Contratti collettivi nazionali di lavoro meglio di quelli differenziati su base regionale. È questa la conclusione cui è giunta l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), l’agenzia delle Nazioni Unite promuove il miglioramento delle condizioni di lavoro: in controtendenza rispetto al mainstream seguito dal diritto del lavoro e da varie istituzioni internazionali, critica apertamente la tendenza a differenziare su base regionale le contrattazioni sul lavoro.
Inversione di rotta Per Susan Hayter, specialista Ilo delle relazioni sindacali «decentralizzare il processo negoziale, e lasciare che le imprese trattino in assenza di forti accordi a livello nazionale, peggiora le condizioni di lavoro e i salari». La tendenza a decentralizzare che si è andata affermando negli ultimi anni, secondo l’Ilo, peggiora «le disuguaglianze sul lavoro e l’instabilità sociale». Anche in Europa la questione della differenziazione salariale su base regionale è stata spesso proposta, negli anni scorsi, da varie istituzioni come una delle riforme strutturali che era maggiormente necessario approntare per sostenere il mercato del lavoro. Usa e Gran Bretagna esempi da non seguire Una tesi ora fortemente criticata dall’Ilo, che cita come esempi da non seguire i casi di Stati Uniti e Gran Bretagna: «Il forte aumento delle disuguaglianze negli ultimi anni – ricorda Hayter – può essere direttamente legato al declino dei sindacati e al declino in parallelo della contrattazione collettiva nazionale». All’opposto «quando c’è un significativo sostegno ai meccanismi di contrattazione collettiva, come in Danimarca, Finlandia, Francia, Olanda e Svezia, il divario tra salari più alti e più bassi è significativamente inferiore». Deregulation e produttività Sotto accusa anche l’equazione che associa la deregulation su questo aspetto chiave del lavoro al miglioramento di produttività e delle performance aziendali. «Ci sono notevoli prove sul fatto che le contrattazioni collettive che riducono la disuguaglianza salariale, lungi dal frenare la produttività, possono contribuire a produttività e competitività. Quando i cambiamenti nell’organizzazione vengono concertati con i lavoratori – conclude Hayter – spesso il risultato è un miglioramento delle performance aziendali».
Ilsole24ore.com – 17 settembre 2012