di Lucilla Vazza. Libera professione intramuraria più povera nell’era del dopo Balduzzi. La revisione delle regole del gioco voluta dall’ex ministro della Salute con la legge n. 158/2012 non ha portato più ricchezza nelle tasche dei medici, mentre ha aumentato (non di tantissimo) il gettito per le aziende sanitarie. Per i cittadini invece in un solo anno la spesa pro-capite è diminuita a volte significativamente. Continua il trend negativo dei ricavi per prestazione, che passano da 1,265 miliardi del 2009 a 1,152 miliardi del 2013. Che significa, in valore pro capite, un calo (per ogni cittadino) da 21 euro ai 19 del 2013. Ma questo significa che scende anche il costo dell Alpi per le aziende sanitarie, e tra costi e ricavi si va quasi in pareggio: 218 milioni del 2012 diventano 219 nel 2013. Il conto annuale fornisce anche una quantificazione dell’indennità di esclusività percepita dai dirigenti medici e sanitari. La relazione
Che nel 2013 vale a 1,296 miliardi, con un valore procapite di 10.753 euro. L’anno prima ogni medico prendeva in media 10.768. Una riduzione inesorabile rispetto agli 11.132 del 2010: i dottori ci hanno rimesso e nemmeno poco. Il compenso medio per ogni medico è stato nel 2013 di 16.814 euro lordi con forti variabilità territoriali: i più ricchi sono in Emilia Romagna con 23.367, dove si effettua da sempre più attività intramoenia, mentre i guadagni più light sono quelli dei medici calabresi fermi a 6.173 euro all’anno (meno della metà della media nazionale).
Ricchi e poveri
A livello generale si conferma una conformazione geografica ormai consolidata: si fa più intramoenia nelle Regioni “ricche” rispetto a quelle più “povere”. Dal 2012 al 2013 è calata ovunque la spesa pro-capite , tranne poche eccezioni. Fa particolarmente rumore il dato del Lazio: in un anno si è passati da 26 euro per ogni cittadino a 21,9 del 2013. La media è dunque di 19,3 euro, con i picchi dell’Emilia Romagna (stabile a 31,6 euro) e, in negativo, della Calabria con deprimente valore di 4,8 euro, in calo rispetto al precedente di 5,3. Scende anche la spesa in un’altra regione leader per l’Alpi: in Toscana si passa dal record di 32,1 euro nel 2012 al più contenuto 30,2 del 2013. Controtendenza per il Molise che cresce da 12,9 euro a 14,3.
Specialisti sempre al top
Anche nell’era del dopo Balduzzi le prestazioni specialistiche restano il vertice delle attività libero-professionali intramurarie con un valore del 65,8%, in minimo calo rispetto al 2012 (65,5%). La specialistica è di conseguenza anche l’area più ricca con ricavi cresciuti in due anni da 757 milioni del 2010 a 804 milioni del 2013, con un balzo da leone del 6,3%. Per l’area specialistica la media pro-capite per cittadino è di 12,7 euro, con il record dell’Emilia Romagna che tocca i 23,9 euro.
Area ospedaliera: cresce il day hospital
Calano anche i dati sull’ospedaliera in intramoenia. Il numero dei dimessi in regime ordinario cala, passando dallo 0,49% del 2010 allo 0,41 del 2013. Trend inverso per il day hospital: a fronte di una generale dininuzione dei ricoveri, migliora (ma certamente senza clamori) la quota in intramoenia, che cresce dallo 0,20 allo 0,22%.
IL COMUNICATO DEL MINISTERO
Relazione annuale al Parlamento sull’esercizio dell’attività libero professionale intramuraria – 2013
Il Minsitro della salute Beatrice Lorezin ha trasmesso al Parlamento il 6 agosto scorso la “Relazione annuale al Parlamento sull’esercizio dell’attività libero professionale intramuraria” relativa all’anno 2013.
In sintesi lo stato di attuazione delle norme risulta ancora estremamente diversificato nei vari contesti regionali. Tuttavia si evidenzia che i dati contenuti nella relazione mostrano un generale trend positivo.
Dall’analisi condotta emerge che:
10 Regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Abruzzo, Campania, Calabria, Sardegna) hanno provveduto ad emanare o aggiornare gli indirizzi regionali, successivamente all’entrata in vigore del citato decreto di riforma;
15 Regioni (Valle d’Aosta, Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna) hanno provveduto a predisporre l’infrastruttura di rete .Tuttavia dal monitoraggio a livello aziendale emerge che solo in 10 Regioni (Valle d’Aosta, P.A. Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Campania, Puglia, Basilicata) tutte le aziende hanno provveduto ad attivarla, e in alcune regioni, pur mancando la predisposizione dell’infrastruttura a livello regionale, questa è stata ugualmente attivata a livello aziendale;
in 7 Regioni/Province Autonome (Valle d’Aosta, P.A. Trento, P.A. Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Molise, Basilicata) tutte le Aziende dispongono di spazi idonei e sufficienti a garantire l’esercizio dell’attività libero-professionale. Le Aziende che hanno segnalato la carenza di spazi interni hanno fatto ricorso all’acquisizione di spazi ambulatoriali esterni (tramite acquisto, locazione e convenzione) e/o all’attivazione del programma sperimentale presso gli studi privati dei professionisti collegati in rete, previsti dal decreto legge n. 158 del 2012;
10 Regioni (Piemonte, Lombardia, Liguria, Umbria, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna) hanno evidenziato la necessità di adottare il programma sperimentale sul proprio territorio.
L’indagine ha altresì evidenziato che in media il 49,8% dei Dirigenti medici del Servizio Sanitario Nazionale, a tempo determinato e a tempo indeterminato con rapporto esclusivo, esercita la libera professione intramuraria (circa 55.500 medici), con punte che superano quota 55% in Valle d’Aosta, Lazio, Liguria, Piemonte Marche e Lombardia, viceversa, toccano valori minimi in Regioni come la Sardegna (32%) e la Provincia Autonoma di Bolzano (15%). Dei Dirigenti medici che esercitano l’ALPI, circa il 70 % lo fa esclusivamente all’interno degli spazi aziendali, mentre il 17% esercita esclusivamente al di fuori della struttura ed il 13% svolge attività libero professionale sia all’interno che all’esterno delle mura aziendali.
Con riferimento all’attività esercitata esclusivamente al di fuori della struttura, si registra che solo il 49% dei medici svolge tale attività in studi privati collegati in rete o presso altre strutture pubbliche previa stipula di una convenzione.
Rispetto alle precedenti edizioni, la Relazione di quest’anno si arricchisce delle informazioni relative al grado di implementazione delle disposizioni previste dal decreto legge 13 settembre 2012, n.158 convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189 (cd. decreto Balduzzi).
Il secondo volume della relazione
Il Sole 24 Ore sanità – 11 settembre 2015