Il presidente di Unicarve, Barbisan: “Stiamo aspettando anche quello del Sistema di Qualità nazionale zootecnia, che speriamo il ministero delle Politiche agricole registri presto”. “Il “sogno” di dare un “nome” alla carne bovina prodotta nei nostri allevamenti è ora realtà”– ha detto Fabiano Barbisan, presidente del Consorzio Italia Zootecnica e di Unicarve – commentando la partenza di oltre 100 macellerie, che in questi giorni stanno inserendo la carne certificata con il marchio “Qualità Verificata” della Regione Veneto.
“E’ un buon inizio – spiega Barbisan – perché ci consente di comunicare al consumatore il marchio “QV” esponendo il certificato di etichettatura facoltativa associato a dei “segnaprezzo” posizionati sulla carne esposta che riportano la “Q” di colore rosso con una “V” all’interno, stilizzata, di colore bianco, oggetto di migliaia di spot televisivi, radiofonici e carta stampata, gadget e promozione in store, con un impegno di spesa di oltre 2,5 milioni di euro, finanziati al 50% e 70%, dalla Regione Veneto. Abbiamo iniziato con le macellerie e puntiamo alla distribuzione organizzata del territorio – continua Barbisan – che ha già risposto positivamente con il Gruppo Ama Crai Nord-Est, che conta centinaia di punti vendita sparsi in tre Regioni (Veneto, Friuli ed Emilia Romagna). Siamo anche in contatto con altre catene e con una piattaforma distributiva, che serve ristoranti ed agriturismi, disponibile all’inserimento nei listini della carne “Qualità Verificata””.
Barbisan ha inoltre aggiunto: “Stiamo aspettando anche il marchio del Sistema di Qualità nazionale zootecnia, che speriamo il ministero delle Politiche agricole registri presto e lo renda disponibile”. “Noi puntiamo a “Sigillo Italiano” – dice Barbisan – che potrà trainare i marchi regionali ed essere utilizzato assieme o alternativamente, a seconda di dove si commercializza la carne, offrendo delle opportunità uniche a livello di marketing. Spero anche che entro fine anno venga emanato il Decreto ministeriale di proroga dell’attuale sistema di etichettatura facoltativa, indispensabile per dare informazioni “verificabili, oggettive e non fuorvianti” e, soprattutto, per non gettare alle ortiche un sistema che da anni funziona molto bene, vede partecipe l’intera filiera e che potrà essere usato ancor di più, unitamente ai sistemi di qualità, per comunicare le nostre eccellenze di prodotto ai consumatori, sempre più preoccupati per gli “allerta comunitari” e le frodi in campo alimentare. Alle nostre istituzioni – conclude Barbisan – chiediamo di ascoltarci e rendere disponibili gli strumenti che abbiamo progettato da tempo nel Piano carni bovine nazionale, mettendoci la nostra faccia. A breve presenteremo una proposta di legge per rendere tracciabile nei ristoranti ed agriturismo la carne, come funziona, dal 2002, in Francia. Il nostro motto è #mangiareinformati!”.
Agronotizie – 4 dicembre 2014