317 allevamenti avicoli coinvolti e oltre 14 milioni di animali: l’epidemia di influenza aviaria H5N1 ad alta patogenicità verificatasi tra il 2021 e il 2022 ha al suo attivo numeri impossibili da sottovalutare. Circoscritta in un’area ad alta densità, l’epidemia si è poi diffusa rapidamente prima nella provincia di Verona fino ad interessare province e alle Regioni circostanti.
Proprio questa rapidità (sono stati segnalati picchi di oltre 50 nuovi focolai a settimana) ha fatto ipotizzare due possibili scenari:
1) Contatto diretto tra allevamenti infetti e le altre aziende
2) Comuni fonti di infezione. Il compito di spiegare la dinamica di diffusione dell’epidemia è stato svolto dal Laboratorio epidemiologia e analisi del rischio in sanità pubblica (SCS4) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) che si è avvalso della network analysis, una metodologia che permette di studiare le caratteristiche e le relazioni (ovvero le connessioni) tra gli oggetti (i nodi) esistenti all’interno di un network. I risultati dello studio, pubblicati su Pathogens, hanno evidenziato l’esistenza di diversi cluster genetici virali, tuttavia tra le numerose variabili individuate, solo alcune hanno condizionato la struttura del network (ovvero le relazioni tra i nodi) e quindi la diffusione della malattia. Tra queste sono state segnalate: l’appartenenza degli allevamenti alla stessa filiera avicola, la durata dell’esposizione degli allevamenti a focolai attivi e la distanza geografica tra le aziende.
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