Siamo tutti cresciuti con l’idea che una qualsiasi somma di denaro depositato in banca fosse al sicuro. Adesso non è più così. Anzi. Oggi mettere in banca un capitale è come mettere la testa dentro la bocca del leone. Si può solo sperare che la bestia non abbia appetito. La bestia è naturalmente l’amministrazione finanziaria alla quale le banche e tutti gli altri istituti di credito sono obbligati a trasmettere i dati di tutti i più importanti movimenti effettuati dai clienti. Trasparenza totale e assoluta. Fin qui nulla di nuovo. L’escalation fatta registrare dalla crisi di Cipro negli ultimi giorni ha trasformato però l’abolizione di ogni forma di privacy in un vero e proprio incubo per i contribuenti.
Per la prima volta infatti l’Unione europea ha ordinato di espropriare fino al 40% dei conti correnti relativi a importi superiori a 100 mila euro. Non solo. Jeroen Dijsselboem, presidente dell’eurogruppo, ha affermato che lo scippo messo in cantiere a Cipro è un modello di salvataggio degli istituti di credito che potrebbe essere replicato anche in altri paesi, salvo poi cimentarsi in una smentita di rito poco convincente. Qualche giorno prima Jorg Kramer, capo economista di Commerzbank, dopo aver notato che gli italiani hanno un patrimonio pro capite superiore a quello dei tedeschi, ha detto che per ridurre in termini quasi accettabili lo stock di debito pubblico del Belpaese basterebbe applicare una patrimoniale del 15% sulle attività finanziarie degli italiani.
Qualche anno fa chi si fosse azzardato a proporre in pubblico simili sconcezze sarebbe stato mandato a una visita psichiatrica. Oggi invece i bookmaker internazionali accettano scommesse. Secondo Betaland, l’ipotesi che anche in Italia verrà applicato un prelievo forzoso sui conti bancari entro luglio si gioca a 3,95. Un’ipotesi quindi non proprio remota. E che non sarebbe nemmeno una novità assoluta, perché un prelievo sui conti correnti fu già sperimentato nel 1992 dal governo di Giuliano Amato, sebbene con aliquote molto basse (0,6%). Con l’aria che tira nulla di strano che alla prima emergenza finanziaria non si trovi niente di meglio del prelievo sui conti bancari che, ormai, sono per l’Agenzia delle entrate un bancomat. Meglio allora tenere i soldi sotto il materasso? O portarli all’estero?
La prima soluzione ha diversi inconvenienti pratici e rischi non indifferenti. La seconda è ancora peggio. Perché portare i soldi all’estero in modo legale non crea nessun vantaggio rispetto al tenerli in una banca nostrana. Portarli in modo illegale comporta rischi enormi, che probabilmente non vale più la pena di correre. Ci vuole poco per trasformare un paradiso fiscale in un vero e proprio inferno (vedi Cipro). Qualche strumento di riduzione del rischio in realtà si può ancora trovare, ma è necessario studiare le misure più adatte alle esigenze di ciascun risparmiatore.
ItaliaOggi – 1 aprile 2013