevedendo la presentazione di «circa 1.500 emendamenti».
Renzi: avremo ampia maggioranza
Dopo il via libera venerdì scorso in Commissione affari costituzionali, il governo spera che il cammino delle riforme sia ora più agevole e che l’aula non faccia scherzi. «Avremo una maggioranza molto ampia», ha dichiarato al Tg1 ieri il premier Matteo Renzi. Il percorso comunque non è breve. Trattandosi di una riforma costituzionale, essa ha infatti bisogno di quella che in gergo si chiama “doppia lettura conforme”: il Senato e la Camera dovranno votare l’identico testo per ben due volte. Se cambia una virgola, si ricomincia da capo.
L’ultimatum di Grillo sulla legge elettorale
Ma oggi, sul fronte politico è attesa anche la risposta di Renzi all’ultimatum sulla legge elettorale lanciato ieri da Grillo e Casaleggio. Sul blog i due fondatori del M5s hanno intimato al premier di fissare «entro 24 ore un appuntamento per riprendere il dialogo», interrottosi lo scorso 7 luglio, quando Matteo Renzi annullò l’incontro in calendario con la delegazione M5s sulla riforma elettorale, in mancanza di una risposta scritta alle 10 condizioni indicate dal Pd. A stretto giro le risposte erano arrivate, con aperture sul doppio turno e sul premio maggioritario, ma Renzi, impegnato a chiudere l’accordo sul nuovo Senato con Fi, ha “snobbato” il M5s. Di qui l’ultimatum di Grillo e Casaleggio, con un post cofirmato sul blog: «Il M5S ha messo alla prova la velocità di Renzie e ne ha constatato la lentezza da bradipo. Da settimane è stata data la nostra disponibilità a convergere sulla legge elettorale». Il tutto mentre il leader Ncd Angelino Alfano promette: «Sulla legge elettorale daremo battaglia», rilanciando sulle preferenza, perché «con le liste bloccate sono le oligarchie di partito a decidere».
La fronda di Forza Italia
A palazzo Madama la fronda dei dissidenti favorevoli al Senato elettivo (sulla carta 22 in Fi e 16 nel Pd) sembra destinata a ridimensionarsi. Non rientra però il malessere in Forza Italia, con i “malpancisti”, guidati da Augusto Minzolini, schierati per il Senato a elezione diretta. Ma ieri è uscito allo scoperto anche Raffaele Fitto, con una lettera aperta a Berlusconi. «Non sono, non siamo “contro le riforme” – ha scritto l’europarlamentare Fitto – Ciò che crea grande perplessità sono invece due ordini di questioni, i contenuti della proposta in campo e la fretta». E intanto è fissato per domani, a meno di ulteriori slittamenti, l’incontro dei gruppi parlamentari di Forza Italia con Berlusconi. Un’assemblea plenaria nella quale il leader di Fi richiamerà i dissidenti all’ordine, cercando di convincerli della necessità di rispettare il patto del Nazareno e votare il ddl Boschi.
Il cronoprogramma della riforma del Senato
Acquisito il primo sì del Senato, il disegno di legge verrà incardinato a fine luglio in commissione Affari costituzionali della Camera . La discussione entrerà nel vivo a settembre. Entro quel mese il governo spera che l’aula di Montecitorio possa licenziare il testo. Se Montecitorio, come è altamente probabile, dovesse cambiare qualche parte della riforma, ci sarebbe bisogno di un nuovo passaggio in Senato per confermare le modifiche. Si arriverebbe così alla fine di ottobre. A quel punto potrebbe prendere il via la procedura della seconda lettura del disegno di legge da parte di Camera e Senato, obbligatoria per tutte le riforme costituzionali. Tra una lettura e l’altra devono passare almeno tre mesi: ciò vuol dire che la Camera potrebbe riprendere in mano il dossier a fine dicembre 2014 e il Senato a fine gennaio 2015.
Ipotesi referendum
Ma a quel punto potrebbe essere necessario un ulteriore passaggio: quello del referendum confermativo, che la Costituzione rende possibile se la riforma non viene approvata con i due terzi dei voti in ciascuna Camera. In tal caso ci sarebbero tre mesi di tempo per raccogliere le firme (quindi si arriverebbe a fine aprile 2015). Raccolte le firme, il referendum deve tenersi in una domenica compresa tra il cinquantesimo e il settantesimo giorno dall’indizione: se tutto va bene si arriverebbe così a metà giugno del 2015.
Il Sole 24 Ore – 14 luglio 2014