La scure dei tagli colpisce spesa e posti letto: 14mila in meno per le degenze ordinarie (ma 6.653 in più per lungodegenza e riabilitazione) da ridurre non con il bisturi, ma con l’eliminazione di almeno 1.500 reparti (e di altrettanti primari).
Un taglio in più, dopo che nelle Regioni dal 1997 al 2011 sono già stati tagliati poco meno di 100mila posti letto. È l’effetto dello schema di decreto Salute-Economia messo a punto in base alla spending review di agosto, che ha portato da 4 a 3,7 i posti letto per mille abitanti.
Le Regioni dovranno recepire il decreto entro dicembre e con i risparmi della razionalizzazione sviluppare l’assistenza sul territorio secondo le indicazioni del decretone Balduzzi. Ai governatori le imposizioni non piacciono e hanno concordato con il ministero una revisione, messa a punto dagli assessori in queste ore, che prevede di articolare il decreto in tre fasce: standard d’obbligo per tutti, quelli legati alle disponibilità economiche e quelli che saranno solo “linee guida” per la programmazione regionale. Ad esempio, i 3,7 posti letto per mille abitanti sono uguali per tutti, ma quanti di questi dedicare agli acuti e quanti ai post-acuti si deciderà sul territorio. E ancora, tutti devono rispettare le misure anticendio e sicurezza degli ospedali, ma servono risorse.
Se gli standard fossero applicati in modo rigido, pochi ospedali avrebbero le carte in regola: solo il 20% (274 su 1.400 circa) sarebbero promossi per aver rispettato i parametri di risultato su una serie di interventi che vanno dalla bassa mortalità per by pass aortocoronarico al numero di parti cesarei. E molte strutture private dovrebbero abbandonare il Ssn. Il decreto prevede possa essere accreditato solo chi ha più di 80 posti letto: almeno 250 (la metà) sarebbero a rischio.
Paolo Del Bufalo – 29 novembre 2012